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Che cosa si aspetta l’industria del tabacco dal nuovo governo (e dall’Europa)

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Gian Marco Centinaio, neo ministro dell’Agricoltura in quota Lega (qui la fotogallery di Formiche.net) saprà difendere in Europa un’industria e una filiera, quella del tabacco, non certo indenne dopo gli anni della crisi? In British American Tobacco, una delle major a livello globale, lo sperano davvero.

Tutto giustificato visto che il passaggio del tabacco nelle Forche Caudine della crisi è stato ulteriormente ostacolato dalla grande incertezza normativa, che più volte ha fatto vacillare un settore che solo in Italia conta ancora 2.500 produttori. Tra aumenti a raffica delle accise sui pacchetti per tenere in piedi i conti pubblici (spesso poco equilibrati, repentini e non programmati), calo dei fumatori, direttive comunitarie restrittive (l’ultima quella sulla plastica che coinvolge anche le sigarette) e regole contorte, per il tabacco italiano sono stati anni difficili questi.

Ma ora è tempo di cambiare pagina e cercarsi un nuovo modello. Diventare insomma più sostenibili e soprattutto aumentare la redditività di una filiera che oggi più che mai ha la necessità di tornare competitiva a livello globale. Per farlo però servono operazioni di profondità, in grado di cambiare l’assetto di un’industria da 16mila ettari di terreno coltivato e che ogni anno frutta allo Stato entrate per 14 miliardi, tra Iva e accise. Il fatto è che oggi non è in discussione l’incremento progressivo della tassazione sui prodotti del tabacco, ma la sua prevedibilità, condizione essenziale per predisporre gli investimenti.

Del futuro del tabacco tricolore si è parlato questo pomeriggio in un convegno organizzato proprio da Bat, presso la sede di Confagricoltura a Palazzo Della Valle con il contributo di Bat, al quale hanno preso parte Denis Pantini (Nomisma), l’ex ministro dell’Agricoltura Mario Catania, il ceo di Bat Italia, Andrea Conzonato oltre al padrone di casa, presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Il senso dell’incontro lo ha dato l’ex ministro Catania, che l’industria del tabacco la conosce bene. “Oggi penso che sia necessario riprendere un dialogo con l’Ue dalla quale in questi anni il settore non ha ricevuto aiuti diretti, camminando con le sue gambe. Sono però in atto profonde trasformazioni, che stanno portando la filiera verso un nuovo equilibrio. Per questo è essenziale riaprire un negoziato con l’Europa e mi auguro che il nuovo ministro lo faccia, per difendere il settore del tabacco, non vanificando la svolta sostenibile della filiera”. D’altronde, la sola bontà del prodotto non può bastare a competere su un mercato dove non manca di certo la concorrenza. Serve un modello finanziario per l’appunto sostenibile e naturalmente regole che ne sostengano lo sviluppo.

“Bat ha fatto del tema del sostegno alla filiera”, ha spiegato Conzonato, “un punto centrale della sua presenza in Italia. Tra il 2011 e il 2017 ha acquistato tabacco italiano per circa 150 milioni di euro. Nel solo 2017 ha stanziato 20 milioni per l’acquisto di tabacco di elevata qualità proveniente soprattutto dal Veneto e dalla Campania, che si inseriscono in un più ampio piano di investimenti da 1 miliardo di euro in 5 anni avviato nel 2015 esteso anche ad altri ambiti del Made in Italy. Oggi Bat vuole dare un ulteriore concreto segnale di sostegno, raddoppiando gli acquisti della varietà Burley” ha annunciato il manager. Dunque, nell’attesa che l’industria possa trovare una sponda poltica che possa accompagnarne il futuro, Bat prosegue nei suoi investimenti, aumentando lo stock di uno dei tabacchi più pregiati, il Burley.

Un alleato prezioso è sicuramente Confagricolura, che riunisce e rappresenta anche i coltivatori di tabacco. “Molti avevano dato per spacciata questa filiera, a cui Bruxelles ha negato qualsiasi forma di aiuto diretto e indiretto e spesso schiacciata da imposizioni fiscali in escalation. Questo è un settore che va necessariamente supportato, dall’Italia verso Bruxelles e da quest’ultima verso l’Italia. Questo noi vorremmo spiegarlo ai parlamentari europei e al nuovo governo italiano”, ha attaccato Giansanti.

“Abbiamo difeso la coltivazione e le aziende innovative e all’avanguardia. Anche grazie alla precision farming ed all’innovazione digitale sono già molto avanti nel processo di sostenibilità ma, come per tutti gli altri attori della filiera, per fare investimenti devono avere garanzie di lungo termine. Perché non ci dimentichiamo una cosa, anzi due: primo, questo è un settore che dà lavoro, secondo un uso consapevole del tabacco non può che generare una produzione consapevole”.

 

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