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Mattarella e la nuova prospettiva golpista in salsa gialloverde. Parla Rino Formica

Mattarella

“Cosa penso della crisi istituzionale fra Quirinale e forze politiche? E chi ci capisce più niente!”. Resta fin troppo umile Rino Formica, già deputato e senatore socialista di lungo corso fra le fila del Psi, ministro del Lavoro e poi delle Finanze, tra i volti più riconoscibili della Prima Repubblica. Ma chi più di lui, che è stato a via XX settembre ben due volte, prima con il governo Spadolini (1981-1982) e infine nell’ultimo governo Andreotti (1989-1992) e che è stato testimone diretto di fasi drammatiche della vita repubblicana, dal terrorismo eversivo alla strage di Capaci fino allo scandalo di Tangentopoli, può spiegare il senso profondo del braccio di ferro fra Lega e Cinque Stelle da una parte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dall’altra sul nome di Paolo Savona per il ministero dell’Economia? Da poche settimane nelle librerie si può trovare l’ultimo libro di Formica: “Prima Repubblica, una storia di frontiere” (Rubbettino). Al suo interno, un carteggio risalente ai primi anni ’90 fra l’autore e Francesco Cossiga dimostra la coerenza dell’ex Psi. Allora Formica chiedeva al Presidente della Repubblica di rimanere in carica, perché, scriveva, “la Prima Repubblica rovinerebbe senza che sia stata predisposta una prospettiva di cambiamento”. Mutatis mutandis, oggi l’appello a Sergio Mattarella rimane lo stesso.

“Siamo davanti a uno scontro senza precedenti” confida preoccupato a Formiche.net, “Mai c’era stato un conflitto sulla legittimità del presidente della Repubblica di esercitare i suoi poteri costituzionali, peraltro animato da forze politiche che hanno un piede in parlamento e un piede fuori”. Un’analisi molto netta, da parte di chi ha conosciuto e interloquito con capi dello Stato assai poco disposti a cedere alle pretese dei partiti durante le consultazioni. “Ma la situazione qui è diversa” puntualizza lui. Poi l’affondo sulla coalizione giallo-verde: “Qui non si mette in discussione la radice politica del presidente della Repubblica, ma l’essenza stessa dei suoi poteri costituzionali. La prospettiva rivoluzionaria di queste forze politiche sta cedendo il passo a una prospettiva golpista”.

La storia repubblicana, ci spiega lo storico esponente del Psi, ha visto alternarsi gravi crisi istituzionali. L’impressione però è che le elezioni del 4 marzo ci abbiano catapultato in uno stallo del tutto singolare. “Oggi in Italia si accavallano crisi diverse. Una crisi politica generale, una crisi di carattere economico-finanziario all’orizzonte e una devastante crisi istituzionale in atto. Nulla a che vedere con crisi settoriali che possono essere isolate chirurgicamente”.

Lo scontro non è sui nomi, “ma sui poteri”. Il nome di Paolo Savona può destare qualche preoccupazione, ma non è il vero ostacolo, garantisce Formica, che conosce di persona l’economista al centro della cronaca politica italiana. Lo definisce “un uomo di grande competenza e dalle salde convinzioni, talvolta radicale nelle sue idee, il che non è necessariamente un difetto, anche se può complicare le cose in un momento così delicato”. Esagera chi vede in Savona un pericolo per l’Europa: “Semplicemente ha una visione di discontinuità rispetto al tragitto del Paese degli ultimi 70 anni” commenta l’ex ministro delle Finanze, “una politica di radicale riorientamento del Paese deve essere preceduta da un grande e convincente dibattito politico che investa anche l’ordinamento costituzionale”. Non è dunque a Savona che si deve il prolungato braccio di ferro istituzionale. Per Formica non è da escludere l’ipotesi che Matteo Salvini voglia far saltare il tavolo per tornare alle urne e liberarsi di un alleato scomodo, anzi due: “Il suo comportamento di questi giorni ci dice questo. Salvini ha una sola via di uscita: convincere Savona a rinunciare. Se ciò non avviene è perché c’è un piano B: affrontare una nuova campagna elettorale in concorrenza spietata con gli alleati del centrodestra, che permetta di sgominare anche una parte dell’elettorato pentastellato”.

Davanti a questi tiri alla fune dei leghisti, forse popolari nelle fiere delle valli padane, ma meno adatti quando di mezzo c’è la Costituzione, Formica invita Mattarella a resistere. “Presidente, faccia valere i suoi poteri costituzionali, senza cedimento alcuno. Quando c’è una crisi eccezionale per il Paese ognuno deve rimanere al suo posto per compiere fino in fondo il suo dovere”.

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