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Kim spegne un reattore nucleare: immagine, distensione, o sistemazioni tecniche?

La Corea del Nord potrebbe aver – quanto meno momentaneamente – spento il reattore da 5megawatt a plutonio che si trova nel plesso nucleare di Yongbyon. Lo hanno annunciato gli analisti che curano il sito 38North.com, progetto dello US-Korea Institute della Johns Hopkins SAIS che si occupa di Corea del Nord grazie a informatori diretti e analisi strumentali.

Stando a quanto dichiarato da sempre da Pyongyang, il reattore serve per la produzione elettrica, ma gli Stati Uniti hanno più volte denunciato che l’apparente uso civile nasconde l’arricchimento di plutonio weapon-grade (gli americani sostengono che il plutonio per i test nucleari di questi anni sia stato tutto arricchito a Yongbyon).

Dando per accertato lo spegnimento dell’impianto, visto che 38North è una tra le più attendibili delle fonti che raccontano il mondo nebuloso del Nord, c’è da chiedersi il motivo di questa decisione.

Da un lato c’è la visione ottimistica, che porterebbe a vedere la scelta di Pyongyang legata a un messaggio di distensione per intavolare al meglio gli appuntamenti di dialogo di altissimo livello (tema centrale: la denuclearizzazione) fissati per fine aprile con la Corea del Sud e a maggio con il Presidente americano.

Anche la stampa giapponese cita fonti che si mettono su questa traiettoria: si parla di un alleggerimento della presenza militare a Punggye-ri, poligono atomico da cui sono stati effettuati gli ultimi test. E anche questo sarebbe un segnale di distensione. Conferme su questo arrivano sempre da 38 North: secondo il sito il presidio da mille uomini del 19mo reggimento dell’Armata popolare di Corea è stato sensibilmente ridotto (due dei quattro battaglioni sarebbero rientrati alle rispettive basi).

Sempre sul piano diplomatico, Pyongyang potrebbe anche aver sentito rafforzarsi la pressione cinese e per questo ha deciso di rallentare le attività. Una settimana fa Kim Jong-un è stato convocato a Pechino per un incontro diretto con il presidente Xi Jinping, seguito negli ultimi giorni da un vertice tra i rispettivi ministri degli Esteri.

I cinesi non vogliono farsi sfuggire il dossier per le iniziative sudcoreane e americane, e dunque potrebbero aver chiesto al regime nordcoreano di fare qualche mossa ulteriore e concreta per rimarcare la propria influenza (e partnership preferenziale) dopo mesi di tensione collegati alle strampalate dimostrazioni muscolari militari di Kim, detestate da Pechino. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha infatti prontamente espresso l’apprezzamento di Pechino per l’impegno recentemente assunto dal Nord nella denuclearizzazione.

Dopo Pechino, il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho (che lo scorso mese era in Svezia per meeting di medio livello con gli americani) si recherà a Mosca, dove terrà incontri per parlare della crisi (ma non è previsto un vertice diretto con Vladimir Putin, ha fatto sapere il Cremlino). La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato la scorsa settimana che Mosca ospiterà a breve una serie di incontri riguardanti la crisi in atto nella penisola coreana.

L’interessamento russo è conseguenza della centralità del dossier per quanto riguarda l’area pacifica e del tentativo di cooperazione e allineamento con la Cina in ottica anti-americane e anti-europea. L’accelerazione attuale può collegarsi invece ai progressi segnati da Seul e da Washington che hanno costruito il sistema diplomatico (e di pressione) attorno a Pyongyang che ha portato Kim alle attuali aperture – quanto meno d’immagine. Mosca, come Pechino, non vuol restare indietro.

Ci sono però altri dati che indicano una situazione potenzialmente diversa. Perché alla citata possibilità ottimistico-diplomatica – che ricalca quanto già fatto nel 2008 da Pyongyang per dimostrarsi affidabile nell’intavolare un percorso negoziale sull’arma atomica, poi naufragato – seguono aspetti tecnici: i nordcoreani potrebbero aver deciso di sospendere l’attività di Yongbyon mentre proseguono le attività di escavazione in un’area limitrofa in cui sboccano i canali di scolo dell’acqua pesante (la sostanza moderante utilizzata nei reattori).

Là, dove scorre un corso d’acqua, potrebbe essere in costruzione anche una diga per migliorare il flusso di acqua in ingresso; fattore che garantirebbe attività più sicure, ma anche più intense, e che quindi mette lo spegnimento nell’ottica della necessità tecnica.

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