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La Spagna supera la crisi con un nuovo governo. Ma solo per ora

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La Spagna cambia direzione. Con un colpo di scena nomina un nuovo governo senza dover convocare elezioni anticipate. Con una mozione di sfiducia costruttiva, il governo del presidente Mariano Rajoy è stato rimosso oggi dopo il voto al Congresso promosso dal Partito Socialista Operaio della Spagna. Dalle prime ore del mattino Rajoy aveva intuito la sconfitta politica, a seguito dell’alleanza dei socialisti con i partiti radicali catalani. “Possiamo presumere che la mozione di censura sarà adottata – aveva dichiarato Rajoy -. Di conseguenza, Pedro Sanchez sarà il nuovo primo ministro del governo. […] Per me è stato un onore”.

Rajoy guida l’esecutivo spagnolo dal 2011. Ha perso il sostegno dei suoi alleati della coalizione con 180 voti, contro i 169 contrari alla mozione di censura e un astenuto. Resta la presentazione formale delle dimissioni al re Filippo VI.

LA RINASCITA DI SANCHEZ

Così il leader del Psoe, Pedro Sanchez, è stato proclamato automaticamente primo ministro di Spagna. È il primo a diventare premier grazie alla mozione di sfiducia (costruttiva) nell’era democratica spagnola.

Tutti davano per finita la carriera politica di Sanchez dopo la sconfitta del patto con il partito Ciudadanos nel 2015 e il risultato deludente del partito nelle elezioni politiche del 2016. Non aveva nemmeno un seggio al Parlamento come segno di protesta contro il governo di Rajoy.  Ora invece sta per essere investito della carica di presidente del Consiglio. La direzione del partito assicura non avere raggiunto nessun accordo con altre forze politiche.

L’ERRORE DI CIUDADANOS

Sebbene la principale vittima della giornata politica in Spagna è il Partito Popolare, anche il partito Ciudadanos ne esce ferito gravemente. “La formazione arancione (Ciudadanos, ndr) è stata tradita dall’ambizione che alimentava il successo nei sondaggi. Convinta che le urne avrebbero dato una vittoria immediata, non misurò la forza schiacciante della volontà generale di cacciare Mariano Rajoy dalla Moncloa”, si legge in un’analisi del quotidiano El País. “Quello e non altro – si aggiunge – era l’obiettivo principale del consenso politico e sociale. […] Il nuovo partito della rigenerazione democratica è entrato nel gioco della vecchia politica”.

CHE SUCCEDERÀ ORA

Secondo i costituzionalisti spagnoli, fino ad ora si è svolta la procedura automatica del “carattere costruttivo della mozione di sfiducia”, che era in discussione anche in Italia. Il candidato alla guida dell’esecutivo non deve passare per un nuovo voto per l’investitura. La propria mozione implica la fiducia.

L’articolo 178 del Regolamento del Congresso spiega che il presidente del Parlamento deve informare immediatamente il Re per l’approvazione della mozione di sfiducia e si procede alla nomina del nuovo premier.

GOVERNO INSOSTENIBILE

Anche se la soluzione di oggi sembra facile e indolore, non sarà così per molto. Superato l’impasse di rimuovere Rajoy dall’incarico, le dinamiche politiche impongono che si dia passo ad un nuovo governo, che conti però su un programma e il sostegno delle altre forze politiche per dare una reale stabilità politica ed economica al Paese. Sanchez non ha voluto tornare alle urne (per la lettura dei sondaggi che non lo favoriscono), ma governare con un consenso basato soltanto sul desiderio di andare contro qualcuno è artificiale. Non potrà andare molto a lungo o fare delle riforme sostanziali per attivare la crescita, diminuire la disoccupazione o combattere la corruzione. La data di scadenza del governo socialista che nasce oggi è già alle porte.

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