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Alleanze, minacce e interesse nazionale. Ecco la prima di Conte con l’intelligence

​Il governo Conte riuscirà “a cambiare davvero questo Paese solo” se saprà “individuare, circoscrivere, proteggere e sostenere l’interesse nazionale”. E, per raggiungere questo obiettivo l’intelligence “svolge un ruolo fondamentale”.
A dirlo è stato lo stesso presidente del Consiglio, intervenendo pochi giorni fa senza proclami alla Cerimonia del giuramento del Comparto Intelligence alla presenza dei più alti funzionari dei servizi per la sicurezza della nazione, tra i quali il direttore generale del Dis Alessandro Pansa.
In quello che lo stesso inquilino di Palazzo Chigi ha definito un passaggio “solenne” per il suo significato (che Formiche.net ha ascoltato in un video pubblicato sul sito della sicurezza nazionale), Conte ha raccontato l’idea di Paese che muove l’agire dell’esecutivo gialloverde che egli guida.

IL CONCETTO DI SICUREZZA

Nei progetti del presidente del Consiglio – che ha tenuto per sé la delega ai servizi segreti non nominando, almeno per il momento, un’autorità delegata – l’intelligence è centrale “non solo per l’azione dell’esecutivo, ma per le istituzioni democratiche del Paese”.
Il governo, ha sottolineato Giuseppe Conte, “è impegnato a lavorare per far sì che gli italiani possano vivere evidentemente in un Paese più sicuro”. Ma il concetto di sicurezza, ha spiegato, “va colto in un duplice significato: innanzitutto un’Italia più sicura nella percezione di sé, cioè più fiduciosa in sé stessa e nel suo avvenire”.

IL TEMA DELLE ALLEANZE

In ciò assume particolare rilevanza la collocazione internazionale del Paese, “che pur rimanendo ancorata al suo sistema di alleanze e ricercando sempre le ragioni della cooperazione e dei partenariati”, ha aggiunto, “non abdichi mai al dovere di difendere i propri interessi, gli interessi dei propri cittadini. Ed anche un Paese più sicuro oggettivamente, ossia in grado di prevenire e di contrastare con efficacia la gamma intera di insidie e minacce che siano rivolte alla sfera politica, a quella militare ma anche da non trascurare quella economica, scientifica, industriale”.

IL RUOLO DELL’INTELLIGENCE

A tali fini, ha detto ancora, “l’intelligence svolge un ruolo fondamentale, riusciremo a cambiare davvero questo Paese solo se sapremo individuare circoscrivere proteggere e sostenere l’interesse nazionale”. Per Conte “occorre infatti prendere le mosse da una visione organica, coerente, multidimensionale dell’interesse nazionale e questo è anche il compito dell’esecutivo che io presiedo e coordino. Si tratta”, ha rilevato, “di un compito che possiamo assolvere in modo efficace solo grazie e soprattutto col merito di un supporto sistemico, sistematico continuativo dell’intelligence al quale spetta fornire in tempo utile, perché la tempestività è importante, informazioni puntuali, affidabili come pure analisi raffinate improntate al criterio della profondità strategica”.

LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA

Nel discorso del presidente del Consiglio ha trovato spazio anche un’analisi della rivoluzione tecnologica declinata al tema della sicurezza e del governo. “Viviamo in un’era che è l’era di internet, questa rivoluzione infotelematica ci da una grande illusione: l’accesso a una mole incredibile di informazioni. Ebbene come gli esperti dicono, internet con l’ipertrofia informativa rischia di generare anche ignoranza, perché ovviamente questo flusso continuo di informazioni ancor più richiede da parte vostra un attento discernimento. Quindi non è solo il problema di acquisire l’informazione ma di vagliarla, di saperla elaborare sul piano strategico. La forza e il valore aggiunto dell’intelligence”, ha rimarcato, “risiede soprattutto nel suo metodo ossia nella sua capacità di apportare conoscenza con discernimento per mettere l’esecutivo nella condizione di prendere decisioni più avvedute e formate e di non ritrovarsi mai in un vicolo cieco in cui l’unica scelta possibile sia quella del male minore”.

