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Caro Matteo S. preparati: fra poco ci sarà la prova del governo

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Parole di Matteo Salvini non appena sbarcato a Ischia per una breve vacanza pasquale, che diventa anche occasione per un sopralluogo nella zona dell’isola colpita dal terremoto del 21 agosto dell’anno scorso: “Posso dire quello che ho detto visitando le zone colpite dal terremoto nelle Marche, nell’Umbria e nell’Abruzzo: spesso e volentieri il nemico dei cittadini e dei sindaci è la burocrazia. Nell’Italia che ho in testa – ha aggiunto ancora il leader del Carroccio – ci sono pieni poteri agli amministratori locali in caso di gestione delle emergenze e in casi di gestione dell’ordine e della sicurezza”. E ancora: “Anche in questo caso (cioè terremoto ad Ischia, nda) – ha concluso Salvini – non è possibile che dopo sette mesi sia tutto fermo all’agosto scorso. C’è qualcuno che a Roma o a Napoli non fatto quello che doveva fare, evidentemente”.

Sono parole sbagliate quelle di Salvini? Neanche per sogno. È una svolta a portata di mano quello che annuncia il leader della Lega? Neanche per sogno.

Non lo è perché richiede imponenti aggiustamenti di carattere normativo, poiché ampliare i poteri del sindaco o del governatore sino a farne il “dominus” sui temi evocati significa riscrive gli equilibri tra quasi tutti i soggetti istituzionali rilevanti. Non lo è perché diventa a quel punto necessaria una monumentale revisione dell’impianto economico-finanziario della Repubblica, perché è di tutta evidenza che a nuovi compiti spettano nuove risorse che debbono essere prelevate da altri capitoli del bilancio. Ed infine non lo è perché impone una altrettanto mastodontica nuova organizzazione del personale, sopratutto se agli amministratori locali dovessero fare capo poteri in materia di sicurezza (in Germania, tanto per fare un esempio, funziona così).

Ecco allora la sintesi perfetta della situazione politica in cui ci troviamo: Salvini, che con Di Maio è il vincitore delle elezioni, dalla prossima settimana sarà protagonista delle consultazioni al Quirinale per la formazione della maggioranza che dovrà sostenere il nuovo governo. Ebbene, sarà per tutti e due i giovani e brillanti leader della Lega e del M5S il momento della verità, nel quale assumersi, di fronte al Paese, tutte le responsabilità del caso.

Gli italiani hanno investito su di loro e loro sono stati sin qui determinati e lucidi, come si è visto nel caso dell’elezione dei Presidenti della Camere.

Adesso però comincia la parte difficile, quella del provare a governare. La sintesi da trovare è molto complessa, il sentiero di un accordo possibile stretto assai. Salvini e Di Maio sono forti oggi, ma la loro età li porta inevitabilmente anche a guardare al domani: nessuno dei due vorrà bruciarsi in una stagione di governo balbettante ed inconcludente.

Però è anche vero che l’autobus si prende quando passa, poiché altrimenti si rischia di passare il resto del vita ad aspettare alla fermata. Dunque la sintesi c’è ed è semplice: si mettano sul tavolo tre-quattro punti programmatici di grande portata e si verifichi l’esistenza di una maggioranza pronta ad attuarli. Fatto quello si metta mano ad una dignitosa lista dei ministri, valutando bene chi guida il governo.

Salvini e Di Maio hanno 76 anni in due (quindi, in media 38 anni) e hanno fatto sin qui i “rivoluzionari” con grande efficacia, raccogliendo milioni di voti. Vivacchiare al governo non è il loro mestiere.

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