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Energia, innovazione e ambiente. La Santa alleanza di Francesco con big oil

“Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l’insicurezza della disponibilità d’acqua e l’esposizione a gravi eventi meteorologici. Molti di quanti possono a malapena permetterselo sono già costretti ad abbandonare le loro case e a migrare in altri luoghi, senza sapere come verranno accolti”. C’era grande attenzione attorno al pronunciamento di Papa Francesco a margine dell’imponente incontro di due giorni promosso in Vaticano, presso la sede della Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano Casina Pio IV, dall’università cattolica statunitense Notre Dame, e rigorosamente a porte chiuse. I fari erano puntati sull’evento soprattutto per la massiccia presenza dei vertici di alcune tra le più grande major petrolifere del mondo, giusto per fare qualche nome: ExxonMobil, British Petroleum, Royal Dutch Shell, Equinor e Pemex, Eni, con la presenza dell’amministratore Claudio Descalzi. Per non parlare della presenza di Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo con sede a New York, gestore di un patrimonio totale di oltre 6.000 miliardi di dollari, un terzo dei quali in Europa.

Il titolo dell’incontro è “La transizione energetica e la cura della nostra casa comuneˮ, e i passaggi dell’enciclica di Papa Francesco Laudato Sì già parlano, a proposito di questo tema, in maniera più che esplicita. “Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio”, vi si legge infatti nel testo del documento pontificio, al paragrafo 165. Nel discorso conclusivo dell’evento Francesco non fa altro che riprendere il filo del discorso proprio da lì, da dove era stato lasciato.

“È importante che con serietà d’impegno si proceda verso una transizione che faccia costantemente crescere l’impiego di energie ad alta efficienza e a basso tasso di inquinamento”, ha detto Francesco. “Si tratta di una sfida epocale, ma anche di una grande opportunità, nella quale avere particolarmente a cuore gli sforzi per un migliore accesso all’energia dei Paesi più vulnerabili, soprattutto nelle zone rurali, e per una diversificazione delle fonti di energia, accelerando anche lo sviluppo sostenibile di energie rinnovabili”, ha continuato.

“Siamo consapevoli che le sfide da affrontare sono interconnesse. Infatti, se vogliamo eliminare la povertà e la fame come richiesto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il miliardo e più di persone che non dispone oggi di elettricità deve poterla avere in maniera accessibile. Ma nello stesso tempo è bene che tale energia sia pulita, contenendo l’uso sistematico di combustibili fossili. L’auspicabile prospettiva di una energia per tutti non può portare a una non auspicabile spirale di sempre più gravi cambiamenti climatici, mediante un temibile rialzo delle temperature nel globo, più dure condizioni ambientali e l’aumento dei livelli di povertà”.

I temi toccati sono numerosi, e riguardano tanto le sfide delle nuove tecnologie e dei progressi tecnico-scientifici, che permettono a informazioni e persone di muoversi a “ritmi prima inimmaginabili” ma che allo stesso tempo richiedono un bisogno di energia “superiore ad ogni epoca trascorsa”, fino agli stretti rapporti tra cambiamenti e sofferenza da questi ingenerata negli strati più poveri della società, e nei paesi più bisognosi.

“La questione energetica è diventata perciò una delle principali sfide, teoriche e pratiche, per la comunità internazionale. Da come verrà gestita dipenderà la qualità della vita e se i conflitti presenti in diverse aree del pianeta troveranno più facile soluzione, oppure se essi, a causa dei profondi squilibri ambientali e della penuria di energia, troveranno nuovo combustibile per alimentarsi, bruciando stabilità sociale e vite umane”, ha affermato il Pontefice. “Occorre perciò individuare una strategia globale di lungo termine, che offra sicurezza energetica e favorisca in tal modo la stabilità economica, protegga la salute e l’ambiente e promuova lo sviluppo umano integrale, stabilendo impegni precisi per affrontare il problema dei cambiamenti climatici”. Tutto questo perchè sono “ancora troppi coloro che non hanno accesso all’elettricità: si parla addirittura di più di un miliardo di persone”.

Una staffilata da parte di Francesco è arrivata anche agli Accordi di Parigi, considerando che “due anni e mezzo dopo, le emissioni di CO2 e le concentrazioni atmosferiche dovute ai gas-serra sono sempre molto alte”. L’obiettivo è con evidenza quello di orientare le politiche di questi grandi attori internazionali del petrolio e della finanza verso obiettivi etici, sostenibili, in linea con la predicazione del pontefice argentino. Che, nonostante al tavolo fossero presenti anche soggetti noti per essere statin passato responsabili di alcuni tra i più grandi disastri ambientali degli ultimi anni, come Bob Dudley di Bp o Eldar Saertre della norvegese Equinor, ha lodato il fatto che attraverso i loro “sforzi sono stati compiuti dei progressi”, in quanto “le compagnie petrolifere e del gas stanno sviluppando approcci più approfonditi per valutare il rischio climatico e modificare di conseguenza i loro piani imprenditoriali”, e “gli investitori globali stanno rivedendo le loro strategie d’investimento per tenere conto delle considerazioni di natura ambientale. Iniziano ad emergere nuovi approcci alla finanza verde”.

Una risposta è arrivata anche a coloro che, nel mondo cattolico, si sono affacciati all’evento nella maniera più critica e diffidente, sostenendo che in questa direzione la Santa Sede non farebbe altro che abbandonare gradualmente la diffusione di una evangelizzazione che porti alla conversione a Cristo per fare spazio a una conversione ecologica immanente e rivolta solamente all’ambiente, sulla scia delle agende dei vari Rockefeller o Kissinger, in promozione di un Nuovo Ordine Mondiale di matrice intrinsecamente anti-cristiana. E lo ha fatto citando un passaggio della Caritas in Veritate di Benedetto XVI, in cui il pontefice emerito sosteneva che “il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in sé stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società”.

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