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Lo stato della giustizia in Italia secondo Giovanni Legnini (vicepresidente del Csm)

Legnini

“Non si possono più accettare i ritardi o le mancate risposte dei tribunali. Occorre tornare alla certezza del diritto, all’efficienza della giustizia e alla sua tempestività così come stabilito dall’articolo 111 della nostra Costituzione che va pienamente attuato”. Parola del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, che – nel corso dell’evento dal titolo “Lo stato della Giustizia in Italia”, organizzato giovedì 1 marzo dall’associazione La Scossa in collaborazione con il Circolo Magistrati della Corte dei Conti – ha rilevato quanto sia importante per il sistema Paese poter contare su tribunali rapidi ed efficienti.

Introdotto dal presidente de La Scossa Michelangelo Suigo e dal magistrato Massimiliano Atelli, Legnini ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sulla giustizia nella quale si è concentrato in particolare sulla necessità di garantirne tempi certi e veloci. “La giustizia deve essere soprattutto un sostegno per chi si trova in una posizione di debolezza”, ha poi aggiunto il vicepresidente del Csm. Il quale ha inoltre parlato dell’esigenza di far fronte al mutamento dell’intero sistema che non può più essere ridotto al binomio legislazione-giurisdizione, ma che deve necessariamente tener conto della regolamentazione e dei sistemi di soft law.

Legnini ha poi posto l’accento sulla crisi che ha colpito il sistema normativo e che in passato ha costretto sempre più spesso la giurisprudenza a sostituirsi al legislatore: “Assistiamo a un progressivo mutamento dell’ampiezza del ruolo della giurisdizione, oggi il giudice sicuramente non è più bocca del diritto o interprete della volontà legislativa. Ma non è neppure parte della cosiddetta giurisprudenza creativa. Il magistrato deve ricercare la norma del caso concreto lì dov’è, nelle fonti nazionali o in quelle europee.”

Secondo il vicepresidente del Csm, la collaborazione tra i vari livelli della giurisdizione italiana e il costante dialogo con le Corti Europee devono essere alla base del necessario processo di crescita del Paese. “La giustizia non può più essere considerata un argomento settoriale per gli addetti ai lavori, – ha dichiarato Legnini – coinvolge tutti i cittadini e deve diventare l’asse portante per la ripresa dell’Italia”.

“Secondo lo studio Cer-Eures ‘Giustizia civile, imprese e territori’, lentezze ed inefficienze della giustizia ci costano 2,5 punti di pil, pari a circa 40 miliardi di euro”, ha osservato il presidente de La Scossa Suigo. Che poi ha aggiunto: “Se la nostra giustizia civile si allineasse sui tempi di quella tedesca, saremmo in grado di recuperare moltissima competitività. Una giustizia più rapida creerebbe anche 130.000 posti di lavoro in più e circa mille euro all’anno di reddito pro-capite, con effetti positivi anche sull’erogazione di credito e la sicurezza percepita di imprese e famiglie”. “Se vogliamo tornare a crescere con una ripresa consistente e duratura” – ha concluso Suigo – “è urgente dare una scossa alla nostra economia e rimuoverne i difetti strutturali. E le inefficienze ed i ritardi della giustizia sono tra i più rilevanti”.

Nel corso del dibattito sono anche intervenuti la componente del Consiglio Superiore della Magistratura e del consiglio di presidenza della Corte dei Conti Paola Balducci e Salvatore Giacchetti, già membro della Corte dei Conti e presidente di sezione del Consiglio di Stato. Tra i presenti in platea anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il neoeletto presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema.

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