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Perché l’esplorazione della Casellati è destinata (purtroppo) a fallire

Casellati

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato stamani Elisabetta Casellati per conferirle un primo, timido mandato esplorativo. Non era la soluzione unica, obbligata, non è stata una scelta senza alternative, ma questa opzione è certamente la più regolare e tradizionale, quindi anche la meno impegnativa e probabilmente anche la meno risolutiva.

Il problema vero, ovviamente, non è la soluzione difficile, impervia, e il quasi ineluttabile fallimento di questa prima esplorazione, ma la crisi enorme di una politica devastata, smarrita e avvitata su di sé, dopo più di quaranta giorni di liti, veti, senza prospettive concrete e credibili.

Sarebbe facile fare la diagnosi dettagliata degli egoismi di sorta, delli odi personali, ma anche delle esigenze elettorali dominanti, generate delle prossime elezioni amministrative in Friuli e in Molise. I fatti sono tuttavia questi. E in politica i fatti, e non le idee, sono le basi su cui ragionare, auspicabilmente anche con buone idee, che però non sembrano esserci.

Certamente il centrodestra è una coalizione unita nella realtà: perché contestarla allora, ambendo a spaccarla? Sicuramente il M5S ha la maggioranza relativa ed è ago della bilancia: perché allora perseverare nella contrapposizione con Forza Italia? Il quadro è, oltretutto, complicato dalla debolezza strutturale del Pd, il quale, senza ancora una nuova leadership e non avendo più la vecchia, in modo claudicante sta cercando di tornare in partita, attraverso infinite contraddizioni interne.

Se questa crisi avrà soluzione, non sarà certo quella di Casellati purtroppo, figura raffinata e tutto sommato quasi sprecata all’uopo, che sarebbe bene tenersi invece alla presidenza del Senato come risorsa presente e futura della Repubblica.

Un governo sarebbe potuto nascere in pochi giorni soltanto se i Cinquestelle avessero deciso di privilegiare il metodo pragmatico di Matteo Salvini invece del massimalismo pregiudiziale del proprio pseudo moralismo di facciata. L’anti berlusconismo di Di Maio, oltre ad essere fuori tempo massimo, va, infatti, contro il buon senso numerico e democratico, non producendo neanche aumenti di consenso.

Elisabetta Casellati dovrà verificare se e in che misura, al di sotto delle liti mediatiche, vi sia o non vi sia la volontà di creare una maggioranza centrodestra-M5S. Se, come si presume, non dovesse esserci la disponibilità grillina verso FI, ecco che forse Roberto Fico potrebbe verificare, a sua volta, con un secondo mandato esplorativo, il secondo forno con il Pd se può cuocere il pane.

Ad ogni fallimento farà seguito un nuovo tentativo, con le elezioni anticipate che si avvicinano progressivamente, la recessione economica alle porte e un Paese fuori da giochi del mondo, rappresentando l’esito inevitabilmente finale di una tragedia che sarà gestita con un conclusivo governo istituzionale che avrà, in tal caso, l’unica funzione di correggere la legge elettorale e farci tornare al voto con una politica devastata più e meglio di prima da infantilismi e ripicche assurde e irresponsabili destinate a crescere insieme ad immigrazione e debito pubblico.

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