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Cosa cambia da oggi in Israele (e non solo) dopo la mossa degli Stati Uniti​

Oggi è una giornata storica, non solo per israeliani e americani. Pochi se ne rendono conto, ma l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme è la prova di una verità inconfutabile: l’esistenza dello Stato di Israele. Nonostante l’assenza di molti rappresentanti alla cerimonia di questa sera, l’apertura della nuova sede diplomatica degli Stati Uniti avrà rilevanti conseguenze geopolitiche che non potranno essere ignorate.

Per Johanna Arbib, presidente della Jerusalem Foundation, già presidente mondiale del Keren Hayesod, da oggi si volta pagina in Medio Oriente. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele da parte del governo del presidente Donald Trump, in mezzo alle turbolenze della regione, avrà effetti globali.
“Da oggi cambierà la retorica su Israele – spiega Arbib a Formiche.net -. Ci sarà un cambiamento nel percorso storico, diverso a quelli che purtroppo ha segnato gli ultimi 50 anni. Si riconosce una realtà che ha più di 3mila anni e i fondamentali della democrazia israeliana”. Arbib sostiene che quella di Israele è l’unica vera democrazia in Medio Oriente.

La presidente della Jerusalem Foundation lamenta che i Paesi europei perdano l’occasione di partecipare a questo storico evento: “Mi sarebbe piaciuto vedere le delegazioni di 20 Paesi, inclusa l’Italia, e non soltanto quattro. Dispiace che non si rendano conto dell’importanza storica di questa giornata. Ma nel medio termine, non domani né dopodomani, arriverà il momento in cui anche altri Paesi sposteranno le loro sede diplomatiche. La riaffermazione di una realtà storica!”.

Sulle violenze che sono in corso nella Striscia di Gaza, Arbib crede che non finiranno dopo l’inaugurazione di stasera ma si prolungheranno: “Avranno però un effetto limitato. Perché in una vera democrazia si negozia. Ci si siede ad un tavolo e si discute. Hamas è un’organizzazione terroristica che sfrutta donne e bambini e uccide civili per promuovere la violenza e spostare l’opinione pubblica verso i propri interessi. Una tattica oltremodo sbagliata”.

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