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Tutti i progetti italiani per il volo suborbitale. Parla Annunziato (Cira)

Volo ipersonico e suborbitale, accesso allo spazio, tecnologie del rientro, sono settori in cui il Cira vanta una lunga esperienza e nei quali ha acquisito livelli di competenza piuttosto elevati. Si tratta infatti di tematiche che occupano un posto di rilievo nel Programma nazionale di ricerche aerospaziali (Prora), la cui attuazione è stata affidata dallo Stato italiano al Cira.

Con l’avvento della Space economy, che riconosce nell’utilizzo dello spazio una grande opportunità economica, il Cira ha però avviato un processo di potenziamento delle attività di ricerca dedicate allo spazio e al volo suborbitale che si è concretizzato con l’aggiornamento del Prora, intendendo così dare il proprio contributo nel trasformare questo settore in uno dei motori della crescita e della competitività del sistema produttivo italiano. In questo contesto, il Cira, com’è ovvio, non opera da solo, ma in sinergia con l’Agenzia spaziale italiana, suo socio di riferimento, e in stretta connessione con tutta la comunità aerospaziale, nell’ambito di accordi di collaborazione (pensiamo ad esempio a quello stipulato con l’Aeronautica militare su temi di importanza strategica per lo sfruttamento degli strati più alti dell’atmosfera), o nell’ambito di partnership con le grandi industrie nazionali e le pmi di settore.

L’interesse del Cira per l’ipersonico e le tecnologie del rientro in atmosfera parte da lontano. È iniziato nei primi anni 2000 con il programma nazionale Usv (Unmanned space vehicles), che ha portato alla realizzazione di due veicoli e all’esecuzione di due missioni di volo, ma soprattutto ha fatto da apripista alla partecipazione del Cira al progetto finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per lo sviluppo di IXV (Intermediate experimental vehicle). In questo progetto, il Centro è stato coinvolto sia nelle attività di sviluppo, sia in quelle di assistenza tecnica all’Esa. Sono stati svolti dal Cira, infatti, gli studi in materia di aerodinamica, le attività di qualifica del sistema di protezione termica, l’esecuzione del test di discesa e recupero in mare e sempre il Cira ha preso parte con propri ricercatori alle operazioni di lancio presso la base di Kourou, in Guyana Francese, nella fase finale della missione, a febbraio 2015.

Il successo della missione IXV ha confermato la presenza del Centro, questa volta con il ruolo di coordinatore insieme a Thales Alenia Space, nella partnership internazionale che ha il compito di sviluppare e realizzare il suo successore, lo Space rider. Si tratta di un velivolo automatico in grado di operare in orbita grazie al quarto stadio del lanciatore Vega, rientrare eseguendo in maniera controllata la fase di volo nell’atmosfera e compiere un atterraggio convenzionale, per poi essere rigenerato e riutilizzato per successive missioni.

Ma il Cira guarda anche all’aereo del futuro. Viaggiare a velocità sino a otto volte superiori a quelle degli attuali velivoli da trasporto commerciale sembra oggi un obiettivo raggiungibile grazie alle intense attività di ricerca che si stanno conducendo in questo ambito. Il programma si chiama Hexafly ed è finanziato congiuntamente dall’Unione europea e dall’Esa per lo sviluppo e la realizzazione di un dimostratore ipersonico con cui verificare in volo le tecnologie che renderanno definitivamente accessibile il volo trans-atmosferico, determinando una vera e propria rivoluzione sul sistema del trasporto aereo e sulla mobilità delle persone. Al Cira, in qualità di design authority, è stato affidato il compito di definire l’innovativa configurazione del velivolo, così come la progettazione della missione di volo e la responsabilità delle attività di integrazione e assemblaggio finale che saranno eseguite, presso le strutture del Centro, a partire dal 2019. Il progetto si concluderà con il lancio del velivolo dalla base di Alcantara, in Brasile, e l’esecuzione del test in volo.

Ultimo nato in ordine di tempo è il nuovo progetto per lo sviluppo di un High altitude airship, di natura ibrida e con capacità di hovering geostazionario. Si tratta di una nuova generazione di piattaforme stratosferiche che, dotate di avanzati sensori di osservazione della Terra, andranno a integrare le attuali costellazioni satellitari di telerilevamento. Grazie alla loro capacità di operare a una quota media di 18-20 chilometri e in prossimità e persistenza, queste piattaforme consentiranno di progettare missioni applicative innovative in diversi settori: dal monitoraggio ambientale alle telecomunicazioni, dalla sorveglianza del territorio e dei confini alle operazioni di ricerca e salvataggio.

Sono dunque molteplici i benefici che potranno derivare dalla futura disponibilità di questi e di altri sistemi verso cui si sta orientando la comunità scientifica e imprenditoriale, come l’impiego di velivoli per il rilascio di mini-lanciatori o l’utilizzo di palloni stratosferici come piattaforme di sperimentazione. Il Cira intende continuare a essere presente, a mettere a disposizione le proprie competenze e risorse per diventare sempre più punto di riferimento nazionale in questo settore.

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