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Nella Memoria di ieri, germoglia un domani migliore

Di Andrea Donegà e Antonio Sansone
memoria

La Resistenza fu un atto eroico e coraggioso, generativa di futuro e madre della nostra Repubblica, patrimonio collettivo da custodire e sottrarre a contese per accaparrarsene proprietà e primogenitura che finiscono con lo smontarne la portata storica, facendoci dimenticare il fronte larghissimo che la abbracciò: comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, monarchici, liberali, repubblicani, anarchici e perfino il Fronte dell’Uomo Qualunque. Tutti disposti a mettere da parte gli interessi di bottega per ricercare unità su valori e obiettivi comuni e più alti. Solo dopo, a missione compiuta, centrati i due target, la vittoria sul nazifascismo e la cacciata dei tedeschi, si sarebbe dovuto parlare di ordinamento dello Stato e di Costituente. Attorno a chi imbracciò le armi e scelse la via dei monti, inoltre, c’era un contorno di eroismo civile che garantiva la tenuta dei ribelli e aiutava ad allargare il fronte, anche dal punto di vista culturale e sociale.

Ecco, dobbiamo ripartire da qui.

Nella confusione generale che regna nel nostro Paese, oggi, i partiti dovrebbero far tesoro di quell’esempio invece di perdersi in inutili esercizi autocelebrativi, tesi più che altro, a evidenziare elementi divisivi, da etichettare come migliori e rinunciando a trovare convergenze che mettano al centro progettualità collettiva e bene comune. Solo quando si saprà trovare un ideale più alto, attorno al quale unire e aggregare le energie migliori, questo Paese avrà la forza di risollevarsi un po’ come diceva don Lorenzo Milani che vedeva nella Politica lo strumento nobile per risolvere il problema dell’”altro” che deve diventare il problema di tutti.

È da qui che muove i passi l’iniziativa organizzata dalle Fim Cisl di Lombardia e Piemonte, sui temi della Memoria e dell’Antifascismo, che si terràoggi, 19 aprile, presso il Memoriale della Shoah a Milano, luogo simbolo e valoriale e monito a non essere mai indifferenti perché è nell’indifferenza che ci si rende complici delle ingiustizie.

A riannodare i fili della Storia l’intervento di Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli uccisi dai fascisti nel 1943, Dario Venegoni, figlio di partigiani, e Presidente dell’Associazione Nazionale ex deportati e Marco Bentivogli, Segretario Generale Fim Cisl.

Nel corso della mattinata è previsto anche il saluto della senatrice Liliana Segre che proprio dal “binario 21”, dove oggi sorge il Memoriale della Shoah, fu deportata, ancora bambina, ad Aushwitz, all’inizio del ’44.

Per la Fim Cisl, solidarietà, giustizia sociale, antirazzismo e antifascismo sono cardini valoriali e scelte di campo da rinnovare, ogni giorno, con l’impegno e l’esempio e la Memoria un esercizio quotidiano di democrazia attraverso il quale matura quella consapevolezza necessaria per realizzare una piena partecipazione civica: un dovere civile ancor più necessario quanto più ci allontaniamo da quel periodo storico perdendo anche i testimoni di allora.

Conoscenza del passato, cura del presente e anticipazione del futuro sono i fari che guidano i nostri passi verso la costruzione di una società migliore e più giusta, dove il lavoro possa coincidere con la piena realizzazione della persona e non, invece, mera fonte di reddito o mezzo per arricchirsi.

Liliana Segre fu liberata il 1 maggio 1945 e ci piace pensare che non sia un caso che quella data coincida con la Festa dei Lavoratori e del Lavoro perché il lavoro ha, da sempre, un ruolo centrale nella Storia del nostro Paese.

Abbiamo conosciuto, nei lager nazisti, la forma più disumana del lavoro, quello che annienta la persona nella sua interezza e che si prende gioco della sua dignità, a partire dalla sconcia frase all’ingresso di Auschwitz, “il lavoro rende liberi”. Lì, la battaglia quotidiana per restare umani è stata anche un fatto di cultura acquisita e di competenze di lavoro.

Durante la Resistenza il lavoro ha espresso tutta la propria carica di emancipazione e libertà, incarnata dai numerosi operai che contribuirono alla cacciata del nazifascismo riorganizzando il Sindacato democratico nelle fabbriche, ostacolando con scioperi e sabotaggi la produzione bellica e contribuendo a riannodare la cultura tra le persone, pagando un elevato prezzo come gli 11 delegati sindacali della Franco Tosi di Legnano deportati a Mauthausen che ogni anno, da allora, il Sindacato ricorda e ringrazia. C’era anche chi utilizzava il proprio lavoro per contribuire alla Resistenza come facevano gli impiegati che stampavano documenti falsi per proteggere i partigiani.

Il lavoro è stato centrale anche nella famiglia Cervi, tra le prime famiglie di mezzadri a introdurre il trattore nell’agricoltura e le tecniche di livellatura del terreno per aumentarne la resa. Il lavoro è stato anche un mezzo di riscatto sociale per Alcide che, persi i figli, con l’impegno dei nipoti, riuscì a comprare il cascinale in cui viveva.

Infine, il lavoro come presidio di cultura che, con la partecipazione e la consapevolezza, è l’ingrediente per contrastare i populismi, tanto più fecondi quanto più il contesto è arido, e per evitare che i rigurgiti di quel passato possano, anche in modi diversi, prendere piede nuovamente.

Compiti dal quale il Sindacato, mai indifferente, non può sottrarsi, unica istituzione, assieme all’associazionismo, in grado di aggregare le persone, in un’ottica collettiva capace di generare un futuro per il quale valga la pena impegnarsi proprio come disse Primo Levi nel suo romanzo “La chiave a stella”, un vero e proprio inno al lavoro: “Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono”. È questa l’eredità che abbiamo raccolto e che abbiamo trasformato nell’impegno perché, anche nelle trasformazioni in atto oggi, tutte le persone possano realizzarsi nel lavoro, vero presidio di cittadinanza.

(Foto: http://www.memorialeshoah.it)

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