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Il Pd starà all’opposizione, ma non si parli di Aventino. Conversazione con Andrea Romano

Nessuna possibile alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio, ruolo di opposizione responsabile e sguardo al futuro e all’Europa. Non ha dubbi Andrea Romano, deputato del Partito democratico, direttore del quotidiano online Democratica, raggiunto telefonicamente da Formiche.net per parlare della posizione assunta dal suo partito durante le consultazioni dal Capo dello Stato. C’è una distanza abissale, aggiunge il deputato renziano, tra il programma del Pd e quello del Movimento 5 Stelle, e per questa ragione non è possibile un dialogo sul contratto di governo proposto da Di Maio. Pd e Lega non sono la stessa cosa, spiega Romano, “e noi non siamo disponibili a sostenere un governo di qualunque colore”.

Dialogo con i 5 Stelle: possibile o impossibile?

Direi che è impossibile, per tre ragioni. Abbiamo una visione molto diversa di ciò che serve al Paese, primo punto. Secondo punto abbiamo fatto una campagna elettorale trasparente nei confronti dei nostri elettori e abbiamo in questo senso un vincolo di coerenza. Terzo punto, trovo inquietante che Di Maio sostenga che per i 5 Stelle il Pd o la Lega siano la stessa cosa. Dietro questo ragionamento, se così lo possiamo chiamare, c’è una rinuncia ai valori della politica e un incoraggiamento a forme di qualunquismo. Di Maio non può pensare davvero che la Lega e il Pd siano la stessa cosa. Mi pare che sia davvero molto concentrato a garantire a sé stesso una poltrona importante nel prossimo governo a prescindere da chi lo sosterrà e noi non siamo disponibili a sostenere un governo di qualunque colore.

Di Maio ha proposto un contratto alla tedesca, non siete disposti al dialogo neanche sugli eventuali punti?

Il caso tedesco è molto lontano da quello che ha in mente Di Maio. Anche in questo caso Di Maio non ha una grande competenza nello specifico. I contratti tedeschi di coalizione esistono dai primi anni ’60, sono molto dettagliati e vengono stipulati tra forze politiche costrette a coalizzarsi e in ogni caso forze politiche che non sono così distanti sulla visione del Paese come sono invece Pd e i 5 Stelle. La Spd non farebbe mai una coalizione con l’Afd, il movimento di destra estrema simile alla Lega, così come non lo farebbe mai con i Pirati, un partito che ricorda un po’ i 5 Stelle. Mi pare che anche in questo caso Di Maio usi un argomento, quello del contratto alla tedesca, che poi di fatto non ha niente a che fare col contratto alla tedesca. Noi guardiamo ai programmi e tra i programmi del Pd e del Movimento 5 Stelle c’è una distanza abissale. Tra i programmi dei 5 Stelle e della Lega, invece, c’è molta somiglianza.

Qualcuno ha parlato di Pd arroccato sull’Aventino.

Aventino è un espressione che non userei mai e che trovo del tutto impropria, prima per una ragione storica. L’Aventino nacque dopo l’assassinio di Matteotti e fu una pagina tragica della storia italiana. Ricordiamolo: i promotori dell’Aventino si rifiutavano di partecipare ai lavori parlamentari e in secondo luogo erano perseguitati dalla dittatura fascista che in quel momento si stava strutturando. In questo caso, invece, si parla di una cosa che avviene in tutte le democrazie parlamentari, ovvero di un ruolo di opposizione serio, rigoroso, fatto sul merito delle cose che faremo in modo molto diverso da come hanno fatto Lega e M5S, che hanno da una parte alimentato le peggiori paure degli italiani, e penso alla Lega, mentre nel caso dei 5 Stelle hanno fatto promesse del tutto irresponsabili.

E quella del Pd come sarà?

Noi faremo un’opposizione del tutto diversa, seria, vigile, molto puntigliosa, nell’interesse del Paese, nell’interesse di chi non ha votato Lega e 5 Stelle – che sono tanti milioni di italiani – e infine faremo una opposizione che ci permetterà di tornare a governare, come succede in tutte le democrazie parlamentari.

Il Pd è uscito da queste elezioni un po’ malmenato, adesso da dove si riparte?

Dal 5 marzo si è aperta una riflessione su cosa fare e su cosa serva per rilanciare il Partito democratico, però partiamo tutti, al di là delle nostre differenze interne che ci sono e tranne Emiliano che auspica un patto con i 5 Stelle, dalla condivisione della linea dell’opposizione, condivisa anche in tutti i circoli del Pd. Nella nostra comunità politica non c’è fondamentalmente nessun dubbio. È una legittima discussione di carattere giornalistico questa sul sostegno Pd ai 5 Stelle, ma nel mondo Pd non c’è nessun dubbio.

Oggi Andrea Orlando ha criticato Renzi dicendo: “Lasci lavorare Martina o ritiri dimissioni”, riferendosi anche alla riunione che si è tenuta ieri da Andrea Marcucci con Lotti, Boschi, Orfini e Bonifazi. Pare che la linea del Partito scricchioli un po’…

La critica di Orlando è, in questo caso, un po’ pretestuosa. Le riunioni politiche si fanno tranquillamente, non si può impedire a Renzi di fare politica, è una pretesa del tutto impropria e illegittima. Renzi si è dimesso dalla segreteria del Partito democratico, ma continua naturalmente a fare politica. Non voglio credere che Andrea Orlando, che è una persona di qualità e che crede in un Partito democratico forte e solido, voglia perseguire l’idea di una epurazione politica all’interno del Pd. Il Pd di questi anni è un partito dove Renzi non ha fatto un colpo di Stato, ma è stato eletto segretario grazie a due primarie molto partecipate. Non si può pretendere, ora, che escano dal Pd tutti coloro che la pensano come Renzi. Io per esempio la penso come Renzi su tante cose, ma non è che posso essere espulso dal partito per questo. Quindi che richiesta è quella di Orlando, di non fare riunioni politiche? Le continueremo a fare così come immagino Orlando faccia con i componenti della sua area.

Il 21 aprile ci sarà l’assemblea del Pd, di cosa si parlerà?

Durante l’Assemblea si prenderanno decisioni su questo periodo di transizione che ci porterà al Congresso, che mi sembra più importante, da fare in autunno e non rimandare alle calende greche. È necessario avere confronto disciplinato per questo spero che il congresso si tenga in autunno per continuare il dibattito che si è aperto il 5 marzo.

In Europa, invece, il Pd come si dovrà comportare, in previsione delle elezioni del 2019? Gozi ha parlato di un’alleanza con En Marche, mentre Fassino della “necessità di una rifondazione del campo riformista che parta dal Pse e si allarghi anche ad altre forze di profilo riformista”…

Ho visto le dichiarazioni di Gozi e di Fassino, io la penso un po’ diversamente dai due. Credo che l’obiettivo del Pd sia quello di allargare i confini del Pse cioè non tanto di uscire – che sarebbe un errore – ma neanche lasciarlo così com’è, perché ha molti limiti, così come li ha il perimetro tradizionale della socialdemocrazia europea. Penso che il Pse debba allargare i propri confini a tutti quei fenomeni politici che contrastano il sovranismo, che contrastano il populismo europeo, credo che debba diventare la casa dei democratici europei. Deve diventare quello che un po’ oggi è l’internazionale socialista, che non è più quella tradizionale, ma una sorta di internazionale democratica. La battaglia che il Pd può fare dentro il Pse, essendo il più grande partito al suo interno, è di allargarne i confini politico culturali e quindi raccogliere tutte le spinte che contrastano il sovranismo e il populismo. Diventare il partito delle forze democratiche europee.

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