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Chi tocca le pensioni muore

Silvio Berlusconi, il quale conosce perfettamente il francese nonché la letteratura ed il teatro degli anni della sua gioventù, dice scherzosamente di non amare la consonante “p”. Non perché gli ricorda il titolo della pièce “la p….in respecteuse” di quel “comunista” di Jean Paul Sartre ( in cui p sta per putain) ma soprattutto perché evoca la parola “pensioni” , causa della scissione e caduta del primo governo da lui guidato a ragione della (modesta) proposta di superare le “pensioni di anzianità”. Berlusconi è come il protagonista della commedia di Edoardo De Filippo “Non è vero, ma ci credo”. Non scaramantico ma di fronte alla consonante “p” (per “pensioni”) trema. A lui è caduto il primo governo. A Dini (che ha fatto una riforma fondamentale) si è squagliato un partito. A Monti è terminata una carriera politica che – si pensava – lo avrebbe portato al Quirinale. Ed Elsa Fornero da dolce e stimata docente di economia è diventata, nell’immaginario degli italiani, la strega di “Biancaneve ed i Sette Nani”.

È tema su cui la leadership del Movimento Cinque Stelle (M5S) dovrebbe riflettere soprattutto dopo il risultato della partita previdenziale che sembrava più semplice: quella dei vitalizi per gli ex parlamentari . Alla abolizione o rimodulazione per gli ex deputati, da un lato, il Senato non ha seguito la Camera (tanto che ci sarà una forte disparità di trattamento tra gli ex dei due rami del Parlamento da causare forse interventi da parte della Corte Costituzionale) e, dall’altro, si annuncia una “class action” da parte degli ex parlamentari più colpiti; ed i tribunali (pure a ragione di ripetute sentenze della Consulta) tenderanno a dare loro ragione.

Ancora più difficile la partita sulle cosiddette pensioni d’oro di cui si vorrebbe fissare l’asticella a 4500-5000 euro al mese. Non solo ciò comporta problemi complicatissimi, come illustrato nell’articolo di Lorenzo Stevenato, ma fa a pugni con quanto sostiene il maggior esperto previdenziale del loro alleato di governo, Alberto Brambilla. Brambilla, che ha guidato a lungo il nucleo di valutazione della spesa previdenziale presso il ministero del Lavoro ed è consulente del governo, documenta in dettaglio, nell’ultimo rapporto del centro studi itinerari previdenziali (da lui guidato) che a) i conti previdenziali (depurati dalle spese assistenziali) sono in attivo; b) misure sulle”pensioni d’oro” porterebbero risparmi minimi. Sarebbero, in ogni caso, facilmente impugnabili alla luce di varie sentenze della Corte Costituzionale.

Si creerebbe un problema molto serio all’interno del governo, analogo a quello dell’inverno 1994.95: uno dei maggiori azionisti della coalizione tenterebbe (per avere visibilità) di dare l’impressione di effettuare risparmi di spesa e di mirare a maggiore equità, mentre l’altro dovrebbe necessariamente difendere il proprio “blocco sociale” composto da numerosi pensionati e pensionandi che parte del M5S considera, a torto od a ragione, d’oro.

Burrasca, scintille e duelli all’orizzonte.

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