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Le quattro signore di Forza Italia fanno primavera in politica

Silvio Berlusconi ha finalmente onorato le figure femminili che in Forza Italia hanno lavorato a testa bassa per anni senza sottomissione strumentale al capo ma riconoscendo in lui l’unico che ancora oggi da vero capitano politico è in grado di dividere l’acqua dall’olio. Così Carfagna, Gelmini, Bernini, Casellati, (e prima di loro anche Prestigiacomo dette prova di fermezza e competenza) siedono sui seggi più importanti del Parlamento alla faccia della parità di genere che in questi anni è sempre stata invocata ma mai perseguita con strascichi di invidia e di confusione tra i luoghi delle donne che non si sono occupati mai di economia e sviluppo del Paese che è rimane in difficoltà. Quattro signore dai curricula eccellenti alle quali è legittimo chiedere dunque di cambiare passo, senza strappi, ma perché loro sono in grado di farlo: sui temi del lavoro, dell’industrializzazione internazionale, del rigore sul debito pubblico che ci trascina verso il basso, sull’assetto del welfare e delle politiche sociali che hanno cambiato pelle in tutto il mondo tranne che da noi. Le promesse dispensate durante la campagna elettorale, specie in Italia, sono oggi più che mai da prendere con le dovute distanze.

Tutto sta per cambiare  in fretta per i principali partiti e a maggior ragione tenuto conto della probabilità di un Parlamento ingovernabile va presa in mano la situazione. Le promesse e le coperture gridano vendetta e basta studiare con serietà l’analisi condotta dall’Osservatorio sui conti statali e si capiscono i motivi che farebbero decollare il debito pubblico, mettendo a rischio il bilancio dello Stato. In merito alla flat tax proposta dal centrodestra soprattutto non si sa dove verranno trovate le risorse e dunque diventa un flop perché mancano all’appello quasi 54 miliardi, che se non saranno coperti, andranno a rimpinguare il deficit e il debito salirà al 135,8% del Pil smentendo l’obiettivo del 112,8%. Per quanto riguarda il superamento del limite del 3% nel rapporto fra deficit e Pil, è un errore bisogna puntare al pareggio di bilancio. Il debito dovrebbe diminuire di 40 punti in dieci anni, cioè al 91,6% del Pil nel 2028. Con un deficit al 3%, per raggiungere l’obiettivo di abbattere il debito di 40 punti ci vorrebbe una crescita nominale (inflazione compresa) nella media dei prossimi 10 anni. Obiettivo piuttosto difficile da centrare, tanto più che i 5 Stelle, promettono ancora (anche se in maniera più sfumata) circa 103, 4 miliardi di misure. La priorità. gentili amiche, è quella di abbattere il debito pubblico: se in campagna elettorale non si è parlato abbastanza di come eliminare il macigno, e si è parlato di aumenti di spesa o di tagli di tasse finanziati in deficit ora i rischi che si corrono con un debito così alto, che ha oltrepassato la soglia del 130% rispetto al Pil sono evidenti. Perché con una soglia così alta, ci sono tre possibili pericoli: il rischio di attacchi speculativi, soprattutto se si diffonde l’idea che il governo possa impugnare il debito e dichiarare la bancarotta, come stava per fare nel 2012. Un debito pubblico così elevato non fa crescere l’economia, soprattutto nel medio periodo e un Paese con un debito così alto non può indebitarsi ulteriormente perché, come avvertono gli studi internazionali, potrebbe ripresentarsi una crisi monetaria   ed economica e noi siamo ancora in apnea con il sistema bancario debolissimo (vedi scandali Monte dei Paschi).

L’economia italiana nonostante tutto sta crescendo ed è bene approfittare per ridurre la spesa e il debito, piuttosto che per abbassare il carico fiscale. È questo il momento propizio per intervenire al fine di conseguire il pareggio di bilancio. Chi ci governa  deve  cercare di contenere la spesa per tre anni per raggiungere il pareggio di bilancio e se si volessero ridurre le tasse, allora basterebbe tagliare ulteriormente la spesa.

Come? Bisogna affrontare la questione dell’organizzazione dello Stato, la spesa di gestione delle pubbliche amministrazioni, ma anche degli enti territoriali. Quanti comuni ci sono in Italia, quante prefetture, quante forze di polizia? La guardia forestale è stata fusa con i carabinieri ma il risparmio è stato zero. Perché si fanno certe cose se non c’è il risparmio? Un tema  grosso sono le pensioni: la questione è se si debba in qualche modo ricalcolare il loro livello, ovviamente al di sopra di una certa soglia di reddito ma sopprimere la Legge Fornero è tornare indietro e massacrare i giovani. E poi soprattutto la povertà e la disabilità che aumentano: siamo un Paese di anziani che vanno aiutati e sostenuti con forze fresche di giovani al lavoro.

Signore di Forza Italia insieme con chi ha a cuore la nostra bella patria cambiamo passo e saremo una grande e fortissima squadra di governo.

 

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