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Ecco lo show of force di Xi nel Mar Cinese Meridionale

mar cinese

Quattro giorni fa, la marina cinese ha fatto uno straordinario show of force, destinato a mandare un messaggio a Washington: Pechino ha mosso la sua portaerei “Liaoning” accompagnata da dozzine di unità navali in una delle zone in cui i movimenti militari e gli interessi strategici delle due potenze arrivano a distanza più ravvicinata.

Le immagini satellitari, fornite da Planet Labs Inc e contrassegnate con data il 26 marzo, hanno mostrato la sola portaerei operativa cinese accompagnata da dozzine di altre navi, impegnate in esercitazioni (anche aeree) nel Mar Cinese Meridionale, appena a sud della provincia cinese dell’isola di Hainan.

È una dimostrazione muscolare, con cui la Cina sottolinea l’importanza della sua presenza nell’area critica, dove Pechino avanza pretese territoriali, rivendicando la sovranità — già bocciata, dichiarata senza diritti, da un arbitrato internazionale nel 2016 — su quei territori strategici per le rotte commerciali che tagliano il Pacifico verso l’Oceano Indiano.

Alcuni analisti hanno sottolineato che l’allineamento in processione dei battelli, che lasciava scoperti i fianchi della portaerei (pezzo centrale dei gruppi da battaglia navali e sempre tenuta in una bolla difensiva), sembrava studiato come una photo opportunity per mostrarsi ai satelliti ed essere ripresi dai media internazionali. L’immagine di quella quarantina di navi aveva scopi programmatici su volontà e coinvolgimento cinese su quelle acque?

Sono manovre “normali e ordinarie”, e non sono rivolte ad alcuna parte terza, perché la politica militare cinese è “a solo scopo difensivo”,  ha dichiarato sul Global Times il portavoce della Difesa cinese, il colonnello Ren Guoqian, replicando alle denunce del governo americano che aveva immediatamente ripreso le immagini per rimarcare la militarizzazione al di fuori del diritto internazionale che Pechino sta spingendo tra quegli isolotti.

“Direi che questa è la nuova normalità e questo non sarà uno show di forza una tantum”, ha detto alla CNN un ricercatore del programma di sicurezza marittima della S. Rajaratnam School of International Studies.

Difficile non collegare l‘esercitazione cinese con il recente passaggio dello “Uss Mustin“ tra le acque delle Mischief Reef, isolotti del Mar Cinese dove Pechino ha piazzato installazioni militari.

Per spiegare meglio il contesto: gli Stati Uniti procedono con questi pattugliamenti definiti “operazioni per la sicurezza marittima” (acronimo tecnico: FONOP) facendo passare i loro mezzi da battaglia all’interno della fascia delle 12 miglia nautiche dalle coste di quegli isolotto, area che la Cina considera sotto la propria sovranità. Il gioco di Washington è dimostrare che quella sovranità non esiste.

Il cacciatorpedinieri lanciamissili è passato il 23 marzo a mostrare bandiera (e non è di certo la prima volta): il 26 s’è mosso il gruppo cinese. Pechino aveva commentato: “Tramite il ripetuto invio di navi da guerra in quelle aree senza autorizzazione, gli Stati Uniti hanno seriamente danneggiato la sovranità e la sicurezza cinese, violato le norme basilari del diritto internazionale e nuociuto alla pace e alla stabilità regionali”.

Probabilmente la Cina non ha mobilitato il grosso gruppo da battaglia della Liaoning in riposta al passaggio del Mustin, ma quella e altre esercitazioni sono la risposta a una situazione più ampia: l’aumento dell’assertivita militare americana nell’aerea.

I passaggi FONOP sono aumentati, dopo un iniziale blocco, con l’amministrazione Trump, e la nuova era della Pechino di Xi Jinping ha contemporaneamente spinto sul pedale delle armi (per esempio: la scorsa settimana, un gruppo di bombardieri cinesi H-6K, aerei da caccia Su-35 e altri velivoli hanno condotto una serie di manovre aeree e tattiche di attacco nel Mar Cinese Meridionale; lo hanno annunciato i media di stato cinesi dicendo che i militari dell’Esercito del popolo si stavano preparando a possibili battaglie future).

Il Mar Cinese è un centro sensibilissimo del confronto/scontro globale tra Washington e Pechino.

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