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Salvini vince il primo round. Tre condizioni perché non diventi un boomerang

Salvini

La decisione spagnola di accogliere nave Aquarius rappresenta un indubbio successo politico di Matteo Salvini, che non a caso usa parola di gratitudine mista a soddisfazione nella conferenza stampa dalla sede milanese della Lega.

In politica occorre saper alzare la posta, il ministro dell’Interno lo ha fatto ed ha incassato il suo primo vero risultato da quando ha assunto la guida del Viminale. Proprio per questo vale la pena analizzare quanto è accaduto e, soprattutto, chiarire a quali condizioni la linea di condotta intrapresa in questi giorni può essere sostenuta con utilità collettiva, giustizia e buon senso. Emergono allora tre aspetti che ci pare opportuno evidenziare per poter accettare la linea del ministro come buona e condivisibile.

Il primo riguarda la salvezza dei migranti che salpano dalle coste libiche, poiché sulla loro permanenza in vita e sul loro destino non possono essere giocate partite ambigue: ogni cambiamento di rotta italiano non può costare vite umane, sofferenze, atrocità. Dobbiamo cioè mantenere integra la nostra natura di comunità accogliente verso chi ha bisogno d’aiuto. Quindi avanti con l’impegno massimo della Marina Militare in chiave SAR (search and rescue) come previsto dalle convenzioni internazionali.

In secondo luogo deve essere chiaro che Salvini sta continuando il lavoro ben avviato dal suo predecessore Minniti. Quest’ultimo ha affrontato con risultati positivi il più stringente controllo delle partenze dalla Libia, il suo successore lavora per una vera distribuzione su scala europea dei flussi comunque esistenti, in una logica di continuità istituzionale che può anche non essere sbandierata, ma che è tale nella sostanza.

Infine c’è il tavolo europeo. Salvini (ma anche il presidente Conte) dovrà battersi con vigore ed acume politico, avendo ben chiaro che il tema non è Malta (nessuno parte dall’Africa per finire su una piccola isola) bensì il ruolo dell’Europa tutta, compresi quei paesi (Ungheria, Austria, Francia, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca) che non paiono certo ben disposti verso una logica di redistribuzione.

Ebbene in molti di quei Paesi sono al governo partiti alleati della Lega, quindi servirà una robusta concertazione politica per evitare che il cerino resti sempre in mano all’Italia, passato Il momento epico di queste ore.
Governare è attività di lunga lena.

Un successo iniziale è cosa buona per proseguire in modo virtuoso, ma può anche rivelarsi un evento tanto entusiasmante quanto poco rilevante per le dinamiche profonde di un tema enorme e delicato come quello dell’immigrazione.

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