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Donne e lavoro. Bilanci e promesse oltre l’8 marzo

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Nella giornata dedicata alle donne si fanno bilanci e promesse. Nonostante piccoli miglioramenti dovuti allo spostamento dei lavori dall’industria ai servizi, le donne sono ancora largamente escluse dal mercato del lavoro e, ad ogni modo, difficilmente hanno percorsi lavorativi continui. Ne sono causa la procreazione e la cura dei figli come degli anziani e dei disabili in famiglia.

Necessarie sono allora più robuste politiche di collocamento mirato in un ambiente che deve essere denso di opportunità di apprendimento per incrementare continuamente abilità e competenze di tutti coloro che ne hanno volontà. Lo stesso contratto di apprendistato potrebbe essere esteso agli adulti che, usciti dal mercato del lavoro, vogliono rientrarvi dopo una lunga fase di inattivita’. Anche il sistema previdenziale deve prendere atto di tutto questo e differenziare l’età della pensione di vecchiaia tra uomini e donne perché quest’ultime, soprattutto se oggi adulte, non hanno accumulato versamenti contributivi per il pensionamento anticipato di “anzianità”.

La vera innovazione punitiva della riforma Fornero ha infatti riguardato le donne e i venti miliardi di spesa per deroghe successivamente introdotte non le hanno considerate nella loro evidente specificità. Lo Stato infine può farsi carico di contributi figurativi corrispondenti ai periodi di gravidanza e di cura dei familiari non autosufficienti da versare al “conto” previdenziale delle donne disoccupate. Uomini e donne, insomma, devono avere le stesse opportunità ma non sono uguali per cui le politiche pubbliche devono corrispondentemente adeguarsi alla realtà fattuale.

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