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Se pregiudizi e pregiudiziali bloccano le istituzioni

pregiudizi

Sarà perché, di solito, mi attengo alla logica e al principio della buona fede, ma qualcosa non mi torna su come i cinquestelle e il loro capo politico stanno concependo e provando a praticare la politica delle alleanze. Un campo in cui, del resto, sono neofiti, visto che fino a prima delle elezioni, per principio, rifiutavano alleanze con altri partiti. Già mi pare di riscontrare una prima anomalia nel pretendere a tutti i costi l’investitura a premier per Luigi Di Maio. Non solo perché versiamo in un sistema proporzionale, ma perché in seno a questo sistema c’è una componente di collegi uninominali che favoriva le coalizioni e c’è una coalizione che ha vinto con cinque punti elettorali in più di quelli conseguiti da M5S, e, semmai, avrebbe più titolo Salvini (che pur non vanta tale pretesa), in quanto leader del partito vincente in seno alla coalizione di centrodestra. E qui viene la strana concezione delle alleanze dei pentastellati.

Cercano l’alleanza con la Lega, ma la condicio sine qua non è che questa abbandoni Forza Italia, cioè l’alleato con cui si è presentata insieme alle elezioni e con cui ha vinto con i candidati unici in molti collegi uninominali, soprattutto al centro-nord. Perché Berlusconi rappresenta “il vecchio”, perché ha più anni di Salvini e Di Maio messi assieme, e per altri motivi vari. Forse, però, pesa non poco il fatto che, detenendo il 32% dei voti, è più comodo essere il primo alleato rispetto ad un Salvini che rappresenta il 17%, piuttosto che il secondo alleato rispetto ad una coalizione di centrodestra che rappresenta il 37% e, a quel punto, sarebbe più difficile richiedere la premiership per Luigi Di Maio… Il quale, visto anche che Salvini, capito il gioco del suo interlocutore, si presenterà in versione centrodestra compatto alle prossime consultazioni al Quirinale, gioca ufficialmente su due tavoli e, pur conoscendo la difficoltà dell’opera, insiste ad aprire alla possibilità di una maggioranza di governo col Pd, sapendo che è invisa allo stesso Salvini. Azione abile, spregiudicata, o un pò azzardata, da parte di chi è un pò neofita in tema di politica delle alleanze?

Così come un pò stizzita è parsa la reazione di Di Maio all’ultima affermazione di Salvini secondo cui lui non avrebbe rotto l’alleanza con Berlusconi come testimoniava il fatto che tutta la coalizione di centrodestra si sarebbe presentata insieme alle prossime consultazioni col Presidente della Repubblica. C’è poi uno squilibrio negoziale nel rapporto fra Salvini e Di Maio. Mentre Salvini, che rappresenta una coalizione che ha vinto col 37% dei voti, ha detto esplicitamente di non porre come pregiudiziale l’incarico alla sua persona come Presidente del Consiglio, l’M5S, che rappresenta il 32%, di fatto continua a porre la pregiudiziale dell’incarico di Presidente del Consiglio a Luigi Di Maio.

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