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Gli italiani hanno un avvocato ma anche una coscienza (molto) critica

“Adesso guardiamo all’esecutivo che sta uscendo e chiediamo che questi uomini, che si assumeranno una magistratura così alta in questo periodo, ci sappiano dare prova di maturità, e sappiano affrontare quei problemi di cui il nostro paese ha particolarmente bisogno. Che sono di ordine materiale ma anche spirituale, perché l’uomo è un tutt’uno”. Risuona chiaro ed equilibrato il messaggio del presidente della Cei Gualtiero Bassetti, lanciato durante la conferenza stampa finale dei lavori della settantunesima assemblea generale dei vescovi italiani, aperta con il pragmatico intervento di Papa Francesco e già una volta scandita, nella seconda giornata, dalla riflessione del porporato sull’attuale situazione politica (qui l’articolo di Formiche.net con le parole di Bassetti). Rispetto ai giorni scorsi, infatti, per il governo italiano le cose si sono delineate più chiaramente, e ora il presidente della Cei può esprimersi in maniera aperta, non più a denti stretti.

IL MESSAGGIO AL GOVERNO DEL PRESIDENTE DELLA CEI BASSETTI

“Noi saremo molto vigilanti nei confronti di coloro che vanno al Governo, come abbiamo sempre fatto. Saremo coscienza critica, tutto quello che è buono lo apprezzeremo, ma su quello che va contro la famiglia, la persona, il migrante o chiunque sia, noi saremo voce critica. Questo non vuol dire che non collaboriamo, ma non in forme di collaterismo. Perché abbiamo un Vangelo che ci illumina, e come ci ha detto il Papa: non vogliamo essere fumo ma fuoco, perché riscatta, e se necessario brucia, come con la paglia che va bruciata”. Il messaggio è quindi lineare: saremo coscienza critica sui temi, affermazione che sarebbe stata la stessa “per qualsiasi governo”. “I temi che ci stanno particolarmente a cuore sono quelli della nostra gente, e noi non vogliamo essere una Chiesa di élite ma di popolo, vogliamo camminare con la nostra gente. Durante queste giornate i vescovi hanno dato voce a tante situazioni di difficoltà in cui versa il nostro Paese”. Come povertà e lavoro, e “non solo la sua mancanza ma anche il lavoro non pagato, fittizio”. E poi “tutti i problemi che anche questa lunga vacanza legislativa durata mesi ha moltiplicato e accentuato. Noi di questa debolezza politica, come pastori, ci siamo resi conto e ne abbiamo visto in tutti i sensi la conseguenza”.

LA BATTUTA SUL PROFILO DELL’AVVOCATO GIUSEPPE CONTE

Il presidente della Cei non si è poi sottratto nemmeno alle domande sul profilo specifico dell’avvocato Giuseppe Conte, incaricato dal Presidente Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo 5 Stelle-Lega, a cui ha lanciato un messaggio ben preciso. Corredato dall’auspicio che di Firenze, città nei pressi della quale Bassetti è nato, e dove Giuseppe Conte invece ha insegnato diritto privato, “abbia assorbito l’umanesimo e la cultura”. “Ci sono state figure di laici a Firenze che sono davvero prototipi da imitare, penso a La Pira ma anche a Bargellini: erano sindaci che condividevano tutto con la loro gente. Poi Meucci, Gozzini, oppure Ettore Bernabei, o Pino Arpioni: uomini che hanno vissuto un umanesimo integrale, cristiano, che sono veramente punti di riferimento. Mi auguro che il professor Conte vivendo a Firenze abbia assorbito questo umanesimo”. Centralità della persona, il lavoro come mezzo fondante della personalità umana, l’attuazione sul piano concreto della Costituzione, la scelta chiara per la democrazia e per l’Europa, sono i temi che Bassetti afferma di avere particolarmente a cuore.

