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Stati Uniti, via libera dalla Camera a 717 miliardi per il budget della Difesa

budget

Il “make America great again” in ambito militare varrà 717 miliardi di dollari per il 2019. Tanto ha deciso di destinare al budget Difesa del prossimo anno la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, confermando la richiesta dell’amministrazione di Donald Trump e lasciando ora la palla al Senato. Il progetto di National defense authorization act (Ndaa) ha incontrato un supporto bipartisan a Capitol Hill, confermando i finanziamenti ai maggiori programmi, F-35 in testa.

COSA PREVEDE IL BILL

“Il bill predispone i prossimi passi per ricostruire le nostre Forze armate e riformare il Pentagono, i prossimi passi verso il rafforzamento della sicurezza nazionale del nostro Paese”, ha detto il presidente della Commissione Armed Services Mac Thornberyy, repubblicano del Texas. Dei 717 miliardi previsti nella versione approvata dalla Camera, 686 andranno al Pentagono, divisi tra 617 di budget di base e 69 per le operazioni oltre-mare. Tra le altre cose, si prevede un aumento del 2,6% negli stipendi delle Forze armate, il maggiore degli ultimi nove anni. Il programma a cui vanno maggiori stanziamenti è il Joint Strike Fighter, per cui si afferma l’acquisto di 77 caccia di quinta generazione F-35 per 10,7 miliardi. Se si considera che l’Ndaa del 2018 ne destinava 10,8 all’acquisto di 70 velivoli, si nota la riduzione del costo del velivolo, in linea con il programma del Pentagono e del costruttore Lockheed Martin, in vista del passaggio alla produzione a pieno rateo. Il bill della Camera conferma inoltre la richiesta dell’amministrazione per due sottomarini nucleari di classe Virginia per 7,4 miliardi di dollari.

L’ITER

Dopo il voto favorevole della Commissione Armed Service della Camera lo scorso 10 maggio, l’Ndaa è approdato in aula e ha incontrato, nella giornata di ieri, un supporto bipartisan. Dei 351 voti favorevoli (contro 66 contrari), ben 131 sono stati dei democratici. Parallelamente, sulla richiesta dell’amministrazione, è già a lavoro la Commissione competente al Senato . Dopo il voto dell’assemblea, le due versioni del bill saranno affidate alla negoziazione tra le due Camere che impegnerà, presumibilmente, tutta l’estate. L’obiettivo a cui mirano i legislatori è evitare quanto accaduto per l’anno fiscale corrente, con il considerevole ritardo nell’approvazione dell’Ndaa, del complessivo bilancio federale e annesso shutdown (per quanto breve).

IL DIBATTITO SULLE TESTATE LOW-YIELD

Nonostante l’ampio supporto democratico, al bill sono state allegate una serie di obiezioni su cui si tornerà a discutere nelle prossime fasi legislative. Tra i temi più dibattuti alla Camera, il programma dell’amministrazione da 65 milioni di dollari per lo sviluppo di piccole testate nucleari da lanciare da sottomarini. L’emendamento proposto dei democratici, poi non passato, prevedeva il dimezzamento del finanziamento, nonostante il capo del Pentagono James Mattis abbia fatto dell’ammodernamento dell’arsenale nucleare una priorità della propria azione, spiegata nella Nuclear Posture Review (Npr) già rilasciata a febbraio. In tale revisione, si esplicita il ricorso a testate più piccole (giustificate dall’eventuale impiego in scenari circoscritti e regionali) per rafforzare la deterrenza statunitense, aumentando la credibilità della minaccia.

L’EFFETTO TRUMP

Anche su questo si percepisce l’effetto Trump, riuscito a dare forte impulso al budget della Difesa, con impatti complessivi che saranno apprezzabili concretamente nei prossimi anni in termini di ritorni industriali. Nonostante le note difficoltà che ha incontrato sul bilancio federale di quest’anno, l’amministrazione è riuscita a far sospendere il Budget Control Act del 2011 per gli anni fiscali 2018-2019, la meglio nota sequestration che limitava la possibilità di finanziamento al Dipartimento della Difesa. Ciò ha permesso di destinare per quest’anno 700 miliardi alla Difesa, e di avanzare una richiesta da 717 miliardi per il 2019. Per ora, il supporto che la proposta dell’amministrazione sta ottenendo a Capitol Hill sembra preannunciare che, quanto meno dal punto di vista militare, il presidente stia riuscendo a fare l’America “great again”.

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