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Grillo e Casaleggio, storia del connubio che ha cambiato la politica italiana

Di Alberto Di Majo
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Beppe e Gianroberto si sono incontrati per la prima volta nel 2004 a Livorno, alla fine di uno spettacolo del comico genovese. Era una sera di aprile. Grillo aveva letto un libro di Casaleggio, Il web è morto, viva il web, e ne era rimasto colpito. Allora gli aveva telefonato e avevano stabilito di vedersi quel giorno in camerino. Da allora hanno cominciato un percorso che li ha uniti inscindibilmente. Le critiche degli attivisti hanno rafforzato il loro rapporto, reso solido da un obiettivo: creare un movimento, fondato sulla Rete, per limitare, se non proprio distruggere, lo strapotere dei partiti.

Nella prefazione di Web ergo sum, altro testo scritto dall’esperto di internet, il comico ha ricordato: «Venne in camerino e cominciò a parlarmi di Rete. Di come potesse cambiare il mondo. Non conoscendolo lo assecondai. Gli sorrisi. Cercai di non contrariarlo. Temevo di ritrovarmi una chiocciola o un puntocom in qualche posto sensibile. Era molto convinto di quello che diceva. Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco che invece che ai lupi e agli uccellini parlasse a internet». Non è un caso, si vedrà più avanti, che il MoVimento 5 Stelle sia nato proprio il 4 ottobre, il giorno di San Francesco. «Ebbi, lo confesso, un attimo di esitazione. Strinsi gli occhi. Casaleggio ne approfittò. Mi descrisse webcasting, democrazia diretta, chatterbot, wiki, downshifting, usability, oggetti di interazione digitale, social network, legge di Reed, intranet e copyleft… Mi parlò allora, per spiegarsi meglio, di Calimero il pulcino nero, Gurdjieff, Giorgio Gaber, Galileo Galilei, Anna di York, Kipling, Jacques Carelman e degli adoratori del banano». Un colloquio irreale che, probabilmente anche per questo, affascinò il comico: «Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie alla Rete. Aziende democratiche, persone al centro di ogni processo, intermediazioni economiche e politiche soppresse, libera circolazione di idee, abolizione della proprietà intellettuale».

«Matto davvero», scherza il comico. «Ce n’è abbastanza per rinchiuderlo. È un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile». Casaleggio aveva le idee chiare. L’ha ricordato nel 2010 in un’intervista durante Woodstock 5 Stelle: «Chiunque abbia, come Beppe, una grande credibilità e una grande capacità di comunicazione prima della Rete, con la Rete può esplodere». Tuttavia, avvertiva: «Questi due fattori, la credibilità e la popolarità, non sono comuni, pochissime persone li hanno». Quando parlò con il comico a Livorno sei anni prima, il guru del web aveva in testa proprio di farlo “esplodere”. L’idea della politica è stata una conseguenza dettata dalla crisi inesorabile dei partiti e dalla crescita del MoVimento. Nel giro di pochi mesi il rapporto tra il comico e lo stratega della Rete è diventato strettissimo. Tanto che non era sempre facile distinguere dove finisse l’intervento dell’uno e cominciasse quello dell’altro. Gianroberto era l’ombra di Beppe. O viceversa.

Il 5 dicembre del 2011 hanno presentato Siamo in guerra a Milano. È stato Grillo a soffermarsi sul loro legame: «Questo è un connubio mortale perché io sono un cialtrone, comico, fantasista e lui è un manager di quelli con giacca e cravatta. Non l’ho mai visto senza la cravatta». L’ha definito «uno dei più grandi specialisti che ci sono oggi in Italia per la comunicazione via web». Poi è tornato sul piano personale: «L’architettura della mia vita degli ultimi 4-5 anni è dovuta a questo grande architetto del web, lui è uno stratega della Rete […] L’ho conosciuto girando una libreria, vedendo un libro sul web, su Gengis Khan, paragonava la Rete ai grandi della Storia, mi sono incuriosito, l’ho chiamato, ci siamo conosciuti». Ovviamente l’anima del comico è sempre orientata al sorriso: «Appena ci siamo conosciuti mi ha chiesto dei soldi e la nostra amicizia è finita lì». La riconoscenza di Grillo nei confronti di Casaleggio è evidente. All’epoca il comico voleva creare un sito internet. Fu per merito dell’esperto del web che invece costruì un blog. «Ma io non sono un blogger», ha ripetuto spesso Beppe. Uno di quelli che usa lo spazio virtuale come se fosse un diario. Eppure Grillo evitò, proprio su consiglio di Casaleggio, lo «scambio unidirezionale» previsto dai siti, per cui si riempie di contenuti la propria casa on line e si apre la porta a chi vuole visitarla. No. L’idea di Gianroberto fu diversa e vincente: uno spazio «come un sito ma bidirezionale, aperto ai commenti della gente». In fondo il principio di base rispecchiava di più l’approccio di Beppe. In questo modo il blog è diventato una piazza virtuale.