IL RINNOVATO IMPEGNO DEI CATTOLICI COME STELLA POLARE

“La stella polare è un rinnovato impegno dei cattolici, alla base del quale sta la giustizia sociale secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa”, ha proseguito il cardinale. “Il giusto salario, la previdenza, l’assistenza sociale e sanitaria, l’istruzione, la progressività fiscale, cioè non tagliando così in generale ma nelle fasce che vanno tagliate, con una maggiore tassazione delle attività speculative, che ce ne sono tante che producono una marea di quattrini, la lotta contro l’illegalità, l’inclusione di quanti vivono ai margini della società. E favorire l’impegno politico nei cristiani, in colore che si vogliono impegnare nel Vangelo. Sono principi tutti del contesto della dottrina sociale della Chiesa, che è come il catechismo per le verità di fede, ma che riporta i principi per la vita sociale”, ha affermato ancora il porporato incalzato dai giornalisti, entrando in questo modo su punti ben precisi che il nuovo esecutivo, una volta messosi al lavoro, dovrà affrontare.

LA CULTURA DEL PROVVISORIO, IL RELATIVISMO E L’INVERNO DEMOGRAFICO

Anche se ciò che nella società attuale preoccupa la Chiesa e i vescovi parte da uno sguardo ben più ampio: la “cultura del provvisorio, del relativismo, della mentalità corrente basata sul sesso e sul denaro”, ad esempio. E non ci si dimentichi dell’inverno demografico: “Quando in una famiglia c’erano tre, quattro, cinque figli o più, era più facile trovare una strada”. Ma il punto, ha ribadito ancora Bassetti, è che “noi partiamo sempre da una visione personalistica: è dall’uomo e dal suo rapporto con gli altri che deve partire una politica che sia saggia incisiva e giusta. E se non è giusta non ci sarà mai pace. Quante volte ho sentito don Zeno dire che la pace è opera e frutto della giustizia”. Ma se il richiamo a Don Sturzo dei giorni scorsi, e a quell’Appello ai Liberi e Forti che portò alla nascita del partito unico dei cattolici, ha incuriosito gli osservatori (qui l’articolo di Formiche.net sul rilancio dello stesso appello da parte de La Civiltà Cattolica), il dato, almeno stando a quanto si direbbe, è che i tempi non sono più gli stessi.

QUEL RICHIAMO DI STURZO CHE FECE NASCERE IL PARTITO UNICO DEI CATTOLICO

“Il partito unico ebbe le sue motivazioni, con una serie di politici che hanno fatto l’Italia, come De Gasperi, Moro”, ha così rilanciato Bassetti. “Le cose però cambiano”, ha ammesso, “e siamo arrivati all’inserimento dei cattolici nei vari partiti, ma ci siamo resi conto che anche questo non ha portato a grande frutto, perché senza una coesione i singoli hanno dovuto rispettare gli incarichi avuti e non sono stati coerenti con i principi della Chiesa e dell’uomo. Ma anche quella è una fase superata”. Adesso i valori restano, però “bisogna che abbiano la fantasia di viverli insieme. Nella società di oggi, non lo dico da partigiano, è necessaria la presenza dei cattolici. In quale forma non lo so, non lo può dire la Chiesa, ma dobbiamo mettere un impegno più grande nella formazione alla politica”. Come Cei, ad esempio, ha concluso Bassetti, “ci impegniamo perché possano maturare delle scuole di dottrina sociale della Chiesa”.

VOCAZIONI E COMUNICAZIONE, I TEMI DISCUSSI DAI VESCOVI

Se si entra invece nel vivo delle discussioni avute durante l’assemblea con i vescovi, il presidente ha subito esordito spiegando che “questi giorni sono stati molto intensi e forti”. L’incontro col Papa è infatti stato sicuramente determinante per ciò di cui si è discusso successivamente, e i “tre punti” indicati i temi dirimenti. “Le vocazioni scarseggiano, le ragioni possono essere tante”, ha risposto Bassetti. “C’è una cultura che non le favorisce, e un pensiero debole che serpeggia nel mondo giovanile che incide. E la nostra testimonianza non è quel fuoco di cui parlava Santa Caterina e che dovremmo avere nell’annunciare il Regno di Dio”. Il tema della comunicazione infine, nodo previsto come centrale per tutti i lavori, “ha richiesto parecchio tempo”. Ma è una riflessione “necessaria perché altrimenti si perde un treno importante e non si abita la cultura di questo tempo. Prima di criticare la cultura dobbiamo comprenderla, capirne le ragioni, allora abbiamo bisogno della comunicazione perché anche la nostra fede diventi cultura e mentalità corrente”.

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