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Rigore o trattativa? Il dibattito interno all’amministrazione Trump sulla Cina

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Alla fine l’economista Peter Navarro, falco estremista anti-cinese che il presidente americano Donald Trump ha nominato a capo del White House National Trade Council, prenderà parte agli incontri di alto livello sui rapporti economici tra Cina e Stati Uniti che si terranno Washington? Al momento della stesura di questo pezzo, tutto è ancora “unclear”, ma la cosa più probabile è che sarà presente alle riunioni di domani, invece resterà fuori da quelle di oggi: insomma, quanto basta per essere del gruppo.

La presenza di Navarro, che il presidente chiama “my Peter“, tra i funzionari che compongono il top team che Trump ha incaricato di negoziare il futuro delle relazione tra le due più grandi economie del mondo, aveva già creato malumori quando gli americani erano arrivati a Pechino due settimane fa. I cinesi non lo considerano produttivo.

Anche per questo, la possibilità di una sua esclusione totale dal nuovo giro di incontri è diventata rapidamente un caso: inizialmente, in un comunicato ufficiale di mercoledì, era stato dato per escluso, ma poi a poche ore dall’inizio del vertice ne è stata confermata la presenza. Rientrata, dunque, quella che sembrava una concessione che la Casa Bianca potesse fare per rendere più fluido il corso dei colloqui, che saranno condotti dal segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, e dalla controparte cinese Liu He, vice premier e consigliere a cui il presidente Xi Jinping ha affidato il controllo sugli affari economici del Dragone.

La vicenda di Navarro è arrivata ai media attraverso le indiscrezioni appuntite fatte uscire dagli staffer americani, conseguenza dello scontro all’interno del team costruito ad hoc dall’amministrazione: una delegazione che – come hanno fatto notare alcuni analisti – difficilmente s’è presentata così divisa su un dossier fondamentale. Se da un lato c’è Mnuchin, che insieme al consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, incarna una linea aperta, dall’atra ci sono i falchi America First, guidati da Navarro e Robert Lighthizer, capo negoziatore sui deal commerciali del governo americano.

Sostanzialmente, i primi vorrebbero un atteggiamento severo ma collaborativo, i secondi vorrebbero cogliere l’occasione nata dalle prime misure aggressive di Trump per aprire una vera e propria guerra commerciale con cui pressare la Cina a cambiare carattere alla propria economia, avvicinandola alle regole del mercato su stampo americano – in particolare, Navarro teme che l’atteggiamento collaborativo di Mnuchin possa escludere misure sanzionatorie aggressive per punire il furto di proprietà intellettuale da parte di Pechino (tradendo in buona parte una promessa elettorale trumpiana).

La contrapposizione tra Mnuchin e Navarro è, come dicono i media americani, un “long-standing“, ma dopo i negoziati commerciali su suolo cinese sembra abbia raggiunto livelli esplosivi. Fonti della CNN e dell’informatissimo Axios raccontano di una litigata furente tra i due, fuori del palazzo del governo cinese, lontano dagli occhi delle controparti: urla e imprecazioni con cui Navarro ha accusato Mnuchin di condurre negoziati secondo una linea troppo personale (è noto che il segretario a un certo punto abbia chiesto un faccia a faccia riservato a Liu He, particolarmente frustrante per Navarro e per i più protezionisti dell’amministrazione, che si sono sentiti esclusi).

La spaccatura, ha detto stamattina Kudlow a Fox News poco prima dell’inizio dei trade talks con i cinesi, è notevolmente esagerata, diciamo che è “just gossip“: poi il capo del Nec, il National economic council, ha annunciato la partecipazione di Navarro agli incontri e ha fatto sapere che Trump vedrà oggi, nello Studio Ovale, Liu He. La minimizzazione è probabilmente un tentativo di eliminare l’attenzione sulla vicenda, che Pechino potrebbe interpretare come una debolezza.

(Foto: Youtube, White House)

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