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Dis-ordine, pensiero, decisione

L’idea di ordine qui esposta si chiama dis-ordine. L’ordine, infatti, si nutre delle contraddizioni della realtà ed evolve in esse. È molto difficile, per noi abituati alla fissità dell’idea di ordine, concepire qualcosa che non stia in quella logica: eppure, il dis-ordine è dentro di noi, noi siamo dis-ordine. Il dis-ordine nasce dalla considerazione di ciò-che-siamo, per comprendere dove stiamo andando e dove potremmo andare; la fissità dell’idea di ordine, infatti, ci sta facendo sbattere in maniera brutale contro la realtà dinamica, a cominciare dalla nostra di persone umane. Il percorso del dis-ordine, pertanto, è l’unico possibile: non è una scelta.

Se tendiamo al dis-ordine, di fatto ri-conciliandoci con la realtà-che-è, ne consegue che vanno a modificarsi profondamente tutti i nostri paradigmi consolidati. In primo luogo, il pensiero diventa laterale, critico e complesso. In secondo luogo, la decisione, esercizio storico del potere,  diventa contributo alla costruzione del progetto storico di ogni “persona sovrana” come parte integrante e non esaustiva dell’umanità.

Nel dis-ordine, la decisione “anticipa e cura” e si fa continuamente principio di realtà. Parlare di dis-ordine, allora, nel modificare i nostri paradigmi modifica il nostro approccio strategico: ci chiama alla conoscenza (nel senso di con-naitre), ci chiama alla visione (nel senso di vedere nell’oltre che già ci percorre), ci chiama alla transculturalità (ogni cultura vive nella frontiera di ogni altra).

Per abituarci al dis-ordine, come dicevo prima, il nostro pensiero deve diventare laterale, critico e complesso; siccome non possiamo fare del tutto a meno della linearità (che si accoppia con la causalità), il pensiero deve ri-appropriarsi del suo essere-in-transizione,  maturare il talento del ri-pensarsi per ri-trovarsi in termini di senso e di proposta per la decisione.

Il pensiero laterale, critico e complesso è un pensiero in-utile. Il pensiero, infatti, non può essere “finalizzato” ma diventa decisione-in-potenza: il pensiero si ri-appropria della realtà profonda e diventa testimonianza, com-prensione delle istanze comunitarie, prossimità. La decisione politica, in tal modo, è agire, pensare che diventa risposta (non solo a posteriori, “a giochi fatti”) alle sfide globali in ogni territorio (fisico e non).

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