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Gina Haspel convince i democratici e diventa la prima donna a guidare la Cia

Di Federica De Vincentis

La nebbia che avvolgeva nei giorni precedenti la figura di Gina Haspel, anche a causa delle tensioni politiche per le prossime elezioni di midterm negli Stati Uniti, si è definitivamente diradata. Dopo che ieri con 10 voti a favore e cinque contro, la Commissione Intelligence del Senato aveva approvato la sua nomina alla guida della Cia, oggi, infatti, l’aula del Senato statunitense ha ufficialmente ratificato il suo incarico come nuovo capo della Central Intelligence Agency (Cia). Lo riferisce il Washington Post, precisando come diversi senatori del Partito democratico si siano infine convinti a sostenerla, malgrado le preoccupazioni circa il suo ruolo negli interrogatori condotti nei confronti di sospetti di terrorismo dopo l’11 settembre. Gina Haspel diventa così la prima donna a capo della Cia.

L’ufficializzazione della nomina della Haspel arriva, inoltre, dopo il sostegno della comunità della sicurezza e la strenua difesa della Casa Bianca. Attraverso l’audizione dei giorni passati davanti alla Commissione Intelligence del Senato della scorso settimana, infatti, la funzionaria con oltre trent’anni di esperienza nell’agenzia, aveva avuto modo di chiarire le sue idee su alcuni degli aspetti più controversi della sua carriera, che avrebbero potuto pregiudicarne la nomina.

MAI PIÙ TORTURE

Nel corso dell’audizione, Haspel aveva espresso la sua opinione su quanto accaduto nel 2002, quando, mentre era a capo di una prigione segreta della Cia in Thailandia in cui i detenuti di al-Qaeda furono torturati con il waterboarding. “Non sosterrò politiche immorali anche se sono legali” ma soprattutto la Cia “non farà ricorso alle torture”, ha sottolineato. “Guardando al passato”, ha ammesso, “è chiaro che la Cia non era preparata per condurre il programma” al centro delle polemiche e di alcune proteste. “Non credo che la tortura funzioni”, aveva poi aggiunto replicando a un quesito posto dalla senatrice democratica Kamala Harris.

I VIDEO DISTRUTTI

La Haspel si era poi difesa anche da un’altra accusa, quella di aver partecipato alla distruzione delle videocassette che testimoniavano le torture commesse ai danni dei presunti terroristi detenuti nelle carceri segrete statunitensi. La funzionaria dell’agenzia ha però chiarito che è stato il suo capo di allora, Jose Rodriguez, che dirigeva i servizi clandestini della Cia, “a prendere la decisione di distruggere le cassette”; decisione che, comunque, ritiene giusta, perché avrebbe salvaguardato l’identità e dunque la sicurezza di diversi agenti e delle loro famiglie.
“Il signor Rodriguez – ha detto – ha chiarito più volte pubblicamente che lui e solo lui ha preso la decisione di distruggere le cassette”, aggiungendo che c’era “grande preoccupazione” per la “sicurezza” degli agenti della Cia ripresi. A una domanda della senatrice democratica Dianne Feinstein, la Haspel ha comunque detto di essere “assolutamente” d’accordo con la decisione di distruggere le cassette, proprio perché sarebbe stato “molto pericoloso” esporre gli agenti della Cia.

IL SOSTEGNO DELLA CASA BIANCA E DELL’IC

Prima dell’audizione della scorsa settimana, per manifestare sostegno alla Haspel rispetto alle critiche provenienti dai politici democratici e dalle organizzazioni per le libertà civili erano scesi in campo il fronte repubblicano con in testa il presidente Trump, ma anche la quasi totalità dell’Intelligence Community americana. L’ultima parola spettava naturalmente a Capitol Hill, perché la conferma parlamentare è obbligatoria negli Usa. Gli 007 americani avevano però voluto segnalare il proprio apprezzamento per la pluridecorata funzionaria con una missiva per spiegare ai componenti della commissione che la esaminerà che lei gode della fiducia incondizionata dell’intero settore. A suo favore hanno firmato più di cinquanta fra i massimi rappresentanti della sicurezza nazionale Usa. Ci sono praticamente i tutti i direttori nominati dalle passate amministrazioni, sia repubblicane sia democratiche, e non solo. L’elenco dei supporter include i più recenti leader dell’intelligence che hanno lavorato con l’amministrazione Obama e che non di rado esprimono posizioni super critiche contro Trump. Nomi come quelli di John Brennan, James Clapper e Leon Panetta che non solo è stato direttore della Cia (guidò le operazioni che portarono alla cattura e uccisione di Osama Bin Laden) ma anche segretario della Difesa di Obama, stimatissimo anche Bill e Hillary Clinton. Senza dimenticare personalità del calibro di Henry Kissinger.

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