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Ecco come Confindustria benedice l’intesa Lega-5 Stelle sul turismo

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Un paradosso, come tanti in Italia. Nel Paese forse più visitato al mondo, manca un ministero del Turismo. Se ne sono accorti anche Lega e Cinque Stelle, impegnati in queste ore a ultimare quel contratto di governo da presentare in serata a Sergio Mattarella, magari insieme al nome del futuro premier. Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno trovato nelle ultime ore prima di salire al Colle un’intesa di massima sull’istituzione di un dicastero per il turismo, possibilmente sganciato dai Beni culturali. E, una sponda preziosa, arriva da Confindustria che per bocca del presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, benedice la mossa del costituente governo giallo-verde.

“I dati consuntivi del turismo italiano nel 2017, presentati dalla Banca d’Italia, hanno registrato risultati positivi per arrivi, presenze, spesa dei turisti e la domanda di nuovi turismi culturali e del benessere coerenti con le nostre potenzialità. Sono risultati che vanno al di là delle aspettative degli operatori, ma una riflessione attenta ci dice come il loro consolidamento e l’avvio di un costante processo di sviluppo e crescita passa attraverso la rimozione di lacci e laccioli, che purtroppo persistono tuttora, e l’avvio di uno sforzo condiviso e congiunto, di pubblico e privato, per ritrovare un ruolo consistente grazie alla valorizzazione di un patrimonio costituito non solo di cultura e natura, ma anche di eccellenze nei settori imprenditoriali”, premette il numero uno di Federterme in un’intervista al Mattino in uscita domani e di cui Formiche.net è in grado di anticipare i contenuti.

Tuttavia, manca il tassello più importante, un organismo cui affidare l’intera gestione della ricettività, un ministero per l’appunto, ma che sia in tutto e per tutto indipendente dal Mibact, fino ad oggi guidato da Dario Franceschini, al quale Jannotti non risparmia critiche. “In questo momento particolare, servono politiche intelligenti, che facciano leva sulla capacità di interagire delle diverse branche della Pubblica amministrazione. Ecco perché il turismo non può essere lasciato ancora alle competenze di un ministero (il Mibact, ndr) che non si è dimostrato in grado di affrontare positivamente le sfide che il mercato mondiale del turismo ci imponeva e sempre più saremo chiamati ad affrontare”.

Secondo Jannotti Pecci il grave errore di Franceschini è stato quello di avere una visione ancillare del turismo, pronto a soggiacere alle politiche culturali, con un ruolo non da protagonista ma solo da ruota di scorta. Un approccio amplificato da una burocrazia ministeriale incapace di affrontare con il giusto dinamismo un settore in espansione, che ha connotati interdisciplinari e richiede doti non facilmente rintracciabili nei corridoi del Mibact”.

Adesso però, sul fronte turismo le cose potrebbero cambiare. A patto che si superi la vecchia architettura basata sull’Enit, l’ente per il turismo. Rimasto “del tutto estraneo aall’attività di programmazione del turismo, dando ragione a chi ne richiede da anni la cancellazione, per l’assoluta inconcludenza ed inefficienza dimostrata, soprattutto nel confronto imbarazzante con le “analoghe istituzioni dei Paesi nostri competitor”.

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