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Che cosa sta facendo l’Ue su fake news e intelligenza artificiale

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L’Unione europea continua a strutturare il suo ampio progetto di Mercato Unico Digitale puntando sia su aspetti di sicurezza, come il contrasto alle fake news, sia investendo in tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale.

IL CONTRASTO ALLE FAKE NEWS

Oggi la Commissione ha presentato le sue proposte – in parte anticipate da Formiche.net – per dire stop alle bufale in Rete. Tra queste ci sono la redazione di un codice di condotta, la nascita di una rete di verificatori europei, e la creazione di una piattaforma sulla disinformazione disinformazione online, con gli ulteriori obiettivi di incentivare il giornalismo di qualità e promuovere l’alfabetizzazione mediatica.
Alla base di queste iniziative, nate anche a seguito del report realizzato da una task force dedicata, c’è la consapevolezza che le recenti rivelazioni del caso Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato con estrema chiarezza come i dati personali possano essere sfruttati in contesti elettorali. E per questo la loro protezione, promossa anche con il nuovo Regolamento privacy di prossima adozione, il Gdpr, va presa molto sul serio secondo gli addetti ai lavori e i legislatori del Vecchio continente.

LE MOSSE DELL’UE

In base al rapporto indipendente pubblicato nel marzo 2018 dal gruppo ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione online e ad ampie consultazioni condotte nel corso degli ultimi sei mesi, la Commissione definisce la disinformazione quale “informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico”.
Secondo l’ultima indagine Eurobarometro, l’83% degli intervistati ha dichiarato che le notizie false costituiscono un pericolo per la democrazia. Desta particolare preoccupazione presso i rispondenti la disinformazione intenzionale tesa a influenzare le elezioni e le politiche di immigrazione. L’indagine ha anche evidenziato l’importanza di disporre di mezzi di comunicazione di qualità: le persone intervistate ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70%, TV 66%, stampa 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con tassi di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%.

Il Centro comune di ricerca della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle notizie false e la disinformazione in cui si rileva che i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l’accesso mediante piattaforme guidate da algoritmi, come motori di ricerca e aggregatori di notizie, e siti web di social media. Nello studio si afferma inoltre che il potere di mercato e i flussi di entrate si sono spostati dagli editori di notizie agli operatori di piattaforme in possesso di dati che permettono loro di abbinare articoli e annunci ai profili dei lettori.

A breve, si legge, la Commissione convocherà un forum di soggetti interessati per realizzare un quadro operativo per una cooperazione efficace tra le parti interessate, tra cui le piattaforme online, l’industria della pubblicità e i principali inserzionisti, e per ottenere l’impegno a coordinare e intensificare gli sforzi per contrastare la disinformazione. Per cominciare, il forum dovrebbe realizzare un codice di buone pratiche a livello di Ue sul tema della disinformazione, da pubblicarsi entro il luglio 2018, con l’obiettivo di ottenere un impatto misurabile entro l’ottobre 2018.
Entro il dicembre 2018 la Commissione presenterà una relazione sui progressi compiuti, nella quale sarà esaminata la necessità di ulteriori attività per garantire il monitoraggio continuo e la valutazione delle azioni delineate.

GLI INVESTIMENTI IN IA

L’Ue non intende restare indietro nemmeno nell’innovativo campo dell’intelligenza artificiale, dove, in verità, deve recuperare diverso tempo perduto nei confronti di Usa e Cina, leader nel settore. Per questo ha deciso di investire nel settore 20 miliardi di investimenti entro i prossimi due anni. I primi 2 li ha proposti la Commissione, dei quali 1,5 provengono dal programma Horizon 2020 che dovrebbe generarne altri 2,5 in investimenti pubblico-privati, e 500 milioni dal Piano Juncker, anche questi con effetto leva. Tuttavia questo denaro non è sufficiente. Così, il 10 aprile, ventiquattro Paesi membri tra cui Italia, Francia (che si era già attivata col Rapporto Villani) e Germania, hanno sottoscritto un accordo di cooperazione sull’Ia, per mettere a fattor comune i singoli progetti nazionali. In questo ambito sarà fondamentale quanto stanziato dal prossimo bilancio dell’Unione. L’obiettivo, ha detto il vicepresidente della Commissione Andrus Ansip “sono 20 miliardi di investimenti l’anno” dal 2021 tra Ue, stati membri e privati.​

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