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La cinese Zte non ci sta e chiede a Trump di revocare le sanzioni. Ecco come

Con un documento presentato alla borsa di Hong Konge, Zte, gigante cinese delle telecomunicazioni, ha annunciato di essere ricorso in appello davanti al dipartimento del Commercio americano contro la misura sanzionatoria che l’amministrazione Trump gli ha applicato, pur avendo avviato le operazioni per rispettare le richieste americane.

Il gruppo diretto da Zhao Xianming chiede la revoca di un divieto con cui i regolatori di Washington hanno imposto alle società americane di non avere contatti commerciali con la Zte, soprattutto per quel che riguarda la vendita di componentistica tecnologica e software, perché la ditta cinese è colpevole di aver oscurato scambi commerciali con l’Iran e con la Corea del Nord, in violazione delle sanzioni internazionali.

Un colpo duro per l’azienda cinese di smartphone e apparati di rete che si appoggia su aziende americane come Qualcomm e Corning per rifornirsi dei componenti necessari – il giorno in cui la decisione americana è stata diffusa, Zte ha subito un ribasso da stop alle negoziazioni finanziarie.

Secondo quanto riportano i media americani, l’istanza richiesta dalla società cinese sarebbe stata anticipata dalla delegazione cinese che ha ospitato il team economico americano nei colloqui tenuti a Pechino la scorsa settimana – quando un gruppo di alti funzionari dell’amministrazione Trump si è recato in Cina per intavolare i negoziati commerciali tra i due paesi, tornando con un nulla di fatto.

Sempre la scorsa settimana, inoltre, Zte è finita sotto un’altra scure americana: il Pentagono ha vietato ai propri dipendenti di acquistare i suoi prodotti perché potrebbero contenere back-door che gli agenti dello spionaggio cinese potrebbero sfruttare per penetrare le reti segrete della Difesa americana. Sotto quest’ottica, gli Stati Uniti configurano le misure contro la società (e contro Huaweii, azienda simile e sempre cinese) come una necessità per la sicurezza nazionale.

“Gli Usa vogliono esibire alla Cina la loro capacità di colpire le aziende tecnologiche con durezza […] E potrebbe non essere finita”, ha avvertito Wang Yanhui, segretario generale di Mobile China Alliance, agenzia affiliata al ministero dell’Industria cinese: “Attualmente, solo Pechino può salvare Zte, con qualche forma di negoziato con Washington”.

La Cina vuole evitare che il caso Zte diventi un precedente a cui attaccare le policy americane future, soprattutto in un momento tanto delicato come quello attuale, con i due paesi al confronto pesante in ambito commerciale (i dazi, le sanzioni), e su un settore altrettanto sensibilissimo come quello delle telecomunicazioni.

La Cina è in vantaggio sullo sviluppo del 5g, tecnologia che segnerà il futuro dell’internet da mobile, e gli Stati Uniti sanno che questo potrebbe significare non solo conquistare più mercato ma soprattutto intestarsi la guida sui regolamenti del sistema. Per tale ragione la linea americana, interpretabile anche come una strategia per soffocare la corsa tecnologica cinese (che secondo gli americani riceve spinta anche da furti di proprietà intellettuale, spionaggio industriale, partecipazione scorretta dello stato).

 

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