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Perché sui dazi l’Europa deve negoziare invece che mostrare i muscoli. Parla Simone Crolla (AmCham)

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Nel mondo non si parla d’altro che dei dazi imposti da Donald Trump su acciaio e alluminio (qui lo speciale di Formiche.net sulle preoccupazioni del mondo produttivo italiano). Ma la cosa, in fin dei conti, è davvero molto normale e, cosa più importante, perfettamente in linea con la proposta politica che ha portato il magnate americano alla Casa Bianca.

Mentre ancora non è chiaro se si stia effettivamente andando incontro a una guerra commerciale senza precedenti, alcuni autorevoli esperti di cose americane cominciano a sciogliere i primi dubbi circa la contestata decisione di Trump in materia di politica commerciale. Tra questi, Simone Crolla, consigliere delegato dell’American Chamber of Italy. Per il quale nella mossa di Trump c’è una gran coerenza, nonostante il rischio di scombussolare decenni di libero scambio.

“Donald Trump sta facendo quello che ha promesso in campagna elettorale, lo ha detto decine di volte. Sta applicando quello che ha promesso agli americani. La cosa non deve sorprendere assolutamente”. Per Crolla però ci sono anche ragioni di merito. “La bilancia commerciale americana è troppo sbilanciata e acciaio e alluminio sono tra i prodotti che creano disavanzo negli Stati Uniti, anche questo Trump lo ha sempre sostenuto. Il fatto che la decisione della Casa Bianca abbia suscitato tanto clamore è legata all’indubbia mediaticità di Trump stesso, che rimane un personaggio costantemente sotto i riflettori, anche per il modo di comunicare, via Twitter”.

D’accordo, ma cosa dovrebbe fare l’Europa sui dazi di Trump, ancora al bivio tra fermezza e accondiscendenza? “Negoziare, per mano della commissione europea, cui è avocata la politica commerciale del Vecchio Continente. Gli interessi in gioco ci sono. La Germania per esempio esporta tantissimo acciaio, è la prima in Europa. Ma proprio per questo bisogna trattare e non è detto che alla fine si possa arrivare a un’esclusione dell’Ue dai dazi. Certamente la risposta fin qui data dall’Europa fa un po’ sorridere. Minacciare dei contro-dazi sul whisky ha il sapore della ripicca. Ma fare una ripicca agli Stati Uniti sembra un po’ fuori luogo”.

Crolla respinge poi le ipotesi di ritorno del protezionismo su larga scala, proprio grazie a Trump. Del resto Trump nell’agire ha fatto riferimento alla sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, uno statuto che permette al Presidente di rispondere a minacce percepite alla sicurezza nazionale attivando misure restrittive sulle importazioni. “Mi chiedo chi sia il vero protezionista, l’America o l’Europa. Chi ha affossato il Ttip, l’accordo sul libero scambio con l’Ue, due anni fa, quando c’era Obama? Con quel trattato, oggi i dazi di Trump su acciaio e alluminio non esisterebbero”.

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