IL RINGRAZIAMENTO AGLI AGENTI

Conte ha poi ringraziato “tutte le donne e gli uomini che prestano servizio al Dis, all’Aise e all’Aisi per testimoniare in prima persona la riconoscenza del governo al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, per gli sforzi che questo sistema compie tutti i giorni a beneficio del governo dell’esecutivo nel suo complesso e”, ci ha tenuto sottolineare, “alle istituzione democratiche nel suo complesso su cui si regge il nostro impianto costituzionale e il nostro sistema della repubblica. L’intelligence, ha aggiunto, “c’è peraltro oltre che vicina indispensabile, perché intesa nei suoi corretti termini è il presidio più avanzato della democrazia, è l’avamposto del sistema Paese in un’epoca appunto che ci chiede non solo di adottare strategie e scelte ponderate e avvedute ma anche ahimè di competere con tanti concorrenti che abbiamo nello scenario geopolitico ed economico”.

L’ELEMENTO UMANO E LE MINACCE

A rendere ancor più essenziali i servizi segreti, infatti, ha detto ancora il presidente del Consiglio, c’è l’odierno “panorama della minaccia, che si presenta oggi quantomai complesso e articolato, e quindi da qui la necessità di contare su uno strumento che operi con efficienza e tempestività nel perimetro definito dalla legge, in coerenza con gli indirizzi e i compiti che spettano all’esecutivo e sotto il controllo ovviamente parlamentare. È uno strumento non convenzionale nel quale il fattore umano si rivela sempre essenziale, tanto nell’ambito delle più sofisticate tecniche che adopererete rimarrà sempre fondamentale quella che viene definita “human intelligence”, cioè la raccolta di informazioni per mezzo di contatti interpersonali, ossia l’attività tipica dell’operativo dei servizi. È questa l’intelligence che vogliamo, è questa l’intelligence che ci serve e quella che è chiamata a misurarsi con tante insidie e con problemi del tutto nuovi. Penso ad esempio ai fattori di incertezza che contraddistinguono l’attuale scenario geopolitico”, contraddistinto da “un mix di minacce tradizionali, come la proliferazione nucleare e contesti d’area, il Mediterraneo per antonomasia, ove è in termini inediti che sfide innumerevoli si concentrano e si intrecciano”. È “ineludibile”, ha rimarcato ancora, “porre al vertice delle priorità il contrasto al terrorismo internazionale di matrice jihadista foriero di rischi che rimangono attuali e concreti nelle loro diverse dimensioni, dalla vitalità perdurante di Daesh alla competizione dello stesso con Al Qaeda, dalla diaspora dei foreign fighter agli estremisti on the ground, per citarne solo alcune. C’è anche la necessità imprescindibile di tutelare le nostre industrie, il nostro know how allo scopo di salvaguardare le necessità produttive nazionali. Siamo in un sistema economico molto integrato, questa sarà una sfida molto importante, perché in realtà passate forse era più facile competere su questo fronte perché il perimetro anche degli scenari nazionali si contrapponeva agli altri scenari nazionali. Oggi invece in un sistema globalizzato e integrato questa insidia diventa molto più difficile da contrastare, ma richiede anche per questo molta più attenzione”.

LA QUESTIONE CYBER

Tra le priorità affrontate dal presidente del Consiglio non è mancata, infine, la cyber security e “i pericoli sempre più sofisticati e persistenti da sventare, che questi assumano la veste dello spionaggio digitale per mano di attori strutturali, oppure quella della cosiddetta minaccia ibrida”. In ragione della “particolare pervasività della minaccia cyber”, ha indicato Conte, “elemento essenziale della strategia di contrasto è la diffusione sempre più ampia della consapevolezza digitale che stiamo stimolando con iniziative opportune indirizzate in particolare ai giovani e alle piccole e medie imprese”. Secondo l’inquilino di Palazzo Chigi, “non vi è alcun dubbio che tutti i settori di attività dell’intelligence esigano competenze e abilità non comuni, basti pensare a quanto sia arduo scandagliare e analizzare l’instabilità geopolitica o le nuove fattezze multiformi del terrorismo internazionale oppure i risvolti, anch’essi variegati, della tecnofinanza. Ma detto questo, il cyberspazio è un ambiente davvero particolare, perché da un lato offre opportunità incredibili e a guardarlo da una prospettiva intelligence ha ampliato enormemente il bacino di approvvigionamento informativo complicando parecchio quello che sarà il vostro lavoro; ma dall’altro è un ambiente dove si annidano minacce di varia natura e una dimensione nella quale i servizi segreti devono navigare per scovare le insidie e prevenirle”.

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