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Alla ricerca della produttività perduta. Perché il vero male dell’Italia è la scarsa crescita

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La ripresa in Europa avanza ma come al solito l’Italia arranca, senza nemmeno riuscire, almeno per il momento, a formare il nuovo governo. Questi sono i momenti in cui è bene tener bene gli occhi aperti per capire al primo segnale in che direzione sta andando il Paese.

Con questo scopo la Fondazione Tor Vergata (qui l’articolo di ieri sulla riunione del gruppo dei 20) ha presentato oggi presso lo spazio Europa della rappresentanza Ue a Roma, l’Osservatorio per la produttività e il benessere. Un occhio vigile sul sistema Paese e la sua competitività, in attesa che la politica faccia il suo lavoro. All’iniziativa hanno partecipato Gloria Bartoli, docente della Luiss, Giampaolo Galli, economista della Luiss School of European Political Economy e Francesca Lotti (Banca d’Italia).

L’Osservatorio nato in seno alla Fondazione Tor Vergata presieduta da Luigi Paganetto, potrà avvalersi dei numerosi contributi della stessa Fondazione su questo tema.  “L’obiettivo”, ha spiegato Paganetto, “è di monitorare l’andamento della produttività del paese, valutare gli effetti sul benessere della società nel suo complesso, della bassa crescita della produttività e dell’introduzione delle nuove tecnologie e raccomandare le misure necessarie alla crescita della produttività e alla sua diffusione”.

Il nuovo ente precede inoltre la creazione di un comitato per la produttività, appositi board che l’Europa punta a costituire in ogni Stato membro, così come chiesto in una raccomandazione del 2016. E infatti all’evento ha preso parte anche Erik Canton, responsabile alla commissione europea della messa in opera dei comitati nazionali per la produttività

Il fatto, come è emerso nel corso dell’incontro, è che in Italia la dinamica della produzione totale è tra le più deboli dell’area euro ed è la determinante principale della crescita reale.  La crescita della produttività rappresenterebbe un segnale positivo tanto per i disoccupati che per i mercati finanziari che si preoccupano del debito pubblico tanto più quanto più bassa è la crescita e le sue prospettive, tanto più è complicato tenere a bada deficit e debito.

Affinché il motore della produttività si rimetta in moto, bisogna intervenire sul larga scala. Ed è lo stesso Osservatorio a dare delle indicazioni. Si va dall’integrazione delle imprese, anche piccole, al coordinamento dell’investimento nella ricerca, agli incentivi all’innovazione e al miglioramento delle competenze.

“Personalmente sono contento di questa iniziativa, perché finalmente si parla di crescita”, ha sottolineato Galli. “Perché cresciamo poco? La gente ha paura oggi di fare degli investimenti perché vorrebbe prima sapere come va a finire la faccenda del debito pubblico. In effetti non abbiamo ancora capito come tagliarlo. I risparmiatori, le imprese, lo sanno e per questo non vogliono sbilanciarsi”, ha proseguito l’economista. “Vorrei che i nostri politici, di qualunque colore, capissero che i problemi di questo Paese derivano solo da una cosa, dalla mancanza di crescita la quale a sua volta è imputabile dalla scarsa produttività”.

Ma cosa c’entra l’Ue con l’iniziativa presentata oggi?  Come anticipato, per rispondere al rallentamento della crescita la commissione europea hanno invitato i Paesi membri a formare dei National Productivity Boards (Npb) o comitati nazionali per la produttività indipendenti entro marzo 2018. I Npb dovranno analizzare gli sviluppi nazionali di produttività e competitività e consigliare le riforme necessarie ai ai vari governi nazionali, compreso quello italiano.  In questo senso, l’attività dell’Osservatorio intende preparare il terreno al comitato nazionale per la produttività in Italia.

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