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Sulla strada giusta. Così Istat e Ocse danno i numeri (buoni)

C’è poco da preoccuparsi nell’Italia del posto voto. A patto che a qualcuno, Lega o Cinque Stelle che sia, non venga in mente di smantellare le riforme fin qui inanellate. L’Ocse, nel giorno in cui tasta il polso all’economia mondiale, italiana compresa, esprime anche un giudizio sulla situazione politica venutasi a creare in Italia all’indomani del 4 marzo. Che, giova ricordarlo, ha già suscitato timori presso la stampa internazionale, come raccontato ieri da Formiche.net.

L’occasione è arrivata con un’intervista di Mauro Pisu, capo del desk Italia all’Ocse, rilasciata all’agenzia Radiocor. Nella quale il messaggio di fondo è questo. Niente paura, è presto per gli allarmi rossi ma guai a intraprendere un pericoloso percorso involutivo sulle riforme degli ultimi dieci anni. “Il nostro messaggio a chiunque formerà il nuovo governo in Italia sarà quello di non fermare il processo di riforma e soprattutto di non eliminare le riforme che sono state fatte fino ad ora. È una questione di crescita, di costi e di equità sociale, anche tra generazioni”, ha spiegato Pisu.

Dunque, niente colpi di testa ma anche altolà a idee e proposte che l’organizzazione parigina reputa a dir poco strampalate. Per esempio, l’Ocse è critica sia sulla flat-tax cara al centrodestra, sia sul reddito di cittadinanza, creatura del Movimento Cinque Stelle, come pure sulle intenzioni di abolire le riforme degli ultimi anni, ventilate da entrambi gli schieramenti. Tutte proposte che non fanno nulla per risolvere i problemi strutturali del Paese e rafforzare la crescita di lungo periodo dell’Italia, ma che al contrario potrebbero avere ricadute pesanti sul deficit e sul debito, quest’ultimo il tallone di Achille dell’Italia.

Tuttavia, nervi saldi. Perché sempre secondo Pisu, “nel breve termine queste elezioni non presentano un rischio per l’Italia e l’Europa: un cambio di governo fa parte del processo democratico e il voto va rispettato. La situazione è complessa a causa della mancanza di una chiara maggioranza, ma non allarma”. Semmai, il primo nodo a venire al pettine è quello dei proclami elettorali con cui molti partiti hanno lasciato intendere di voler smontare l’impianto riformatorio: il Jobs Act, la riforma Fornero, Industria 4.0 e anche la Buona Scuola. “Abbiamo visto programmi che promettono l’eliminazione del Jobs Act. Ma per rimpiazzarlo con cosa? Per tornare indietro? Oppure si vuole l’abolizione della Buona Scuola. Ma qual è la riforma alternativa? La scuola italiana ha problemi, la riforma cerca di risolverli, possiamo migliorarla, ma cancellarla non è una proposta alternativa”, sottolinea l’economista.

E la flat tax? Per l’Ocse ci sono pochi dubbi in merito. “Si tratta di una misura  estremamente drastica”, spiega Pisu, che pone diversi problemi. Il primo e più immediato è quello di coprire la diminuzione di gettito fiscale che si avrebbe e non è chiaro come sarebbe affrontato. Il secondo problema è di equità. A beneficiarne sarebbero le persone con un reddito superiore alla media, che godrebbero di una diminuzione dell’aliquota di tassazione di 10-15 punti percentuali, mentre le altre fasce di reddito pagherebbero come prima. Ci sono modi migliori per stimolare la crescita economica senza rinunciare al gettito fiscale. Anche perché, non c’è nessuna evidenza empirica che l’economia sommersa emerga con la flat tax”. Insomma, gli evasori restano tali.

Fin qui le raccomandazioni e gli avvertimenti, poi ci sono i numeri pubblicati nel consueto Economic Outlook. Per quanto riguarda l’Italia, l’Ocse conferma le sue stime di crescita del Pil d all’1,5% nel 2018 e all’1,3% nel 2019.  Nella nota di aggiornamento al Def il governo italiano stima +1,5% nel 2018 e nel 2019. L’Ocse prende poi atto che nel 2017 il Pil dell’Italia è cresciuto dell’1,5%, mentre a novembre aveva previsto un +1,6%. Proprio mentre da Parigi arrivava il bollettino sull’Italia, l’Istat dava una buona notizia. Nel quarto trimestre del 2017 il tasso di disoccupazione è tornato a scendere, in riduzione di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente, attestandosi all’11,0%. Tradotto, il numero delle persone in cerca di lavoro diminuisce di 247 mila unità in termini tendenziali, con la stima dei disoccupati che si ferma a 2 milioni 914 mila.

L’Italia, qualunque cosa succeda nelle prossime settimane, non potrà comunque non tener conto dell’andamento dell’economia mondiale. Sulla quale aleggiano nuove tensioni, e qui l’Ocse chiama direttamente in causa i dazi su acciaio e alluminio di Donald Trump. I quali, avvertono da Parigi, non devono dare vita a un’escalation di protezionismo, col rischio di ritrovarsi a riscrivere mezzo secolo di regole globali nel commercio.

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