Grillo ha raccontato: «Allora abbiamo cominciato ed è stata un’esperienza straordinaria. Io facevo le tournée, per esempio andavo a Torino per uno spettacolo, allora scrivevo sulla Rete: “Devo venire a Torino, c’è qualche torinese che mi dà qualche informazione sulla vita di Torino, cosa succede, i casini, la politica locale?”. Mi arrivavano 40-50 commenti di torinesi, dove mi dicevano: “C’è la moglie del sindaco che gestisce un posteggio abusivo…”. Ancora prima di arrivare a Torino e di fare uno spettacolo avevo già una denuncia, ancora prima di parlare, era fantastico, la denuncia a priori. Era un problema? Si trattava di un flusso di informazioni e illazioni impossibile da gestire? Tutto il contrario. Era esattamente quello l’obiettivo. Allora ho detto: funziona, perché c’era la voce della gente che mi dava le informazioni e allora da lì abbiamo cominciato a fare questo blog, a scrivere tutti i giorni». In poco tempo i contatti sono aumentati in modo esponenziale, di pari passo l’influenza di Grillo. Fino ai successi internazionali, straordinari per un blog scritto in italiano. Una delle parole chiave di internet è “aggiornamento”.

Con il web il tempo delle notizie, e anche della comunicazione, è cambiato. Non è più ieri ma ora. È una delle ragioni che condanna i giornali a trasformarsi profondamente se non vogliono estinguersi. Inevitabilmente il blog ha spinto il legame tra Grillo e Casaleggio a diventare quotidiano: «Io e lui ci sentiamo mediamente sette volte al giorno da sei anni, non lo sopporto, io you and me [una delle tariffe applicate dalle compagnie telefoniche, che permette all’abbonato di parlare gratuitamente o a basso costo con un altro utente (nda)], non ce l’ho con mia moglie, ce l’ho con questo soggetto. E ogni giorno vengono fuori due articoli, anche tre». Più che un blog, ha precisato Grillo, è «un network di informazioni».

A cui hanno lavorato per anni, sette giorni su sette, Casaleggio, il figlio Davide e pochi collaboratori. Gianroberto e Beppe si sono impegnati in una sfida senza precedenti. «Il messaggio di Grillo è come quello di Gesù Cristo e degli apostoli», ha detto Casaleggio in una conversazione con il britannico «The Guardian»: «È diventato un virus».

Curiosamente, nel 1982 il comico genovese fu il protagonista del film Cercasi Gesù, diretto da Luigi Comencini. Inevitabile che il cronista del quotidiano inglese, John Hooper, definisse Gianroberto, «con la sua folta criniera nera, grigia e argentata che scende fino alle spalle, un buon messia». Anche se poi lo descrive come «un’eminenza grigia che sembra dotata di poteri magici, forse l’uomo più sospettato della politica italiana ». Del resto, «in poco più di tre anni, ha trasformato il fan club di un comico nella seconda forza politica italiana». Alcuni attivisti hanno continuato a pensare che Beppe fosse il “buono”, in qualche modo schiacciato dal “cattivo” Gianroberto. Ma sono stati inutili i tentativi di mettere in cattiva luce il manager. I due hanno sempre vissuto in simbiosi. Integrati non dal passato ma dal futuro, dalla scommessa che hanno condiviso alcuni anni fa. In fondo le differenze, culturali e caratteriali tra loro hanno finito per renderli complementari, due tessere dello stesso mosaico. Due facce della stessa medaglia. Il braccio e la mente.

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