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Il mistero di Barabba e la posizione della Chiesa sull’immigrazione

In una recente intervista che ha fatto il giro del mondo il cardinale di Santa Romana Chiesa, Sua Eminenza Reverendissima Leo Burke, si è riferito alla Chiesa di oggi “come se stesse attraversando il tempo dell’Anticristo”, lanciando il sospetto che quella prova finale sia già in qualche modo vissuta nella Chiesa, ricordando che alla fine però, e per fortuna, vincerà il giudizio di Dio. Il porporato in quell’intervista ha fatto riferimento al Catechismo della Chiesa cattolica che al punto 675 dice: “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne”.

Lo stesso direttore di Avvenire in queste ore ha ricordato che non risultano smentite a quanto pubblicato il 5 aprile scorso. Ecco, chi la pensa così, cioè il cardinale Leo Burke, nelle ore appena trascorse ha stretto affettuosamente e sorridente la mano del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un pubblico incontro e lui poco dopo ha detto che nomi non ne fa neanche sotto tortura, ma qualcuno del mondo ecclesiale lo ha incoraggiato ad andare avanti sulla strada intrapresa. Sarà stato forse il cardinale Burke? Salvini non lo ha detto né lo dirà, ma l’ipotesi è apparsa suggestiva a molti quotidiani e probabilmente lo sarebbe stata ancora di più se avessero saputo che in quelle stesse ore papa Bergoglio incontrava l’arcivescovo di Valencia, che dopo l’incontro si è dichiarato autorizzato a divulgare le parole del Papa, commosso per la prontezza con cui i fedeli si sono disposti ad accogliere i profughi di Aquarius. Lodando i fedeli di Valencia il Papa non ha criticato nessuno, ma non ha temuto di ribadire che non è “la mondanità” il criterio che segue la Chiesa. Ma che cos’è la mondanità? Una volta Bergoglio ne ha parlato in termini di tentazione e quelle parole l’Osservatore Romano le ha ricostruite così: “Una tentazione, ha avvertito il Papa, dalla quale non è esente il clero: “Alcune volte lo diciamo con vergogna noi preti, nei presbiteri: ‘Io vorrei quella parrocchia…’ — ‘Ma il Signore è qui …’ — ‘Ma io vorrei quella…'”. Si segue cioè, “non la strada del Signore”, ma quella “della vanità, della mondanità”. E, ha continuato, “anche fra noi, vescovi, succede lo stesso: la mondanità viene come tentazione”. E così accade che un vescovo dica: “Io sono in questa diocesi ma guardo quella che è più importante” e si muove per fare pressioni, per cercare influenze, per spingere ‘per arrivare là'”.

La mondanità dunque è una logica che probabilmente penserà al proprio tornaconto o riscontro quando si venga al tema del  consenso. Il consenso è importante per tutti: sarà consapevole Papa Francesco che lodando la non mondanità dei fedeli di Valencia si sarebbe esposto alla constatazione di una non consonanza con gli umori prevalenti in Italia? Io credo di sì. E questo ci porta a un mistero meno complesso di quello dell’Anticristo: il mistero di Barabba. La vicenda della scelta tra Gesù e Barabba è nota. Ma davanti a una folla che scelga Barabba e non Gesù la Chiesa potrebbe seguire i criteri della mondanità?

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