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Dimenticare l’Australia. Il bicchiere mezzo pieno di Fincantieri

Certo, la batosta c’è stata. D’altronde una commessa da 26 miliardi non capita sotto il naso tutti i giorni. Eppure per Fincantieri, il giorno dopo il sorpasso in volata da parte di Bae Systems, sembra aver incassato il colpo.

Nonostante tutto alla fine non sarà la società di Trieste a costruire nove fregate antisommergibili di ultima generazione per la marina australiana, per un valore di 35 miliardi di dollari australiani, 23 miliardi di euro: il più grande e sostanzioso contratto militare per l’Australia dai tempi della seconda guerra mondiale. Una doccia fredda anche per Leonardo che a Fincantieri fornisce i sistemi di difesa da installare sulle navi.

Il gruppo britannico è risultato infine vincitore sulla spagnola Navantia e proprio sull’italiana Fincantieri, che aveva proposto un’evoluzione delle Fremm nonchè la realizzazione, in caso di vittoria, di un centro per la manutenzione e ristrutturazione per navi da crociera internazionali.

Mediobanca Securities fa il punto su Fincantieri, ridimensionando tuttavia la mazzata rimediata in Australia. Premesso che  “il contratto è stato vinto da Bae nonostante gli sforzi fatti sia da Fincantieri, per promuovere le sue navi da guerra Fremm, sia dalla spagnola Navantia” e che tale contratto “rappresenta la seconda vittoria consecutiva per il produttore di armi britannico (la scorsa settimana il Pentagono ha scelto la società per costruire veicoli d’assalto anfibi per il corpo dei Marines, ma insieme a Iveco, del gruppo Fca), Mediobanca crede che il gruppo abbia comunque un eccezionale stock di ordini da evadere pari a 22 miliardi di euro.

“Il che implica una copertura dei ricavi per più di quattro anni”, sottolinea la banca d’affari. “Ciò sosterrà ulteriormente una forte crescita media annua composta dei ricavi dell’8% tra il 2017 e il 2022, secondo le indicazioni del management, con un margine di ebitda in aumento di 200 punti base all’8-9%”, prosegue il broker.

Insomma, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, per il gruppo guidato dal ceo Giuseppe Bono, si può trovare il modo di smaltire alla svelta i postumi del ko australiano. In apertura di Borsa Fincantieri ha guadagnato il 4% per attestarsi solidamente al + 3,4%. Non poco per aver perso una gara da quasi 30 miliardi.

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