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Phisikk du role. Ecco a voi il bipolarismo pop

Dal punto di vista degli adempimenti istituzionali l’elezione dei due presidenti, Fico e Casellati, può rappresentare addirittura un gesto di squisito ossequio alle procedure regolamentari di Camera e Senato, per mettere al riparo il Legislativo dalle corrosioni estenuanti di trattative senza fine. Dal punto di vista politico, però, racconta molto di più di un ossequioso adempimento. Racconta il vero atto di nascita della nuova stagione politica.

Non mi lascerei trascinare nell’attribuzione di numeri ordinali alle Repubbliche, perché l’operazione di numerare tutto ciò che ha fatto seguito alla Prima Repubblica dei partiti ha fallito, risolvendosi in una serie di “Seconde bis”. Parlerei, però, della stagione del bipolarismo pop, ove pop non evoca la musica di Madonna o di Lady Gaga, ma fa sintesi dell’espressione immanente nella politica contemporanea: populista. Perché il progetto contenuto nella scelta compiuta da Salvini e Di Maio non sarà probabilmente quello di una cogestione del governo prossimo venturo (con quale Presidente? Matteo o Gigino? E con quale programma, flat tax o reddito di cittadinanza?), ma sicuramente converge nella volontà di rottamare (sic!) l’armamentario politico  degli altri soggetti in campo. Pd da un lato e Fi dall’altro. Non meraviglierebbe, allora, nel prossimo orizzonte medio e non brevissimo – perché non siamo meno della Germania che ci ha messo sette mesi per fare l’esecutivo – scoprire che il nuovo governo vede a capo non un pentastellato o un leghista, ma un esterno, estraneo a vecchi partiti e  nuovi sodali, chiamato a gestire l’ordinaria amministrazione e la legge di stabilità e a fornire l’obbligata interlocuzione al Parlamento che discute e approva la nuova legge elettorale. Maggioritaria con premio consistente. Un governo che magari si trovi a godere, invece che della larga fiducia di una maggioranza, della necessaria non-sfiducia dei più e che abbia come missione quella di portare al voto nel prossimo anno, la vera annata elettorale con europee, amministrative e, dunque, anche nuove politiche. Insomma: un rinvio consensuale della resa dei conti tra i due competitors.

Nel frattempo il programma resta quello di adoperarsi per una sistematica demolizione dei partiti altri, per la raccolta del consenso lasciato sul campo. Nella lacre attività, già messa in campo il 4 marzo, i Cinque Stelle si sono portati avanti col lavoro a danno di tutta la sinistra e forse hanno già fatto il pieno, sollecitando immense aspettative nel popolo degli elettori nuovi e vecchi, che saranno pronti ad esigere il pronto pagamento degli impegni elettorali. Per Salvini, invece, ci sono ancora cospicue raccolte da fare e mi pare che i prolegomeni hanno annunciato a sufficienza le intenzioni furbe e bellicose del frontman leghista. La legislatura è appena iniziata. Auguri agli argonauti alla ricerca del vello d’oro. Ancora non si scorge Giasone, ma quello era un eroe di storie antiche. Oggi basta molto meno.

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