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Salvini e Serraj adesso sono alleati. Contro l’Europa

La promessa di aiuti economici e tecnici, l’invito all’omologo libico di venire presto a Roma, l’aiuto sotto forma di mezzi di vario tipo: la sintesi di Matteo Salvini sulla sua prima visita in Libia è “la totale condivisione” tra i due Paesi, che non significa la condivisione “della Libia con l’Europa” e che servirà al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per “battere un colpo” al vertice europeo del 28 e 29 giugno. Il ministro dell’Interno ha rilanciato la necessità di realizzare hotspot, definiti “centri di protezione e di identificazione” al di fuori dei confini meridionali della Libia, il che comporterà naturalmente accordi con altre nazioni (a cominciare dal Niger) che sono un’altra partita. I libici, a scanso di equivoci, hanno ribadito di non avere nessuna intenzione di realizzarli a casa loro.

“Ong complici”

Salvini ha incontrato il presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, il ministro dell’Interno Abdulsalam Ashour e il vicepremier Ahmed Maitig, i comandanti della Marina e della Guardia costiera i quali (ha riferito) hanno ringraziato l’Italia per quanto sta facendo a cominciare dalle iniziative per bloccare il traffico di esseri umani “che vede nelle ong soggetti complici, non so se consapevolmente o meno”. Solo nell’ultima settimana la Guardia costiera libica ha recuperato 2.500 migranti, “tranne nel caso di un’incursione indesiderata di un’ong”. Per rinforzare i libici, Salvini ha annunciato che entro l’estate tornerà in Libia per consegnare una ventina di imbarcazioni e tecnologia varia: va considerato che entro l’anno, come ha detto nei giorni scorsi l’ammiraglio Enrico Credendino, la missione Eunavfor Med (Operazione Sophia) dai 213 attuali arriverà a 500 marinai libici addestrati.

“Macron più cattivo di Orban”

In una conferenza stampa alla presenza dell’intero vertice del Viminale (direttori centrali e capi dipartimento), il ministro dell’Interno non ha lesinato critiche alle posizioni di alcuni membri dell’Unione europea, la cui “assenza” è stata oggetto di lamentele da parte dei vertici libici, ha definito nuovamente la nave di Lifeline “fuorilegge” e “ovunque attracchi mi auguro che sarà sequestrata e il suo equipaggio fermato” mentre a fine giornata è stato consentito di approdare a Pozzallo al mercantile Maersk che da giorni ha a bordo 113 migranti. Emmanuel Macron e Angela Merkel “siano coerenti” e dimostrino che “l’Europa ha un senso”. Resta intatto il problema delle mancate ricollocazioni e Salvini ha difeso il primo ministro ungherese, Viktor Orban: “E’ vero che non ha accettato nessuno dei 300 rifugiati previsti dagli accordi, ma Macron non ne ha accettati 9mila: quindi Macron è molto più cattivo di Orban”.

Privilegiato al Serraj rispetto ad Haftar

La linea politica italiana nei confronti della Libia potrebbe incontrare qualche ostacolo visto che Salvini intende privilegiare il rapporto con il governo riconosciuto dall’Onu anche se avrà contatti sia con il generale Khalifa Haftar che con i sindaci-capi tribù del Sud, “ma con posizioni di equidistanza. Non facciamo come i francesi, privilegiamo chi è riconosciuto dalle Nazioni Unite”, posizione che potrebbe influire sul successo della conferenza sull’immigrazione, iniziativa italo-libica annunciata per il prossimo settembre a Tripoli. Nello stesso tempo, ha detto di voler proseguire sulla strada del memorandum firmato l’anno scorso dal suo predecessore Marco Minniti e di riprendere l’accordo dell’allora governo Berlusconi che prevedeva aiuti sotto forma di infrastrutture varie come scuole e strade. I fronti restano due: il ruolo della Guardia costiera libica e gli hotspot in terra africana. Salvini ha riferito che l’equipaggio di Nave Caprera della Marina militare, in questo periodo a Tripoli per assistenza ai libici, ritiene “al di sopra di ogni sospetto” il comportamento in mare della Guardia costiera mentre ha annunciato una missione tecnica italiana per valutare tutti gli aspetti legati alla sicurezza alle frontiere meridionali libiche, prevedendo quindi contatti con i vari Paesi confinanti. In attesa dei fondi europei, il ministro sta pensando a una campagna di informazione a favore delle popolazioni del Sahel per invitarle a non partire. Nello stesso tempo, è favorevole a intensificare i corridoi umanitari a favore di chi fugge dalla guerra.

Gli Sos alla Guardia costiera

A Tripoli sta per aprire un centro dell’Unhcr per un migliaio di persone: i centri riconosciuti ne contengono appena 10mila, mentre il problema sono quelli gestiti dai trafficanti che continuano a far partire barconi. Sull’ipotesi che la Guardia costiera non risponda agli Sos, Salvini ha risposto che “è competenza del ministro Danilo Toninelli, ma avrebbe il mio totale sostegno”. Detto così, sembra eccessivo: un conto è non rispondere agli Sos (impossibile), un altro è indicare chi è competente in una certa area Sar. Materiale per ulteriori polemiche.

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