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Perché la cooperazione (cyber) è cruciale per gli Usa. I consigli di Pompeo a Trump

trump pompeo

Cooperare dovrà diventare la parola d’ordine per Washington nel cyber spazio. Ad esserne convinto è il segretario di Stato Mike Pompeo, che ha commentato con enfasi la pubblicazione, da parte del dipartimento di Foggy Bottom, di due rapporti che forniscono raccomandazioni al presidente Usa Donald Trump su come l’amministrazione potrebbe migliorare la sua strategia di collaborazione internazionale e lotta contro le minacce informatiche.

LO SCENARIO

Questi suggerimenti arrivano dopo la pubblicazione, pochi giorni fa, del paper dell’Office of Management and Budget della Casa Bianca sulla cyber security nelle agenzie federali, che aveva evidenziato come tre quarti di quest’ultime non fossero adeguatamente preparati a fronteggiare i rischi informatici. E, soprattutto, dopo la scelta – ampiamente criticata da esperti e parlamentari bipartisan -, compiuta dal predecessore di Pompeo, Rex Tillerson, di chiudere l’ufficio del dipartimento che si occupava della cyber diplomacy, guidato da Chris Painter. Un cambiamento che ha portato anche a qualche iniziativa legislativa per il suo ripristino, ma sul quale l’attuale segretario non si è ancora espresso.

LE PAROLE DI POMPEO

Quanti ai documenti e alle raccomandazioni in essi contenute, Pompeo – forte anche della sua esperienza a capo della Cia – ha invece dichiarato, che “sottolineano l’importanza del lavoro del Dipartimento di Stato e del governo degli Stati Uniti nel coinvolgimento di partner stranieri contro le minacce del cyber spazio, al fine di migliorare il livello di sicurezza informatica della nazione”. A tal proposito, ha aggiunto, è inoltre necessario “migliorare il coordinamento del governo degli Stati Uniti con gli attori del sistema internazionale per massimizzare l’efficacia della difesa cyber”. Il tema non ha mai smesso di essere dibattuto dalle scorse elezioni presidenziali in poi e sulle questioni informatiche sono numerosi gli avvertimenti dell’intelligence americana, che pongono tra gli osservati speciali (e, in molti episodi, tra gli imputati) i soliti Cina, Corea del Nord, Iran e Russia.

L’APPROCCIO CHE SERVE

Negli studi si legge che gli Stati Uniti dovrebbero, quando possibile, collaborare con partner che la pensino in modo simile, adottando un approccio che imponga conseguenze rapide, costose e trasparenti ai governi stranieri responsabili di attività informatiche malevole di significativa portata, volte a danneggiare gli interessi nazionali degli Stati Uniti.

LA STRATEGIA DA ADOTTARE (SECONDO FOGGY BOTTOM)

La strategia immaginata dal Dipartimento di Stato si applica a cinque obiettivi informatici internazionali e alle corrispondenti azioni che l’amministrazione dovrebbe intraprendere per “raggiungere la visione” di un mondo digitale sicuro. Uno di questi raccomandava di promuovere e stabilire una serie di norme di diritto interno e internazionale per regolare il modo con cui una nazione si affaccia al cyber spazio. Oltre alle regole è ritenuto fondamentale anche aumentare la cooperazione internazionale in ambito cyber. Altre priorità diplomatiche comprendono la garanzia che Internet rimanga una risorsa aperta in modo che “i diritti siano protetti e liberamente esercitati e i flussi di dati transfrontalieri preservati”.

PER UN’EFFICACE DETERRENZA

Il secondo rapporto fornisce invece alla Casa Bianca raccomandazioni su come combattere le minacce informatiche, rilevando che “promuovere un quadro per un comportamento responsabile degli Stati nel cyber spazio” è importante, ma non sufficiente. Lo studio suggerisce, piuttosto, che ci dovrebbe essere una policy degli Stati Uniti che esponga – in chiave di deterrenza – come l’amministrazione risponderà a un attacco informatico, con tanto di “menu di opzioni” circa la risposta effettiva che Washington potrebbe adottare in reazione all’offensiva subita.

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