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I picchiatori di Putin garantiranno la sicurezza durante il Mondiale

Secondo le fonti del corrispondente del Guardian, il Cremlino avrebbe assunto dei militanti cosacchi per pattugliare le strade durante la Coppa del Mondo di calcio che inizierà il 14 giugno. Sono gli stessi che nei giorni scorsi hanno aiutato la polizia e la Guardia Nazionale russa a reprimere le proteste che hanno anticipato il giuramento del quarto mandato di Vladimir Putin.

Gli uomini del gruppo armato pro-Cremlino sabato 5 maggio, mentre i manifestati infuocati dal leader dell’opposizione anti-Putin, Alexei Navalny, sfilavano lungo le vie centrali di Mosca, fino a piazza Puskin, hanno aperto le linee di contenimento delle forze dell’ordine e si sono lanciati – cappelli di pelliccia in testa, cinte e bastoni in mano – contro i partecipanti al corteo (dove, va detto, i più facinorosi non aspettavano altro che lo scontro fisico con qualcuno dei governativi).

Diversi dei cosacchi scesi in strada in questi giorni sono membri delle CCT, gruppo paramilitare che si fa chiamare Central Cosack Troops e rivendica discendenze con i cavalieri di era zarista (quelli che custodivano i confini meridionali della Russia), ha grossi link con le forze dell’ordine, ed è guidato da Ivan Mironov, un ex ufficiale dei servizi di sicurezza federali, l’Fsb.

Il comune di Mosca avrebbe pagato più o meno duecentomila euro di addestramenti alle CCT in preparazione dei Mondiali, e secondo il Guardian altri 300 membri del gruppo affiancheranno in via non ufficiale la polizia a Rostov-on-Don, altra città che ospiterà le partite di Russia 2018.

Il punto è che questi gruppi politici paramilitari, come anche il Molodaya Gvardiya e il Movimento di liberazione nazionale (anche loro in piazza a Mosca due giorni fa), hanno una visione sostanzialmente di destra estrema, fedelissima al leader Putin, e sono usati dal Cremlino come picchiatori per mantenere le mani pulite – secondo le organizzazione sui diritti, ingaggiarli per funzione di ordine pubblico in contesti delicati, la manifestazione anti-Putin o il contenimento dei tifosi stranieri durante il Mondiale, è piuttosto delicato.

Mosca li usa con lo stesso spirito con cui manda i contractor in Siria: nascondere il coinvolgimento e poterli utilizzare per il lavoro sporco (che grazie a loro viene fatto senza addosso le insegne della federazione). Sono volontari, dicono dal Cremlino a proposito dei contractor (così da poter giustificare anche eventuali perdite), e lo stesso a proposito dei cosacchi mandati in piazza.

Però, Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, ha denunciato – scrive il Guardian – l’atteggiamento dei poliziotti russi: sabato 5 maggio, mentre le CCT facevano quel lavoro sporco e picchiavano i manifestanti, le forze di sicurezza ordinaria stavano a guardare.

La presenza di questi gruppi non è una novità assoluta: si sono visti in Ucraina al fianco dei separatisti, hanno coordinato le ronde anti-clandestini, hanno condotto le incursioni nei luoghi in cui l’arte diventava rappresentazione “blasfema” secondo il Cremlino.

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