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L’etica cattolica e il sistema economico-finanziario. Parla monsignor Ladaria

“Il mercato, per funzionare bene, ha bisogno di presupposti antropologici ed etici che da solo non è in grado di darsi né di produrre. Una solida visione antropologica, con le sue implicazioni etiche, non solo è necessaria ad una vita degna per l’uomo, ma aiuta anche l’efficienza dei mercati. L’attuale situazione ci mostra come sia quanto mai urgente una riscossa dell’umano, per riaprire gli orizzonti a quell’eccedenza di valori che sola permette all’uomo di ritrovare sé stesso, di costruire società che siano dimore ospitali ed inclusive, in cui vi è spazio per i più deboli e in cui la ricchezza viene utilizzata anche a vantaggio di tutti. Insomma, luoghi in cui per l’uomo è bello vivere ed è facile sperare”. È quanto affermato dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, nel corso della presentazione, che ha avuto luogo stamattina in Sala stampa Vaticana, del documento, promosso dall’ex Sant’Uffizio assieme al dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale guidato dal cardinale Peter Turkson, intitolato “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” (qui il testo integrale).

LE PAROLE DI MONSIGNOR LADARIA

Documento dove vengono offerte, divise in tre capitoli, alcune “considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema-economico finanziario”, e destinato principalmente agli operatori economico finanziari ma non solo, come ha spiegato lo stesso prefetto. Che invita in maniera diretta a farsi portatori di comportamenti etici, in linea con i punti espressi e in questo senso “cattolici”, nell’approccio a questioni legate alla sfera economica e degli interessi pubblici o privati.

LA SCOMPARSA DEL BENE COMUNE

“Il Concilio Vaticano II dice che l’attività economica deve essere condotta secondo le leggi e i metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale”, ha infatti ricordato Ladaria citando l’enciclica Gaudium et Spes, e spiegando che lo scopo del documento è di “affermare con chiarezza che, all’origine del diffondersi di pratiche finanziarie disoneste e predatorie, vi sono anzitutto una miopia antropologica ed una progressiva crisi dell’umano che ne sono conseguite”. In molti ambienti il bene comune è sparito dall’orizzonte dei singoli e del vivere, ha voluto affermare il monsignore. “L’utile del più forte ha preso sopravvento sul bene autentico ed è divenuto il vero fattore dominante i rapporti economico-sociali”. I due dicasteri hanno perciò ritenuto opportuno produrre in maniera congiunta queste “valutazioni antropologiche ”, necessarie “se non vogliamo scivolare verso un collasso sociale a livello mondiale, dalle devastanti conseguenze”. O meglio, ha precisato Ladaria, “un doveroso servizio che la Chiesa vuole proporre agli uomini”.

IL RUOLO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

La Congregazione per la Dottrina della fede infatti generalmente non si occupa, come noto, almeno in maniera diretta, di tematiche economiche. Ma nelle sue funzioni si esprime normalmente su problemi di ordine morale, e in tal caso l’economia vi entra a pieno titolo. Considerando poi che non è di certo la prima volta, nella storia della cristianità, che questo accade: basti pensare a temi come l’usura, trattati nel Vangelo, al più ampio altruismo di stampo evangelico, o a tutto ciò che vi è implicato a partire dalla Rerum Novarum nella Dottrina sociale della Chiesa. “San Matteo da pubblico gabelliere, professione che spesso annoverava fra le sue file parecchi disonesti, diviene seguace di Gesù e in tal modo anche onesto dispensatore di una ricchezza che non è solo materiale e si volge a favore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”, ha così spiegato il prefetto. “La sua figura di pubblicano,divenuto buon dispensatore dei tesori del cielo rappresenta di per sé un auspicio, affinché chi lavora nella finanza apra l’orizzonte del suo agire ad un bene che, se nasce con l’interesse di cui è portatore il singolo, non si fermi ad esso ma accetti di allargarsi fino alla considerazione del bene comune”. E in questo, “l’amore al bene integrale dell’uomo è la chiave di un autentico sviluppo”.

