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Macron stringe sull’immigrazione. Un nuovo approccio anche per la Ue?

Emmanuel Macron va avanti per la sua strada e ottiene il primo via libera alla nuova legge sull’immigrazione che scatenerà ulteriori polemiche in Francia e che, probabilmente, sarà usata anche nel dibattito politico italiano. Con il progetto di legge “Asilo e immigrazione”, approvato in prima lettura dall’Assemblea nazionale, Macron vuole imprimere una svolta all’esplosivo tema dell’immigrazione rispondendo a quel 63 per cento di francesi che in un recente sondaggio sostenevano che ci siano troppi immigrati nella loro nazione. Dunque, il Presidente intende aumentare la detenzione amministrativa, ridurre i tempi di decisione sull’asilo, incarcerare chi entra illegalmente: una legge complessivamente repressiva (approvata con 228 voti a favore, 139 contrari e 24 astenuti) che, a fronte di un enorme numero di migranti economici senza diritto di restare, creerà molti problemi pratici. Come sempre, la validità di una norma potrà essere vagliata solo dopo la sua attuazione pratica.

LE MISURE RESTRITTIVE 

Il punto di partenza è aiutare chi scappa dalle guerre ed espellere chi non ha titolo di restare. Se dunque si prevede di aumentare da uno a quattro anni il permesso di protezione sussidiaria, con possibilità di restare a tempo indeterminato, la permanenza nei centri di custodia temporanea passerà dagli attuali 45 a 90 giorni, che possono essere estesi a 135 in modo da dare più tempo alle autorità di provvedere alle espulsioni o al riaccompagnamento verso i paesi di prima accoglienza, quasi sempre l’Italia. Inoltre, aumenterà da 16 a 24 ore il fermo per la verifica dei documenti.

Sarà interessante valutare le conseguenze dell’arresto, con pena fino a un anno di carcere e 4mila euro di multa, per chi entrerà illegalmente nel territorio francese, cioè la totalità degli immigrati che dall’Africa e attraverso l’Italia provano a raggiungere l’Europa continentale. L’esperienza italiana della denuncia per il reato di clandestinità ha confermato la sua inutilità pratica con il solo risultato di ingolfare gli uffici di determinate Procure: in Francia, invece, si potrebbe assistere in futuro ad arresti di massa e, forse, a qualche problema di spazio nelle carceri. Solo il tempo dirà se sarà un deterrente utile. Inoltre, dal momento dell’ingresso sul territorio francese, l’immigrato avrà 90 giorni di tempo e non più 120 per presentare domanda d’asilo, così come si riducono da un mese a 15 giorni i tempi per un eventuale ricorso.

I PROBLEMI AMMINISTRATIVI 

Molte proteste arrivano dai magistrati, dai dipendenti degli uffici giudiziari e dagli avvocati francesi perché il progetto di legge prevede che la decisione di concedere o meno l’asilo dovrà avvenire entro 6 mesi anziché gli attuali 11. L’anno scorso in Francia sono state presentate 100mila richieste di asilo e, secondo alcune fonti, ogni giudice valuta già oggi 325 pratiche l’anno. Per aiutare gli uffici, la legge prevede l’assunzione di 150 unità (una per prefettura): per fare un paragone, il decreto di Marco Minniti sull’immigrazione dell’anno scorso sta portando all’entrata in servizio di 250 funzionari da assegnare alle commissioni prefettizie.

In un’intervista al quotidiano Le Parisien dello scorso febbraio il ministro dell’Interno francese, Gérard Collomb, disse che “non bisogna soltanto accogliere, bisogna accogliere bene. Il progetto di legge farà convergere le nostre procedure con quelle dei nostri vicini europei, altrimenti i migranti sceglieranno il Paese in cui è più facile essere accolti”. Non è chiaro che cosa intendesse con il “convergere” delle procedure perché il Trattato di Dublino, finché non sarà modificato, equivale a una “condanna” per l’Italia in quanto Paese di prima accoglienza e dunque per i francesi è legittimo il riaccompagnamento verso le nostre frontiere mentre l’Italia ha molti problemi in più nel rimandare in Africa chi non ha diritto di restare. Un problema gigantesco, quest’ultimo, a prescindere dal colore del prossimo governo.

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