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Che triste il Parlamento diviso (senza ragione) sulla Siria. Brutto spettacolo

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L’Italia è saldamente al fianco degli Stati Uniti, al nostro alleato atlantico. Senza però rinunciare a un dialogo con Mosca, che può essere di aiuto nella risoluzione per via diplomatica del conflitto in Siria. Il governo italiano dice la sua sulla crisi siriana, dopo l’attacco dei giorni scorsi sferrato dagli Stati Uniti, insieme a Gran Bretagna e Francia, su obbiettivi strategici di costruzione delle armi chimiche. Armi utilizzate da Assad nel suo attacco contro i ribelli a Duma lo scorso 8 aprile. “L’attacco americano è stata una risposta motivata, mirata e circoscritta, contro obbiettivi precisi che non hanno causato vittime civili. A questo attacco l’Italia non ha partecipato e abbiamo condizionato l’attività di supporto logistico delle nostre basi, specialmente quella di Aviano, al fatto che da qui non partissero azioni dirette a colpire direttamente il territorio siriano”, ha detto il premier Paolo Gentiloni nell’aula di Montecitorio. Insomma, l’Italia ha dato tutto il supporto logistico alle operazioni, come impongono gli obblighi dell’alleanza atlantica, senza però partecipare in alcun modo, nemmeno indiretto, alle operazioni.

Il dibattito sulla Siria irrompe in Parlamento nel pieno dello stallo istituzionale e rischia di influenzarlo. Domani, infatti, probabilmente il Presidente Sergio Mattarella assegnerà un incarico, forse esplorativo, ma le divergenze tra i due partiti che hanno vinto le elezioni sulla Siria, M5S e Lega, hanno imposto al Quirinale una certa prudenza ad affidare un mandato a Salvini o Di Maio. Il rischio, notevole, è di trovarsi a Palazzo Chigi non solo un premier che guarda più volentieri a Mosca rispetto a Washington, ma pure due partiti che in politica estera la pensano all’opposto. Anche per questo, forse, Gentiloni ha spinto molto sulla scelta di campo atlantista dell’Italia.

“L’Italia non è un Paese neutrale. Noi siamo alleati degli Usa. La nostra è una scelta di campo precisa: noi siamo da questa parte, a prescindere di quale sia l’amministrazione americana. Questo naturalmente non significa rinunciare alla nostra identità nazionale”, ha aggiunto il presidente del consiglio, che è ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti, in attesa che la politica esprima un nuovo esecutivo.

L’Italia, dunque, è al fianco del suo principale alleato. Che ha deciso di intervenire “solo dopo un terrificante attacco di Assad a Duma, dove sono state utilizzate armi chimiche come cloro e sarin, provocando decine di morti e centinaia di feriti”. Gentiloni condanna senza mezzi termini il regime di Assad. “Il regime finora non ha mai dimostrato alcuna ragionevolezza, ma continua a mostrare la sua faccia più dura, basata sulla crudeltà, il terrore e la repressione nei confronti delle voci critiche”, osserva Gentiloni. Che però respinge l’ipotesi di un’azione di forza per rovesciare il dittatore. “Molti ritengono che l’unico modo per far cessare questa guerra sia mettere fine con la forza del regime. Io non sono d’accordo: bisogna agire con la mediazione e per via diplomatica”, spiega il premier. Ed è su questo terreno che Gentiloni chiama in causa Mosca. “Sono convinto che la Russia non abbia alcun interesse a fare semplicemente il gioco di Assad. Con Putin bisogna tenere vivo il dialogo per arrivare a una soluzione negoziale del conflitto, tenendo ben presente però che non potranno essere più tollerati attacchi feroci con armi chimiche”, sottolinea il presidente del consiglio. Insomma, stare nettamente in questa parte del campo, quello degli Usa e dell’alleanza atlantica, senza però rinunciare al dialogo con la Russia che sulla questione siriana può essere un partner strategico ed esercitare un ruolo importante. Questa è la posizione dell’Italia, anche se in questo momento abbiamo un esecutivo per il disbrigo degli affari correnti e non un esecutivo politico nel pieno delle sue funzioni.

I crimini di Assad vengono definiti “inauditi” da Gentiloni. Azioni nei confronti delle quali “non si può restare indifferenti”. Per questo l’Italia, pur non partecipando alle operazioni, “non ha fatto mancare il sostegno ai nostri alleati”. Il premier, però, è stato applaudito con convinzione solo dal suo partito, il Pd. Per il resto in Aula sono fioccati i distinguo e le prese di posizione. I 5 Stelle, per esempio, hanno sottolineato come, anche per le urgenze della politica estera, “l’Italia abbia al più presto bisogno di un governo”. Posizioni più filo Putin sono state espresse dalla Lega, mentre Forza Italia, con Valentino Valentini, si schiera con gli Usa, ma senza tralasciare l’azione diplomatica da portare avanti anche con Mosca. Quello che traspare, però, è che ormai le posizioni della Lega dettino la linea anche al partito di Berlusconi che, nonostante la lettera dell’ex premier al Corriere in cui si chiede con urgenza un governo per far sentire la nostra voce in politica estera, sembra eccessivamente schiacciato sulle posizioni leghiste, critiche con gli Usa e vicine a Putin. Insomma, i voti in più di Salvini nella coalizione si stanno facendo sentire anche su queste materie.

Critico verso Usa e Russia, invece, l’intervento di Giorgia Meloni, che ha condannato la mancanza di reali prove sui colpevoli dell’attacco chimico a Duma e anche il pericolo di far passare il precedente dell’attacco unilaterale senza il benestare delle Nazioni Unite che “su quell’attacco non si sono ancora espresse”. Infine Meloni ha posto l’accento “sull’assenza dell’Europa, che ha perso l’ennesima occasione per far sentire la sua voce su una questione di politica estera di tale rilevanza”, chiamando in causa anche il ruolo di Federica Mogherini.

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