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Il rapporto democrazia-Europa nella postmodernità

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Presso la Pontificia Università Lateranense si è tenuto il Colloquio annuale di dottrina sociale della Chiesa dell’Area Internazionale di Ricerca “Caritas in Veritate”. Qui di seguito, un estratto della relazione del professor Rocco Buttiglione, titolare della Cattedra di Filosofia e Storia delle Istituzioni Europee.

Per una lunga fase storica l’Europa ha proposto una modalità dell’autocoscienza che ha affascinato il resto dell’umanità. L’Europa è stata l’avanguardia della autocoscienza della umanità. Noi europei viviamo ancora nella illusione che questo continui ad essere vero. Ma intendono gli altri continenti seguirci per questo nuovo cammino che abbiamo intrapreso? Molti segnali sembrano dire di no. Quello della postmodernità forse non è il sentiero del progresso dell’ umanità ma quello della decadenza e della regressione. La religione nelle sue diverse forme, cioè l’esperienza della voce che chiama alla autocoscienza, diventa marginale in Europa ma mantiene e anzi rafforza la sua centralità nella esperienza storica degli altri popoli del mondo. Rivolgiamo adesso la nostra attenzione al tema della democrazia. Qual è lo stato di salute della democrazia oggi in Europa? Cosa possiamo dire sulle sue prospettive di futuro? Nella sua “Repubblica” Platone ci lascia una drammatica teratologia della democrazia. La teratologia è la descrizione della malattia mortale. Si tratta, in questo caso, della malattia mortale della democrazia greca. Il problema della democrazia è che, in essa, non è stabilito un giusto principio di autorità. Il popolo è facilmente guidato dalla passione del momento più che dalla ragione. Esso può allora essere sviato e strumentalizzato da governanti disonesti e privi di principi che vogliono fare i loro interessi piuttosto che il bene comune. Questi trovano a loro volta la loro giustificazione in maestri del pensiero che spiegano che fra il vero ed il falso, fra il giusto e l’ingiusto, fra il bello ed il brutto, fra il bene ed il male non esiste in realtà differenza alcuna. La corruzione allora non conosce più alcun limite, la classe dirigente viene travolta dal generale disprezzo ed alla fine il popolo è pronto a seguire il primo avventuriero che prometta di restaurare, magari  con l’aiuto della ghigliottina, un minimo di moralità pubblica. La democrazia dei moderni nasce, almeno in parte ed in una sua significativa componente, da una riflessione profonda sul destino della democrazia greca con il proposito di non ripetere gli stessi errori. Il popolo eserciterà il potere  non in modo incontrollato ed illimitato ma, dice la Costituzione della Repubblica Italiana “ nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione”. La Costituzione protegge un nucleo di diritti fondamentali che nessuno, nemmeno il popolo, può violare.

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