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Riecco Silvio Berlusconi, l’Arci italiano per eccellenza

Venerdì 10 maggio 2018, una data di ricordare nella storia politica d’Italia. È il giorno in cui va nelle sale “Loro 2”, seconda parte del film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi, da molti considerato, del tutto erroneamente, l’epitaffio alla carriera del Cavaliere.

Ma è anche il giorno della decisione del Tribunale di Milano che cancella gli effetti della legge Severino, rendendo di nuovo Berlusconi candidabile alle elezioni, come oggi rivelato dal Corriere della Sera con lo scoop di Giuseppe Guastalla. Ancora una volta dunque il fondatore di Forza Italia rinasce dalle sue ceneri, Araba Fenice inafferrabile della nostra vita nazionale.

È difficile valutarne ora gli effetti e comunque avremo tempo per farlo, non appena, ad esempio, avremo capito che fine fa il tentativo di formare un governo cui stanno lavorando Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Però oggi possiamo fare un ragionamento sul Cavaliere, arrivando ad una semplice conclusione sulla nostra storia politica dalla fine della Guerra Mondiale ad oggi, storia che può dividersi in due parti sostanziali, cioè la Prima Repubblica, o meglio la Repubblica dei partiti e la Seconda Repubblica, o meglio la Repubblica intorno a Berlusconi.

Già perché lui ha determinato tutti i fatti più rilevanti, vincendo e perdendo battaglie ma comunque risultando sempre ago della bilancia. Tre volte ha vinto (1994, 2001, 2008), tre volte ha perso (1996, 2006, 2013), essendo però (anche per gli avversari) l’unico vero collante, obiettivo da colpire o leader da seguire.

Mi si dirà, è infine arrivato il 2018, con il Cavaliere quarto in classifica per consensi e superato nella sua metà campo dalla Lega di Salvini. È così, segno indubitabile del tempo che passa (a 24 anni dalla discesa in campo, quando Clinton era alla Casa Bianca e François Mitterand all’Eliseo). Però, guarda caso, il giovane leader dei 5S Di Maio pone come condizione per formare il governo con la Lega la messa ai margini proprio del Cavaliere, segno che, pur in negativo per i grillini, rimane lui elemento dirimente per fare o non fare accordi di maggioranza.
La questione, in verità, va ben oltre la politica, soprattutto in una fase come questa dove altri sono i fattori dirimenti.

Berlusconi è “dentro di sé” la miglior rappresentazione collettiva del nostro Paese, contenitore inimitabile di tutti i nostri pregi e di tutti i nostri difetti. Berlusconi è geniale, simpatico, infaticabile. È fantasioso, furbo, romantico. È generoso, ragionevole, coraggioso e prudente al tempo stesso. Dispensa sogni, ama le donne in modo non proprio elegante e se ne vanta, racconta barzellette, canta melodie napoletane.

Berlusconi però è anche bugiardo, cinico, innamorato del potere (il suo) e vanesio oltre ogni limite immaginabile. Considera del tutto ragionevole il culto della personalità (la sua) ed è capace di commuoversi davanti ai partigiani ad Onna il 25 aprile per poi andare la sera al compleanno di Noemi Letizia. Insomma è tutto e il contrario di tutto, imprenditore che andrebbe studiato nelle scuole per le sue geniali intuizioni, uomo spiccio che porta il signor Mangano ad Arcore per seguire i cavalli.

Berlusconi è uno che dice che Ruby Rubacuori è la nipote di Mubarak e, se chiude gli occhi, è pure capace di crederci.

Berlusconi e l’Arci italiano, Berlusconi siamo noi.

Tutti.

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