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Lo spirito di Barcellona rivive a Roma con il Mediterranean Forum. Ecco come

“È necessario ripensare la stabilizzazione della sponda sud del Mediterraneo e l’Europa deve proporre una politica di Difesa e sicurezza riempiendo un vuoto nella regione”, sono queste le parole che l’ambasciatore del Marocco in Italia, Hassan Abuayoub, ha pronunciato durante la seconda edizione del Mediterranean Forum of Rome. Nuove sfide da affrontare, dunque, complesse ma guidate dallo spirito di Barcellona e dalla necessità di superare un problema oggi difficile come quello dell’immigrazione e del terrorismo. L’evento, che si è svolto nella cornice della Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera di Deputati, ha avuto come scopo quello di porre al centro del dibattito una Europa nuova, a trazione italica e che guarda, dunque, alla necessità primaria che il nostro Paese giochi un ruolo di primo piano nella regione del Mediterraneo.

“L’Italia è in grado in questo momento di fare da leader nella regione”, ha aggiunto il diplomatico marocchino, ricordando che “siamo sul punto di celebrare 50 anni dei primi accordi conclusi tra la Comunità economica europea e i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Da allora ci sono state molte iniziative, tutte concepite a Bruxelles, senza che vi fosse un processo popolare e condiviso nella gestione dei progetti. Nel 1995 abbiamo fatto un salto epocale, essendoci una volontà comune di condividere la visione”.

Ha poi continuato ricordando l’importanza del processo di Barcellona: “Penso che quanto è stato concordato a Barcellona resta valido. Bisogna partire dallo spirito di Barcellona nato dall’euforia degli accordi di Oslo, un processo di quasi utopia che sta diventando una realtà”. E ancora è necessario secondo l’ambasciatore “ripristinare i ponti e ora la situazione nel Mediterraneo è cambiata. Gli Stati Uniti con le ultime mosse su Gerusalemme ha reso il suo ruolo inaccettabile come mediatore del conflitto mediorientale. Abbiamo la Russia che con la sua presenza in Siria è un protagonista. C’è anche l’Iran che con la sua posizione in Libano è una realtà che non si può trascurare”.

Il ministro degli esteri sloveno Iztok Mirosic ha poi parlato dei flussi migratori: “Vanno gestiti in modo europeo e noi lo abbiamo sempre detto perché altrimenti avremmo fomentato i populismi come è accaduto”. Ha poi aggiunto: “L’interesse comune è gestire i flussi migratori ma soprattutto le cause. Su questo in Europa troviamo un confronto tra i due principi: quello della solidarietà e della responsabilità”.

Un problema quello delle migrazioni che ha caratterizzato anche il discorso dell’ambasciatore di Giordania, che ha affermato come i problemi principali della sicurezza come terrorismo e migrazione “aggiungono ostacoli alla collaborazione euro-mediterranea”. Ha poi continuato: “Il Mediterraneo è ricco di varietà, ma anche di complessità”, ha spiegato il diplomatico. Insomma, il Mediterraneo “offre molte opportunità ai partner euro-med i quali comprendono che non sono legati solo dalla storia, ma anche dalle sfide transnazionali che richiedono sforzi e azioni”.

L’ambasciatore egiziano inoltre, rimanendo sempre in tema immigrazione, ha affermato che non ci può essere alcun sviluppo sostenibile nel Mediterraneo “se non risolviamo il problema dell’immigrazione e del terrorismo”. Un problema evidente e di difficile soluzione che trova dunque consenso all’interno del forum di Roma. Egitto e Italia hanno una storia molto ricca di cooperazione. Questo è il momento per i nostri due Paesi di parlare in modo approfondito sul Mediterraneo perché sono tante le sfide davanti a noi. Non possiamo parlare di sviluppo sostenibile nella regione senza parlare di immigrazione, del terrorismo e del radicalismo”, ha continuato l’ambasciatore.

Il diplomatico egiziano ha poi specificato come “sono diventati importanti gli obiettivi del millennio perché sono diversi dal passato. La parola sviluppo sostenibile la sentiamo tutti i giorni. Io sono presidente di un gruppo di coordinamento della Fao con 130 paesi e ho visto che quando si parla di sviluppo tutti i paesi hanno le loro idee. Io credo che oggi molti si rendono conto dell’importanza della collaborazione e che non siamo noi contro di loro nel Mediterraneo. Non possiamo pensare allo sviluppo sostenibile con l’idea di carità. Siamo un tutt’uno e dobbiamo lavorare insieme per essere influenzati positivamente dalla globalizzazione o avremo un impatto negativo con immigrazione illegale e disoccupazione”.

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