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Il Russiagate va avanti. Il processo a Manafort e tutti i soggetti coinvolti

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Trump e il russiagate imperversano sui giornali Usa e di gran parte del mondo. Le accuse del procuratore speciale Mueller includono al momento alcuni dei responsabili della campagna elettorale di Trump, ma nessuno di loro è stato accusato di collusione con i russi per influenzare le elezioni presidenziali. Gli altri accusati sono un uomo d’affari californiano, un avvocato con sede a Londra e un gruppo di 13 “troll” russi che agivano su internet attraverso tre società.

Vediamo nel dettaglio chi sono costoro, il loro rapporto con Trump, di cosa sono accusati e cosa rischiano.

Uno dei nomi più importanti è sicuramente quello di Paul Manafort, già consulente politico di Trump e alla guida della sua campagna elettorale. Contro di lui sono state formalizzati 18 capi d’imputazione per reati finanziari vari (si va dalla frode bancaria alla mancata dichiarazione di conti esteri), oltre ad accuse minori. Manafort è stato incarcerato ma continua a dichiararsi innocente. Contro di lui è stata presentata lo scorso 22 febbraio una nuova incriminazione di 32 pagine che coinvolge anche il suo vice, Rick Gates, con l’accusa di aver mentito nelle dichiarazioni dei redditi e di aver cospirato per commettere frodi bancarie. La prima udienza del suo processo è stata fissata per il 17 settembre, quando gli Stati Uniti saranno in piena campagna per le elezioni di midterm. Se condannato, Manafort rischia il carcere a vita.

Diverso il comportamento di Rick Gates, che si è dichiarato colpevole di alcune accuse e che sta collaborando con gli inquirenti. Decennale socio d’affari di Manafort e suo vice nella campagna presidenziale, ha contribuito a creare la America First Policies, una organizzazione no-profit con lo scopo di rafforzare l’agenda di Trump. Contro di lui sono stati avanzati 12 capi di imputazione, tra cui quello di cospirazione per riciclare denaro. Il 23 febbraio si è dichiarato colpevole di due accuse, dopo essersi inizialmente dichiarato innocente. Prima della sua dichiarazione di colpevolezza rischiava dieci anni di carcere e la perdita di tutti i suoi averi.

Del giro di Manafort e Gates fa parte l’avvocato Alex Van Der Zwaan, che lo scorso 20 febbraio si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi sui suoi contatti con l’ex consigliere di Trump. 33 anni, legale dello studio londinese Skadden, Arps, Slate Meagher e Flom, ha lavorato con i due quando prestavano servizio come consulenti politici in Ucraina. È il genero di German Khan, miliardario proprietario del gruppo Alfa, il più grande gruppo finanziario e industriale della Russia. Sarà giudicato il prossimo 11 aprile.

Altro nome pesante coinvolto nell’inchiesta è ovviamente quello di Michael Flynn, l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale. Come Gates, Flynn sta collaborando, dichiarandosi colpevole di false dichiarazioni all’Fbi sui colloqui avuti con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak sulle sanzioni alla Russa e su una risoluzione Onu su Israele. Dalle carte di Mueller risultavano infatti una serie di conversazioni tra Flynn e l’ambasciatore. Dall’inchiesta, dopo le sue ammissioni, è uscito il figlio, Michael G. Flynn.

A collaborare con Mueller è anche George Papadopoulos, ex consigliere di politica estera della campagna di Trump. Arrestato il 27 luglio, il 5 ottobre si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi sui suoi rapporti con i russi. Secondo i documenti pubblicati a fine ottobre, la Casa Bianca era a conoscenza dei suoi sforzi per organizzare un incontro tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin. La White House ha preso le distanze da Papadopoulos, sostenendo che era un “volontario di basso livello” nella campagna elettorale e “un noto bugiardo”.

Anche Richard Pinedo, uomo d’affari californiano di 28 anni, sta collaborando dopo essersi dichiarato colpevole, il 16 febbraio, dell’accusa di furto di identità. Pinedo ha dichiarato agli inquirenti di aver creato centinaia di conti bancari con identità rubate e di aver venduto tali conti a utenti offshore non identificati, tra cui si sospettano alcuni coinvolti nell’indagine. Gestiva un servizio online chiamato Auction Essistance, attraverso il quale comprava e vendeva numeri di conto bancario che aiutavano gli utenti a eludere le misure di sicurezza delle società di pagamento digitali. Pinedo rischia fino a 15 anni di carcere e una multa di 250.000 dollari, secondo l’accordo di patteggiamento.

Nel mirino di Mueller, dal 16 febbraio, anche 13 russi, a partire da Yevgeniy Vikotorovich Prigozhin. Sono accusati di cospirazione perché, secondo gli inquirenti, avrebbero agito per anni allo scopo di creare divisioni negli americani e favorire la vittoria di Trump. Per i media russi, Prigozhin avrebbe in particolare finanziato la Internet Research Agency (Ira), una “troll factory” con sede a San Pietroburgo che avrebbe realizzato la campagna di propaganda. Prigozhin, soprannominato “il cuoco di Putin” per i suoi stretti legami con il presidente russo, ha però negato qualsiasi coinvolgimento con l’Ira.

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