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Popolo vs élites. Ecco il nuovo bipolarismo. Parla Risso (Swg)

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Per comprendere la situazione politica attuale bisogna ragionare con nuove categorie, le categorie della prima e della seconda Repubblica sono inadeguate. Lo scontro popolo-élite, il tema della sicurezza e quello della flessibilità del lavoro: sono queste tre le chiavi interpretative con cui oggi dobbiamo misurare la realtà. Parola di Enzo Risso, direttore scientifico di Swg e docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Macerata, intervistato da Formiche.net par capirne di più sulla situazione politica attuale.

Gli ultimi, drammatici, sviluppi che hanno accompagnato il fallimento delle trattative per la formazione del governo Conte hanno, se non altro, messo in luce ancora più chiaramente la linea politica degli attori in campo. Lo strappo istituzionale consumatosi tra penta-leghisti e Quirinale restituisce un Paese profondamente diviso. Da una parte il populismo a tinte sempre più radicali di Lega e M5S che invoca l’impeachment e prova a delegittimare le istituzioni repubblicane, dall’altra quel pezzo di Paese che, orfano di leader spendibili, si stringe attorno alla figura di Mattarella, eretto, forse suo malgrado, a ultimo appiglio dell’Italia a quell’Europa che si appresta a divenire tema dirimente e terreno di scontro della prossima campagna elettorale.

Direttore, i toni dello scontro politico-istituzionale si sono accesi. Il Movimento5stelle ha tolto la maschera moderata e istituzionale che aveva indossato per una parte della fase post-elettorale per vestire nuovamente i panni giacobini delle origini?

Per il momento registriamo il fatto che lo stop al governo con la Lega ha generato una radicalizzazione del contesto politico, non solo dei 5stelle, ed ha determinato un’uguale radicalizzazione nell’opinione pubblica.

C’è ancora un voto moderato? Chi lo potrebbe rappresentare?

L’unico rappresentate del voto moderato è il Partito Democratico, che in questi giorni infatti non ha perso consensi e ha aumentato, seppure di poco, il proprio peso. Forza Italia è molto più attratta dal vortice di Salvini, anche perché dal 14% preso il 4 di Marzo si ritrova oggi attorno all’8%.

FI non farà parte quindi del Fronte Repubblicano prospettato da Calenda o comunque dell’alleanza che dovrebbe coinvolgere tutte le forze non-populiste?

Questo bisognerebbe chiederlo a loro. È evidente che in questo momento se Forza Italia, le Lega e Fratelli d’Italia fossero uniti andrebbero molto vicini alla soglia del 40%. È evidente però che le scelte possono essere di altra natura, identitaria o politica. Un’eventuale alleanza di Forza Italia con il Pd porterebbe a qualche emorragia di voti verso gli altri partiti. Quindi non sarebbe un fronte che sommerebbe il 19% del Pd con l’8% di Forza Italia.

È vero anche che alcune personalità di Forza Italia, penso per esempio al Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, sembrano oggi difficilmente collocabili nel campo penta-leghista…

È indubbio che in atto c’è un ridisegno delle identità politiche. Un disegno che le sta ricollocando lungo un asse cittadini vs élites, in questo asse c’è il tema di dove le varie forze politiche si vanno a ricollocare. È difficile per un partito di tradizione social-democratica come il Pd ricollocarsi tout court verso l’arte delle élites. C’è un problema di fondo per coloro che non sono né con Salvini né con Di Maio, devono ridefinire la propria identità e ridefinirla all’interno di quel contesto repubblicano rischia di spostarli immediatamente nella fascia delle élites.

In questo contesto politico assai mutevole, la Lega dove può arrivare? Qual è il suo bacino elettorale? Può ancora crescere? Oppure i toni più radicali potrebbero spaventare qualche elettore, come ad esempio quei famosi imprenditori del nord-est che anche Renzi cita nella speranza che possano essere turbati dall’attacco leghista all’Europa?

Stamattina Salvini sembra abbia moderato alcuni toni, dicendo che l’uscita dall’euro e dall’Europa non era nel programma di governo. Il tema Europa e euro è venuto fuori ed esploso all’attenzione dell’opinione pubblica in ragione dello stop al governo Lega-5stelle, è stato questo a riportare al centro un tema che era in agenda ma abbastanza secondario. Le priorità erano piuttosto migrazione, tasse e lavoro. Per quanto riguarda la cassa di espansione della Lega bisogna aspettare un po’ che defluisca questa fase di animi accesi per capire quanto è consolidato il suo posizionamento elettorale.  In questo momento Salvini riesce a parlare a diversi elettorati, quello di Forza Italia e a una parte minoritaria dei 5 stelle. Un’ulteriore espansione della Lega è quindi virtualmente ancora possibile proprio perché potrebbe drenare altri voti sia da Forza Italia sia dai 5 stelle, a seconda di come si evolve il quadro politico. Certo è che la cautela mostrata da Salvini nelle ultime ore evidenzia un buon tasso di attenzione a tutte le anime dell’elettorato.

In questi giorni hanno fatto sentire la loro voce anche diverse personalità del mondo cattolico. Dal segretario della Cei monsignor Galantino al direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, che si sono schierati al fianco del Presidente Mattarella e contro la deriva populista. Secondo lei ci potrebbe essere un ritorno dei cattolici sulla scena politica? Che influenza potrebbe avere questo nella prossima campagna elettorale?

Una parte dei cattolici oggi vota 5stelle. Più o meno il 25% di chi nel 1987 votava Democrazia Cristiana oggi vota M5S. L’universo elettorale cattolico è ora una diaspora, sparsa tra i vari partiti. Quando hai partiti come Lega e 5 stelle che da soli prendono più della metà dell’elettorato italiano è inevitabile che nella loro base elettorale ci sia una buona parte di elettori cattolici che non stanno seguendo le indicazioni delle personalità che lei ha citato. Gran parte dei cattolici si colloca lungo l’asse della lotta tra il popolo e le élites e si riconoscono nelle battaglie per una minore flessibilità del lavoro e una maggiore sicurezza. Molti cattolici, ad esempio, che pure riconoscono l’autorità della chiesa, si schierano contro le posizioni che questa ha preso sul fenomeno migratorio.

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