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Così Matteo S. ha battuto Berlusconi e conquistato il centrodestra. Parla Orsina

“Quello che Berlusconi poteva fare per fermare l’ascesa della Lega a scapito di Forza Italia doveva farlo prima. Ormai i buoi sono scappati. Chi vuole votare centrodestra a questo punto vota Lega”. Giovanni Orsina, politologo e storico, analizza l’anomala situazione del centrodestra, con la Lega alleata coi 5 Stelle a Roma e ancora legata a Berlusconi nel resto d’Italia.

Orsina, come abbiamo visto in queste ultime amministrative, il voto a Forza Italia non ha più senso?

Si può ancora votare Forza Italia, ovvero un partner di minoranza di un ipotetico governo di centrodestra, custode di principi liberali diversi dalla Lega. Ma questo meccanismo di pensiero è sempre più fragile, perché si va sempre più verso l’egemonia del partito dominante. Se uno vota centrodestra, allora vota Lega, scegliendo di seguire il grande flusso. C’è una tendenza maggioritaria nell’elettorato. Si vede anche con Fdi, che è stata completamente oscurata dal Carroccio.

Lega che sta fagocitando anche i grillini…

Pur essendo una creatura politica geniale (sia chiaro, si può essere anche geni del male), avendo al suo interno un po’ di tutto, M5S non ha un’identità politica definita. È un movimento dove conta più il metodo del contenuto. È tutto e il contrario di tutto. La Lega, invece, ha un’identità molto netta e marcata. I grillini, posandosi sul ramo leghista, hanno fatto scattare l’effetto camaleonte: sono diventati verdi. O blu, visto il nuovo colore scelto da Salvini.

Le amministrative hanno visto il successo del centrodestra, ma una crisi profonda di Forza Italia. Cosa può fare Berlusconi per invertire la rotta?

Semmai cosa avrebbe dovuto fare, perché ormai è tardi. L’Opa di Salvini sul centrodestra è dovuta anche al fatto che Fi è rimasta ancorata alla leadership del Cavaliere. A partire dalla fine del 2013 è cominciato un rinnovamento a sinistra, con Renzi, e a destra, con Salvini, e Forza Italia ha affrontato tutto questo con un leader 80enne decaduto da senatore? Oggi, nel tempo in cui la politica si fa a colpi di tweet, devi avere un leader giovane che inizi a costruirsi una sua visibilità. Di fronte a tutto ciò Berlusconi propone come coordinatore di Fi Galliani? Ripeto: Galliani?

Insomma, mission impossible?

Berlusconi ragiona mettendo se stesso al centro di tutto. Io credo che lui alla fine non abbia più voglia. Ora sta parlando poco e questa è una dimostrazione di intelligenza. Salvini si è preso tutta la scena e, se c’è il mattatore in campo,  tutti gli sguardi sono su di lui. Berlusconi fa bene a stare zitto, ma al contempo dovrebbe lavorare e preparare una strategia per quando il mattatore inizierà a mostrare la corda. Più dura il governo e più questa alleanza contingente rischia di diventare strutturale, e quindi Fi rischia di assottigliarsi sempre più. Oltretutto Berlusconi diventa sempre più vecchio. Dovrebbe aprire il partito a personalità esterne.

C’è ancora in Italia uno spazio per un centrodestra moderato?

Lo spazio di un centrodestra diverso dalla Lega, laico e liberale, è sempre più stretto. Si può lavorare un po’ ai margini su alcuni temi, ma su immigrazione e flat tax è difficile trovare una posizione diversa.

L’errore di Berlusconi è stato non trovare un suo delfino?

Il leader emergente che ha ucciso Berlusconi c’è già ed è Salvini. Non è emerso in Forza Italia perché se un partito costruisce la sua classe dirigente con il criterio della fedeltà al capo lì non sarà mai in grado di emergere una personalità autonoma. Il nuovo leader deve uccidere metaforicamente il vecchio e questa operazione l’ha fatta il neo ministro dell’Interno.

La strabordante strategia di queste prime settimane al governo alla lunga logorerà Salvini?

Il rischio di logoramento è altissimo. Ma lui pensa: io intanto mi devo gonfiare il più possibile. Bisognerà vedere quanto riuscirà a ottenere sul fronte immigrazione: se ferma o rallenta il flusso, per un anno può vivere di rendita e uscire dall’orgia comunicativa. La grande dicotomia tra Berlusconi e Renzi è che il primo ha avuto sempre l’intelligenza di alternare una grande presenza mediatica all’assenza, mentre il secondo ha assecondato una bulimia comunicativa che l’ha bruciato. Renzi non ha capito l’importanza del silenzio e dell’assenza in politica. Se il leader della Lega a un certo punto stancherà gli italiani, a quel punto si apriranno sicuramente degli spazi, ma poi deve esserci qualcuno che sappia coglierli e occuparli. E al momento Fi e Pd non mi sembrano in grado di farlo.

Come giudica l’operato del premier Giuseppe Conte?

Sta svolgendo in maniera onesta il suo ruolo di mediatore. Per Salvini e Di Maio è stata una scelta obbligata, perché avevano bisogno di una figura che non facesse loro ombra, ma sarà difficile andare avanti a lungo con un premier così politicamente debole.

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