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Suggerimenti per una crescita sostenibile (pagare meno ma tutti)

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Un governo veramente rivoluzionario che ha a cuore l’interesse dei cittadini, pieno di energie e che vuole sfruttare la luna di miele con gli elettori deve partire veramente col botto. E accompagnare la forte riduzione fiscale che intende varare con una lotta seria ad elusione ed evasione. Con misure come quelle dell’eliminazione del contante. Perché altrimenti… altrimenti i conti non tornano e la guerra alle leggi dell’aritmetica rischia di essere un boomerang.

Il governo uscente in fondo ci lascia un paese con debito e deficit in calo e con una crescita all’1.5 percento. Far meglio non è facilissimo su questi fronti anche se su quelli della diseguaglianza, della lotta alla povertà e dell’aumento della qualità e dignità del lavoro forse sì.

In estrema sintesi i punti sinora emersi del programma economico dell’accordo Lega-M5S (per quello che sappiamo) implicano a di poco una crescita del deficit di almeno 3-4 punti percentuali. Che è illusorio pensare di compensare con un aumento della crescita dello stesso tenore rispetto ai livelli attuali perché non siamo la Cina. Neppure funziona l’idea della curva di Laffer per la quale la riduzione di tasse riduce per sé l’evasione. Gli evasori e gli elusori del fisco non tornano solo perché le tasse calano di un po’. Senza corrispettivi di riduzione di spesa ci troveremmo nei problemi con i mercati finanziari che non sono una cupola di cattivi ma semplicemente quella moltitudine di piccoli, medi e grandi risparmiatori nazionali ed esteri che ci danno fiducia finanziando il nostro debito a costi contenuti (grazie anche a San Mario Draghi).

In estrema sintesi, per quello che sappiamo ad oggi, la sintesi tra flat tax leghista e progressività dei cinquestelle dovrebbe produrre la semplificazione a due sole aliquote con un costo di 20 miliardi per le casse pubbliche (molto meno dei 60 necessari per attuare la proposta leghista originaria di un’aliquota al 23 percento per tutti esclusa l’area di esenzione). L’idea di quota 100 per le pensioni (età + anni di contributi versati) può costare tra i 5 e gli 8 miliardi. Di più se si intende recidere il collegamento tra aumento aspettativa di vita e dell’età pensionabile. Il potenziamento dei centri per l’impiego (utile solo se gli stessi sono di stimolo per attori privati a lavorare in maniera intelligente sul disallineamento locale tra domanda ed offerta di lavoro) altri 2 miliardi e l’ampliamento del Reddito d’inclusione altri 10 (per favore evitiamo il vizio di dover riniziare tutto da capo solo perché una cosa era stata fatta dagli altri).

Stendiamo un velo sul rinforzamento del programma dei rimpatri che per motivi puramente ideologici interviene su un problema già risolto in modo doloroso ma efficiente da Minniti aggravando di altri 4 miliardi le casse pubbliche. Quei soldi che i leghisti accusavano il governo di sprecare per la gestione dei centri di accoglienza.

Se non si vogliono scegliere vie drastiche come quelle proposte l’altra via per contenere il deficit generato dalle nuove manovre di spesa è quella della riduzione di detrazioni e deduzioni. Che assommano a circa 161 miliardi. In un’analisi recente Mario Baldassarri ha evidenziato come quelle forse comprimibili sono non più di 40 miliardi. È possibile anche attingere dalle spese a fondo perduto. Si tratta in ogni caso di mettersi contro categorie beneficiarie di quegli aiuti che reagirebbero in caso di modifiche. E in alcuni cosi l’iniziativa potrebbe essere particolarmente controproducente. Pensare di eliminare il bonus per le ristrutturazioni edilizie vorrebbe dire porre fine all’intervento di maggior successo nella lotta all’emersione che ha contribuito positivamente alle casse pubbliche. Questo vuol dire che eliminare alcune tax expenditure per finanziare la flat tax potrebbe paradossalmente aumentare e non ridurre l’emersione con effetti depressivi sull’economia e sulla tenuta dei conti.

Insomma c’è una variabile omessa (elusione ed evasione) che talvolta rende difficili persino le analisi nel nostro Paese. Che dire ad esempio del dato dell’1,1 milioni di famiglie dove nessuno lavora? Possibile? Solo pensioni? Sarebbe bene che il nuovo governo indichi con chiarezza un principio. Quello del pagare meno pagare tutti. E utilizzi la luna di miele per muovere con decisione in questa direzione.

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