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Caschi blu nel Donbass, in Ucraina? La prova delle reali intenzioni della Russia

Nei giorni scorsi il diplomatico che la Casa Bianca ha incaricato di gestire il dossier ucraino, Kurt Volker, era a Kiev, da dove ha parlato all’agenzia locale Ukrinform del dispiegamento di forze di peacekeeping dellE Nazioni UnitE all’intero dei territori occupati dai ribelli filorussi nel Donbass.

“Sarebbe utile alla Russia, se volesse trovare una soluzione al conflitto, ovvero nel caso volesse ritirarsi dall’Ucraina orientale e far tornare la pace e la stabilità nella regione”, ha detto Volker. “Se Mosca prendesse questa decisione – ha aggiunto il curatore della crisi per conto del presidente Donald Trump – allora non ci sarebbero ragioni per opporsi alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e la procedura andrebbe avanti. Se invece la Russia dovesse opporsi alla risoluzione Onu, ciò vorrebbe dire che non ha intenzione di fermare il conflitto ucraino”.

Ossia: il messo americano, come in una partita a poker, è andato a vedere le carte russe. Se il Cremlino dovesse esercitare azioni di veto allo stanziamento della missione, proposta dagli Stati Uniti e su cui c’è convergenza dell’Europa, allora significherebbe che la Russia non ha interesse nel trovare una via negoziale per risolvere il conflitto. Anzi, rappresenterebbe una chiara posizione sul perpetrare la guerra, scoppiata dopo l’annessione della Crimea nel 2014.

Volker ha anche dettato un’altra linea strategica: secondo lui, e dunque secondo gli Stati Uniti, l’unica via per ristabilire la situazione in futuro è quella di sostenere l’Ucraina, per renderla “forte, prospera, sicura”. Sarebbe questo l’unico modo per rendere nuovamente “attraente” Kiev per la popolazione filorussa che ha votato già per l’autoproclamazione d’indipendenza nelle due aree contese del Donbass, la regione di Donetsk e Lugansk (il pensiero è logico e legittimo, ma la linea russa è complicata da posture internazionali e posizioni interne).

Da tempo le attività di lobbying di Kiev si muovono a Washington: il governo ucraino cerca contatti e disponibilità americana; gli Stati Uniti rispondono tiepidamente richiedendo le giuste riforme. Sostanzialmente Volker non si distacca molto da quello deciso dal Gruppo di contatto – l’organismo trilaterale dell’Osce, composto da Ucraina, Russia e i separatisti – con gli accordi di Minsk mai implementati da oltre tre anni, nonostante le continue riunioni del cosiddetto Formato Normandia, il meccanismo composto da Francia, Germania, Russia e Ucraina con lo scopo di monitorare il rispetto di quell’intesa.

Minsk prevede un completo cessate il fuoco, il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale, lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti, la costruzione di riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. I Caschi Blu servirebbero a garantire all’interno della regione almeno i primi due punti degli accordi.

La questione ucraina è un argomento di confronto in slow-motion tra Stati Uniti e Russia, in parte dimenticato dai media, che focalizzano l’attenzione sulle distanze tra i due paesi su altri dossier. Per esempio, ieri, Valentina Matviyenko, la presidente del senato federale russo (il Consiglio della Federazione), ha dichiarato a Sputnik – media usato da Mosca per diffondere in diverse lingue la propria linea propagandistica e da riprendere in quanto tale – che il Cremlino sta studiando un provvedimento di legge per reagire alle varie misure sanzionatorie prese dagli Stati Uniti negli ultimi tempi.

Il disegno di legge è già passato in prima istanza alla Duma, la camera bassa russa, e prevede misure speculari, che secondo Matvienko “sono le più tangibili ed efficaci” e andranno a colpire diverse “società americane e diversi settori dell’economia statunitense”. Le indiscrezioni parlano del divieto di importare medicinali, alcolici, prodotti agricoli e tabacco, ma è possibile che nella seconda lettura subisca modifiche anche su indicazioni degli uffici economici della presidenza, che hanno intenzione di ponderare l’azione.

Su Sputnik, invece, Matvienko ha calcato la mano, annunciando che le contro-misure russe colpiranno anche gli alleati americani che non hanno disatteso unilateralmente le richieste di Washington: “C’è solo una via d’uscita: il completo rifiuto da parte dell’Occidente della politica illegale di sanzioni contro la Russia. Solo in questo caso si annulleranno le contro-sanzioni”, ha detto la presidente (un richiamo allettante per le forze politiche che in Italia stanno faticosamente cercando di formare un governo, e che secondo un documento d’intesa pubblicato ieri, avrebbero l’eliminazione delle sanzioni alla Russia tra i primi obiettivi di politica estera).

(Foto: Twitter, @SpecRepUkraine)

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