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L’F-35 raggiunge quota 300 velivoli consegnati e si avvicina alla produzione a pieno rateo

Lockheed operativa

Il Joint Strike Fighter raggiunge quota 300, tra riduzione dei costi e collaborazione internazionale. Dopo la recente consegna di quattro F-35B al Regno Unito e dopo il debutto combat sui cieli mediorientali da parte delle Forze di difesa israeliane, il caccia di quinta generazione si avvicina alla produzione a pieno rateo.

LA NUOVA PIETRA MILIARE

Nello stabilimento di Fort Worh, in Texas, il colosso americano Lockheed Martin e l’F-35 Joint Program Office del Pentagono hanno consegnato il 300esimo velivolo prodotto, destinato all’Air Force statunitense, che lo attende presso la base aerea di Hill, nello Utah. “Il sistema d’arma F-35 è un elemento fondamentale della nostra Strategia di difesa nazionale (Nds, presentata a gennaio dal segretario alla Difesa James Mattis, ndr) e sta fornendo ai nostri militari capacità avanzati e testate per il combattimento di cui necessitano per rispettare i requisiti operativi”, ha detto il vice ammiraglio Mat Winter, program executive officer per l’F-35 Joint Program Office. “La consegna del 300esimo velivolo di produzione rappresenta un importante traguardo, che evidenzia l’efficace collaborazione tra il JPO, il dipartimento della Difesa statunitense, i partner e le aziende coinvolte”, ha aggiunto il vice ammiraglio. “Questa pietra miliare testimonia il duro lavoro e l’impegno del team congiunto tra governo e industria”, gli ha fatto eco il vice presidente e general manager del programma F-35 per Lockheed Martin Greg Ulmer, che a marzo a preso il posto di Jeff Babione, nominato vice presidente e general manager per i Programmi di sviluppo avanzato (Adp), meglio conosciuti come Skunk Woks.

LA RIDUZIONE DEI COSTI

“Guardando avanti, il team F-35 rimane impegnato a ridurre i costi, aumentare la qualità e accelerare la tabella di marcia per le consegne, attraverso le nostre linee di sviluppo, produzione e supporto”, ha spiegato Winter. “Siamo focalizzati sul ridurre i costi, aumentare l’efficienza e assicurare il più alto livello di qualità mentre ci avviciniamo alla produzione a pieno rateo e al supporto alla flotta operativa”, ha rimarcato Ulmer, manager dell’azienda guidata da Marillyn Hewson. L’obiettivo è arrivare entro il 2020 a 80 milioni di dollari per un F-35A, in linea con un velivolo di quarta generazione.

I NUMERI DEL PROGRAMMA

Tra i primi 300 F-35, 197 sono a decollo e atterraggio convenzionale (Ctol, o A), 75 a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl, B) e 28 nella variante per portaerei (Cv, o C). Oltre 620 piloti e 5.600 manutentori sono stati addestrati, mentre la flotta nel suo complesso ha superato le 140mila ore di volo. D’altra parte, “con l’esperienza acquisita, l’efficientamento dei processi, l’automazione della produzione, i miglioramenti dei siti e degli strumenti, e con le iniziativi per la catena di fornitura, il programma F-35 ha già ridotto in maniera significativa i costi”, ricorda il costruttore americano in una nota. A febbraio 2017, l’accordo sul decimo lotto di produzione (LRIP) aveva fatto scendere per la prima volta il prezzo di un velivolo nella versione A sotto i 100 milioni, a 94,6, con una riduzione del 60% rispetto al lotto 1 e di circa il 7% rispetto al lotto 9. Negli ultimi cinque anni, il lavoro manuale si è ridotto di circa il 75%, mentre dal 2015 i tempi di produzione sono scesi del 20%. Nel 2017, sono stati consegnati 66 velivoli, oltre il 40% in più rispetto all’anno precedente. Per quest’anno, l’obiettivo è 91 aerei consegnati, con un aumento progressivo che dovrebbe portare a circa 160 consegne l’anno nel 2023.

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