IL DOCUMENTO PRESENTATO IN VATICANO

Le tre parti in cui è suddiviso il documento presentano così alcuni tra quelli come ritenuti gli errori teorici più diffusi, nella concezione comune o in alcune tra le dottrine economiche più accreditate, e che anticipano una dissertazione sui mali che ne conseguono. Per proseguire, prima delle conclusioni finali, nell’esporre quali sono le possibilità detenute dai cittadini, in qualità di consumatori, e dai soggetti economici attivi nel mercato, di produrre un cambiamento tangibile nel sistema economico-finanziario. “L’economia comportamentale e i suoi risultati più recenti vanno incontro a un patrimonio presente nella Dottrina sociale della Chiesa da moltissimo tempo, che ci dice che noi ragioniamo con visioni anguste e limitate quando parliamo di uomo, di impresa e di benessere”, ha perciò affermato l’economista Leonardo Becchetti, intervenuto durante la conferenza stampa assieme a mons. Ladaria, al cardinale ghanese Turkson e all’economista e docente alla Cattolica di Milano Leonardo Capri.

L’INTERVENTO DELL’ECONOMISTA BECCHETTI

“L’uomo è un essere relazionale e noi oggi in economia abbiamo una visione della persone come massimizzatori di utilità, miopemente autointeressati. Un uomo siffatto, ci dicono gli studi, è un uomo infelice e socialmente dannoso. Perché la vita economica è fatta di incontri, di situazioni difficili e di gioco di squadra in cui virtù come la reciprocità, la fiducia, l’avversione alla diseguaglianza e la tendenza al dono, possono creare quel capitale sociale che oggi è fondamentale per il successo e per la generatività della vita economica e sociale”, ha continuato Becchetti. “Possiamo vivere in un mondo dove uno meno uno fa zero oppure dove uno più uno fa tre”, ha poi chiosando citando le parole utilizzate in passato da Papa Francesco.

IL RUOLO DELL’IMPRESA E LA VITA DI RELAZIONE

“Pensare che l’impresa, organizzazione che crea un incredibile bene a tutti i portatori di interesse, serva solo a mettere sul trono una singola categoria, produce grandi danni. È vero che oggi è possibile dimostrare che una banca non ha alcun interesse a prestare ai piccoli soggetti, ma così questa finisce per non fare il lavoro per cui è nata, cioè dare credito alle persone e alle piccole e medie imprese”. Il benessere poi, ha continuato Bechetti, “comprende la crescita ma va oltre, ovvero include la salute, l’istruzione, la qualità della vita di relazioni, la gratuità, quest’ultima una delle sei cose più importanti per la soddisfazione di vita della persone. Non possiamo non misurare l’impatto delle nostre scelte senza questi parametri di benessere più ampio. Se una business school insegna ancora l’economia seguendo questa vecchia concezione di persona, impresa e valore, superata già oggi quando si parla di responsabilità di impresa, diventa una fabbrica di infelicità”.

ELUSIONE FISCALE, BIO-DIVERSITÀ FINANZIARIA E REMUNERAZIONE DEI MANAGER

Al centro di questa riflessione proposta dal Vaticano ed esposta nel finale dall’economista dell’università di Tor Vergata ci sono poi problemi ben specifici, come l’elusione fiscale, la bio-diversità finanziaria o il sistema remunerativo dei manager. “Il Pil mondiale continua a crescere ma se questo non si redistribuisce e si cercano solamente depositi dove si pagano meno tasse è chiaro che non c’è diffusione di benessere e che nascono diseguaglianze e problemi sociali”, ha spiegato. “La finanza è poi un ecosistema, e se costruiamo regole comuni solo per i grandi soggetti stiamo togliendo ossigeno alle piccole medie imprese di artigiani”. E infine “l’attuale sistema remunerativo dei manager, con l’asimmetria dei benefici, che porta gli stessi a prendere rischi che mettono in pericolo la sopravvivenza delle imprese, e con bonus dei manager costruiti solo su indicatori di profitto e non di sostenibilità sociale e ambientale, ci portano verso un mondo fatto di profitti senza prosperità”.

IL LAVORO DELLA CHIESA SULLA FINANZA SOSTENIBILE

Ma non tutto è perduto, si direbbe, specialmente in ambito cattolico. Perché al contrario c’è una parte importante della Chiesa, ha rivelato lo stesso economista facendo riferimento a ciò che si muove nello specifico all’interno della città di New York, che lavora alacremente sul tema della finanza sostenibile. “Dobbiamo occuparci di produrre processi che lentamente ci orientano verso il bene comune”, “la finanza ha potenzialità enormi che possono essere usate per grandi finalità volte al bene o al male”, ha concluso Becchetti. “Il sistema economico siamo noi con le nostre scelte”.

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