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Un dialogo interculturale e interreligioso fra diverse comunità. Le parole di Martinez

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A tre anni dall’adozione del Piano di azione di Parigi del 2015 e un anno dopo la Conferenza internazionale di Madrid, ieri si è svolta a Bruxelles la Terza Conferenza Internazionale Ministeriale sulle vittime di violenze etniche e religiose nel Medio Oriente, co-presieduta dal Regno del Belgio e dalla Repubblica Libanese.

Compito della Conferenza è stato quello di fare il punto sulla sconfitta militare dell’Isis in Iraq e Siria e di ripercorrere gli attuali rischi, circoscrivendo iniziative da mettere in campo su tali delicate questioni.

I ministri degli Esteri dei diversi Paesi intervenuti, si sono soffermati sul tema filo conduttore della conferenza, ovvero “pace, giustizia e istituzioni forti”, declinando i lavori sia in riferimento al controllo e alla riconciliazione, sia alla partecipazione inclusiva e alla prevenzione.

Alla Conferenza internazionale hanno partecipato, oltre i ministri e gli alti rappresentanti degli Stati e per la Santa Sede anche il Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Monsignor Paul Richard Gallagher.

Anche il Presidente della Fondazione Vaticana “Centro internazionale Famiglia di Nazareth” Salvatore Martinez ha presenziato, nella veste di Rappresentante Personale della Presidenza Italiana in esercizio Osce 2018, con delega alla “Lotta al Razzismo, Xenofobia, Intolleranza e Discriminazione dei Cristiani e di Membri di Altre Religioni”.

Nel corso dei lavori, Martinez ha dichiarato: “Siamo impegnati a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso e una comprensione reciproca tra le diverse comunità. La nostra lotta contro la discriminazione per motivi etnici e religiosi è prima di tutto un’iniziativa culturale, un grande investimento sociale che richiede più società civile e sforzi a lungo termine per rivolgersi alle generazioni più giovani che stentato ad avere fiducia nella politica e nelle religioni”.

Per Martinez è necessario “un dialogo che presupponga ‘identità comunitarie’ oggi fortemente destrutturate, che pregiudicano il futuro dei giovani e la loro convivenza pacifica” ed urge “un grande ‘investimento educativo’ che renda le nuove generazioni capaci di governare i processi di ricostruzione ‘morali e spirituali’, non secondari a quelli economici e infrastrutturali”.

“La distruzione del patrimonio culturale e religioso, abbia un impatto negativo sulla stabilità di questi territori – ha continuato Martinez – stabilità che si potrà determinare solo attraverso l’armonizzazione delle differenze profonde e storicizzate che esistono nei territori stessi”

“Ci sia tra le genti – ha concluso – una voglia di pace e di giustizia sociale crescente, che non possono essere deluse e alterate da politiche internazionali poco attente al destino dei popoli prima che degli Stati”.

Inoltre oggi Martinez presso la Sala Pio XI del Palazzo pontificio di San Calisto presenterà le attività della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” davanti al Corpo diplomatico della Santa Sede.

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